Quel campo era già stato sgomberato. Le famiglie? Invisibili alle reti sociali
di Redazione
L'insediamento di via Selvanesco è stato interessato più volte da operazioni di messa in sicurezza, ma i nuclei familiari sono poi tornati. Il parroco e S.Egidio: non è facile, ma intervenire si p

Il dramma di Cecilia De Astis, la donna di 71 anni investita e uccisa lunedì a Milano nel quartiere Gratosoglio, ha riaperto una ferita nella Milano d’agosto. Quattro minori rom sono stati fermati. Sono giovanissimi, di età compresa tra gli 11 e i 13 anni, e per questo non sono imputabili. Di colpo, il tema del superamento degli insediamenti abusivi nel capoluogo lombardo, e più in generale nelle metropoli italiane, è tornato d’attualità, tra polemiche politiche sull’asse Milano-Roma in nome della sicurezza da garantire ai cittadini e la necessità di interventi socio-educativi in grado di affrontare l’emergenza dei minori fuori controllo.
La tragedia e le indagini
Hanno frugato nelle valigie lasciate nell’auto, a sua volta lasciata aperta in strada, al Gratosoglio, dai quattro giovani turisti francesi, di Strasburgo. Dentro le valigie c’erano le chiavi della macchina. E così si sono portati via tutto: bagagli e Citroen. È iniziata così, con un doppio furto, domenica sera, ed è finita in tragedia, 16 ore dopo, lunedì a mezzogiorno e a un chilometro di distanza. Cecilia De Astis, vedova di 71 anni, originaria di Ruvo, in provincia di Bari, è uscita in via Saponaro ed è stata investita e uccisa dall’auto impazzita dei ragazzini rom. Alla guida un 13enne, a bordo una bambina di 11 anni, il fratello di 12 e un altro 11enne, tutti nati in Italia da famiglie di origine bosniaca. L’auto ha sbandato ad alta velocità, finendo sull’area verde lungo la banchina del tram e ha centrato la donna che camminava sul marciapiede, diretta alla fermata, per tornare a casa. I quattro sono scappati abbandonando l’auto. Gli agenti del Nucleo Radiomobile della polizia locale, diretta dal comandante Gianluca Mirabelli, li hanno rintracciati nel vicino campo rom di via Selvanesco: mezza dozzina di roulottes in uno spiazzo sterrato sul ciglio della strada circondate da rifiuti e campi di mais, nel parco Agricolo (una delle poche zone di Milano rimaste tali), a sud della città. I ragazzini erano nei campi, tra le sterpaglie. Il terreno sarebbe di proprietà di una delle stesse famiglie rom (e dato in uso a tutti), ma l’insediamento è abusivo. Le tre famiglie dei quattro ragazzini non sono imparentate tra loro. I poliziotti sono adesso impegnati a ricostruire con certezza eventuali legami familiari, fondamentali per attribuire le relative responsabilità, dato che si tratta di minori non imputabili (con meno di 14 anni), che ora potrebbero essere affidati alle comunità. Sembra che i ragazzi non andassero a scuola. Gli agenti, che hanno effettuato le perquisizioni nel campo rom, li hanno rintracciati risalendo al centro commerciale in cui avevano acquistato le magliette dei Pokemon, mentre l'impianto di videosorveglianza del negozio ha restituito immagini più dettagliate.
Le reazioni del quartiere
Oltre al piccolo accampamento di via Selvanesco, ad alcuni chilometri di distanza, sempre nella stessa zona c’è il campo rom di via Chiesa Rossa. «Da diversi mesi ne arrivano di nuovi. Tutti piccoli minorenni presumibilmente di origini rom. Ma fino a ieri si sono sempre macchiati di furti e danni di piccolo cabotaggio» dice don Paolo Steffano, che è responsabile delle parrocchie del quartiere milanese Gratosoglio. «Questi ragazzi guidano già tutti a 12-13 anni. Lo sanno fare. Tempo fa chiesi di spostare una Mercedes da un passo carraio. È venuto fuori un ragazzino a torso nudo, sarà stato al massimo un tredicenne, e l’ha spostata».
Antonella Musella, a capo del gruppo “Social Street quartiere Gratosoglio”, ricorda Cecilia De Astis come una delle persone più attive nell’ambito delle varie iniziative «soprattutto ricreative, per conciliare le attività tra gli abitanti, e nei rapporti con le istituzioni per la rimozione dei rifiuti che ci sommergono il quartiere e arrivano a bloccare strade intere, quasi sempre provenienti dai campi abusivi tutti attorno all’accampamento di Chiesa Rossa». Per Stefano Pasta, uno dei responsabili del servizio rom della Comunità di Sant’Egidio da sempre attiva nei campi, «siamo in presenza di un’area che è stata plurisgomberata in questi anni. Ogni volta sono arrivate famiglie diverse, recentemente in particolare di origine slava. Sono famiglie che non conosciamo. Nelle roulotte e nelle baracche ci sono anche italiani». Quanto accaduto lunedì, secondo Sant’Egidio, «oltre al dolore per la vittima e alla condanna per quanto accaduto, ci dice anche che non bisogna aspettare una tragedia simile per intervenire». Il riferimento è alla presa in carico di famiglie come queste, «effettivamente al di fuori delle reti sociali» spiega Pasta e al problema della dispersione scolastica, « su cui si può intervenire. A fatica, ma si può fare qualcosa aiutando i genitori a dare importanza alla scuola innanzitutto».
Il botta e risposta politico
Immancabile è partita subito la querelle politica tra leader nazionali e locali. Per il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. «Campo rom da sgomberare subito, e poi radere al suolo» ha scritto sui social. Anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, è intervenuto parlando di «una tragedia che non può rimanere impunita». A stretto giro di posta, è arrivata la replica del sindaco di Milano, Giuseppe Sala. «Sulla morte di una persona in circostanze così terribili, trovo vergognoso speculare». Palazzo Marino ha poi fotografato la situazione odierna. «Il Comune di Milano ha iniziato da anni e persegue tuttora una politica di superamento dei campi rom: le giunte di centrosinistra ne hanno chiusi 24 - 4 autorizzati e 20 irregolari - in 12 anni, dal 2013 al 2024. Le giunte di centrodestra, che adesso gridano, quando sono state al governo della città solo 1». Per quanto riguarda, invece, la presenza di insediamenti rom e il loro superamento, il tavolo di coordinamento con le Forze dell’ordine è in Prefettura, organo periferico del Ministero degli Interni. A Salvini, a livello nazionale, ha risposto anche il leader di Azione, Carlo Calenda. «Io sono favorevole allo sgombero di tutti i campi rom» ha detto Calenda rivolgendosi direttamente al ministro. «Non ho capito però perché lo chiedi al sindaco e non al ministro degli Interni». Per parte governativa, a reagire è stato il ministro della Scuola, Giuseppe Valditara. «Vergognoso è non fare nulla» ha spiegato, proponendosi di ripartire dalle sanzioni a carico dei genitori, che non mandano i figli a scuola, previste nel decreto Caivano e che a suo dire hanno dato «eccellenti risultati».
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