martedì 28 febbraio 2017
il caso Fabo irrompe nel confronto sul fine vita. «Non all'uso strumentale di una storia drammatica»
L'aula di Montecitorio (Fotogramma)

L'aula di Montecitorio (Fotogramma)

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Il dibattito sull’onda dell’emozione per il caso della morte in Svizzera di Dj Fabo, investe anche la discussione in corso per la legge sul 'testamento biologico'. Ma si tratta di un’opera di mistificazione comunicativa, dal momento che il testo in avanzata fase di discussione in commissione Affari sociali della Camera si occupa delle Dat, le 'disposizioni anticipate di trattamento' (sarebbe meglio parlare di 'dichiarazioni'), rese - a differenza del caso di cui si parla - in precedenza, in stato di piena coscienza e da far valere in caso di incapacità di intendere e di volere o di stato vegetativo. Fioccano, rivelatrici, le affermazioni di chi vorrebbe riconosciuto per legge il diritto chi, come dj Fabo, chiede invece, in piena coscienza, di far ricorso all’eutanasia attiva. Marco Cappato, presidente dell’Associazione Luca Coscioni, che ha dato per primo l’annuncio della morte nella clinica svizzera, annuncia che oggi andrà ad autodenunciarsi per «aiuto al suicidio». Mentre Micaela Campana, responsabile Diritti del Pd spinge per ampliare il contenuto della legge in esame: «Questa vicenda ci aiuta a fare una riflessione ulteriore auspica -, proprio mentre in Parlamento si discute il disegno di legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento».

«Vergogna!», grida il neo-leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. Il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova chiede di costituire, sul fine vita, «un quadro giuridico in cui la libertà di tutti possa essere rispettata e adempiuta ». Ma, avverte Maurizio Lupi, capogruppo di Ap alla Camera, «non esiste un diritto alla morte e un obbligo dello Stato di procurarla, se richiesto».

Un invito a non fare uso strumentale dell’emozione viene da Mario Marazziti, presidente della Commissione in cui la legge sul fine vita è in discussione. «È una storia di dolore che merita silenzio e rispetto e non di essere utilizzata politicamente in alcun modo», dice l’esponente di Democrazia solidale. «Non si possono fare le leggi sulla base dei casi estremi». Il disegno di legge aspetta solo i pareri delle commissioni competenti prima di arrivare all’esame dell’Aula. «In particolare le commissioni Giustizia e Affari Costituzionali ci hanno chiesto tempo fino al 2 marzo. Quindi dal 3 daremo il mandato al relatore». Ma - ricorda Marazziti - anche se la legge fosse già approvata, il caso limite di Dj Fabo non avrebbe trovato soluzione perché si tratta di suicidio assistito, che non può esser disciplinato dalla sanità pubblica italiana». Tuttavia, il testo così com’è, attraverso il sistema delle Dat, crea non pochi interrogativi sul rischio di introdurre l’eutanasia passiva. Domani dovrebbe esserci una nuova riunione dei capigruppo per definire l’ordine dei lavori. Marazziti, che si è già impegnato per allungare i tempi di discussione, assicura che ci sono ancora margini di mediazione.

Gian Luigi Gigli, deputato di Demos e presidente del Movimento per la Vita, parla di «opera di sciacallaggio» da parte dell’associazione Luca Coscioni, ricordando che la legge in discussione «avrebbe consentito a Dj Fabo di morire di stenti, per mancata alimentazione e idratazione, ma non per suicidio assistito farmacologico ». Tuttavia, prosegue Gigli, «si vuole sfruttare questa legge come grimaldello per arrivare all’obiettivo di sempre: l’eutanasia attiva».

La vicenda di Fabo, sostiene Paola Binetti dell’Udc, «riempie tutti noi di dolore e tristezza, ma nel ddl in discussione siamo tutti concordi nel dire no all’eutanasia. Si discute solo se esplicitarlo o meno. Ma quel che appare dal modo in cui è stata data la notizia dimostra quanto sia necessario che nella legge sia scritto chiaramente 'no' all’eutanasia».

«Se la risposta al dolore umano diventa il suicidio assistito ogni forma di disperazione potrà essere risolta con l’eutanasia», interviene Eugenia Roccella di Idea.

«Lo Stato poteva fare di più - auspica Raffaele Calabrò di Ap - ma non certo assisterlo al suicidio». Mentre Alessandro Pagano della Lega vede il «solito omicidio a orologeria ». Ma se Luca Zaia parla per Fabo di «avvilente espatrio», il leader Matteo Salvini ne fa anche un problema economico: «Molte famiglie - sostiene - arrivano a scegliere l’eutanasia perché non ce la fanno a far fronte di tasca propria». Per Forza Italia parla il capogruppo Renato Brunetta: «Serve una legge - dice - ma no a forzature». «La discussione riprenda - gli fa eco dal Senato Maurizio Gasparri - ma no al suicidio di Stato».

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