venerdì 19 aprile 2019
L’accusa dell’ex presidente Ama. «Dalla sindaca pressioni: devi cambiare il bilancio». Lei nega ogni addebito. Ma in un audio ammette: «La città è fuori controllo». Lega e Pd: ora si dimetta
Roma, nuova bufera su Raggi: «Pressioni per cambiare bilancio Ama (rifiuti)»
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Ancora una grana per l’amministrazione di Virginia Raggi. Al centro ancora i rifiuti della Capitale. A far scalpore - e a creare l’ennesimo dissidio non solo con le opposizioni, ma anche con l’alleato leghista - è l’ex presidente e ad della municipalizzata Ama, Lorenzo Bagnacani, che in un esposto denuncia di essere stato spinto dalla sindaca a portare in rosso i conti dell’azienda. «Non devi valutare. Se il socio ti chiede di fare una modifica la devi fare: tu lo devi cambiare comunque (il bilancio, ndr) anche se ti dicono che la luna è piatta», le parole incriminate.

Alle quali se ne aggiungono altre in cui gli oppositori leggono la certificazione del fallimento dell’azione amministrativa. La città, ammette infatti la sindaca pentastellata – lamentandosi con Bagnacani perché non le darebbe aiuto – «è praticamente fuori controllo». Se i cittadini «si affacciano e vedono la merda in città» (anche se non dappertutto, precisa) come si fa poi - argomenta la sindaca con il suo interlocutore – ad aumentare la Tari? Significherebbe scatenare rivolte tipo gilet gialli.

EDITORIALE Il degrado di Roma e del derby di governo di Danilo Paolini

Parole che anche il leader leghista e alleato del M5s a livello di governo, Matteo Salvini, prende come spunto per l’ennesimo attacco: Raggi, dice, «non è più adeguata a fare il sindaco». E rafforza il concetto: «Se un sindaco dice 'ho la città fuori controllo' allora cambia mestiere». Uscite le conversazioni, anticipate ieri dal sito dell’Espresso, Raggi si difende: «Continuano a gettare fango su di me, ma ho le spalle grosse», dice. Poi cerca di minimizzare la portata delle affermazioni sul degrado cittadino non negandone la sostanza, ma sostenendo che si tratta di «audio rubati» in cui lei dice «quello che direbbe qualsiasi altro cittadino di Roma».

Infine nega di aver fatto pressioni (anzi, dice di averne subite) e ricorda le vicende del Pd in Umbria e del leghista Siri. «Ma parlano di me», si sfoga. Le registrazioni corredano il documento consegnato da Bagnacani (licenziato da Raggi a febbraio) alla procura a fine marzo. Ci sono le registrazioni di conversazioni tra il manager dei rifiuti e la sindaca e con altri dirigenti comunali, oltre a messaggi privati con la prima cittadina. Sui conti di Ama è aperta un’indagine, per la quale Raggi non risulta indagata, mentre lo sono finiti alcuni esponenti di spicco del Campidoglio: dal direttore generale Franco Giampaoletti all’ex ragioniere Luigi Botteghi fino al responsabile del controllo delle partecipate, Giuseppe Labarile.

Oggetto del contendere sono i 18 milioni di crediti per i servizi cimiteriali sui quali, scrive l’Espresso riportando le accuse di Bagnacani, la sindaca «avrebbe esercitato pressioni indebite » sul manager e sul Cda, «finalizzate a determinare la chiusura del bilancio dell’Ama in passivo», mediante lo storno di tali crediti. Senza l’ossigeno di quei crediti «certi ed esigibili » il bilancio – prosegue la ricostruzione del manager – in utile per mezzo milione di euro sarebbe finito per sprofondare. Parte il contrattacco del M5s.

Anche se i vertici, Di Maio in testa, a sera ancora non si erano pronunciati. Per l’assessore capitolino al Bilancio Gianni Lemmetti, Bagnacani «si qualifica da sé. L’integrità di una persona si vede dal fatto che va in giro con il registratore. Noi non siamo abituati così». Mentre il Campidoglio nega pressioni e parla di semplice «applicazione delle norme»: il bilancio proposto da Bagnacani non poteva essere approvato dal socio Roma Capitale, data l’impossibilità d’inserire il credito incriminato nei conti. Non solo, il bilancio bocciato avrebbe previsto premi per Bagnacani e altri dirigenti. Dal punto di vista politico la Lega – che ha messo da settimane Raggi nel mirino – chiede le dimissioni della sindaca coi capigruppo di Camera e Senato e i ministri Erika Stefani (Affari regionali) e Gian Marco Centinaio (Politiche agricole). «Goffa ripicca » per il caso Siri, replica M5s. Il Pd interrompe la seduta dell’Assemblea capitolina agitando cartelli (« Dimettiti» e «Raggi a casa») e minacciando di proseguire l’occupazione finché la sindaca non riferirà in Aula. Il gruppo dem promette anche una denuncia alla procura. In serata, in tv, Raggi passa al contrattacco nei confronti della Lega: «Salvini chiede le mie dimissioni? Forse vuole coprire quel che è successo al suo sottosegretario Siri? Se mi dà la felpa da ministro dell’Interno per un giorno, vado a sgomberare CasaPound. È una delle prime cose che potrebbe fare».

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