sabato 22 ottobre 2016
​Solo venerdì 3.300 profughi soccorsi e almeno 25 morti. Comportamento incomprensibile della Guardia costiera libica, che aveva già attaccato una nave di Medici senza frontiere.
Profughi, attacco in mare dei libici
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Almeno 25 morti e 3.300 migranti soccorsi. È il bilancio a fine giornata di venerdì dell’ennesimo lavoro di ricerca e soccorso nel canale di Sicilia. A rendere più drammatica la giornata c’è anche la denuncia di Sea Watch. Secondo la ong tedesca, fra i venticinque cadaveri recuperati ci sarebbero anche diversi migranti uccisi a bastonate da un assalto a un gommone da parte di un’imbarcazione della Guardia costiera libica. I militari libici, accusa Sea Watch, avrebbero abbordato il gommone, in avaria e stracarico di persone (almeno 150 a bordo) e aggredito i migranti a bastonate. «Il violento intervento della Guardia Costiera libica ha provocato una situazione di panico a bordo del gommone che già si trovava in condizioni di emergenza. Uno dei tubolari del gommone è collassato, provocando la caduta in acqua della maggior parte dei 150 migranti a bordo» racconta la ong tedesca. Un portavoce della marina libica a Tripoli ha dichiarato all’agenzia Reuters di non avere notizie dell’incidente. «Questa azione della Guardia Costiera libica ha provocato la morte di molti rifugiati – si legge nel comunicato diffuso dall’associazione –. Non sappiamo perché abbiano agito in questo modo. Sea Watch chiede una spiegazione dettagliata e immediata rispetto a questa gravissima violazione dei diritti umani». Un chiarimento tanto più necessario se si pensa che la prossima settimana prenderanno il via le operazioni di addestramento in mare della guardia costiera libica messo a punto nell’ambito dell’Operazione Sophia. "Pensiamo sia molto importante capire con chi stiamo collaborando", ha commentato il portavoce di Sea Watch, Ruben Neugebauer. Un episodio preoccupante, che fa crescere l’allerta nel Mediterraneo in vista del passaggio di consegne, previsto a breve, tra le navi di Frontex e quelle l’European Border and Coast Guard (la nuova Guardia Costiera europea) il cuo mandato però non è del tutto chiarito. Episodi simili a quello denunciato ieri si erano già verificati in passato. Il più noto era avvenuto lo scorso 17 agosto, quando una delle navi di Medici senza frontiere (la Bourbon Argos) era stata attaccata mentre svolgeva attività di ricerca e soccorso a 24 miglia di distanza dalle coste libiche. «Uomini armati – aveva spiegato Msf – a bordo di un motoscafo hanno sparato da una distanza di 400-500 metri verso la Bourbon Argos e poi sono saliti a bordo ». Solo nei giorni successivi - e dietro insistenti pressioni dei media e delle Ong la marina libica aveva ammesso di aver aperto il fuoco contro la Bourbon Argos parlando però di "colpi di avvertimento" e negando di aver abbordato la nave.  Intanto, oltre ai cadaveri recuperati, sono complessivamente 3.300 i migranti soccorsi ieri nel canale di Sicilia nel corso di 24 distinte operazioni di intervento coordinate dalla centrale operativa della Guardia costiera. Le persone si trovavano a bordo di 20 gommoni, 1 barcone e 3 piccole imbarcazioni. Alle operazioni hanno partecipato navi della guardia costiera, della marina militare e di diverse ong fra cui, anche Sos Mediterranee e la tedesca Sea Watch.
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