lunedì 5 novembre 2018
Davide Pettenella, docente di Scienze forestali all'università di Padova: "Con diradamenti e variazione di specie i danni del dissesto potevano essere limitati"
Alberi abbatuti dal maltempo ad Alleghe, in provincia di Belluno

Alberi abbatuti dal maltempo ad Alleghe, in provincia di Belluno

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«L’unico aspetto positivo di questo tragico avvenimento? Le dimensioni e l’allarme scatenati sono tali che il problema di gestione delle nostre foreste è giunto all’attenzione di tutti». Ne è convinto Davide Pettenella, docente di Scienze forestali all’università di Padova.
Che significa gestire al meglio?
Investire risorse per curare di più i boschi attraverso diradamenti e variazioni di specie e di età degli alberi. Costruzione di strade forestali per fruire del bosco, anche a livello ludico-turistico. Ogni anno sono molti di più gli alberi che crescono rispetto a quelli che tagliamo: l’Italia è una potenza forestale ma le nostre foreste sono sconosciute e inutilizzate. Il Veneto, che fino a 20 anni fa era ritenuta una regione modello, oggi non ha neppure un Servizio forestale, le competenze sono frazionate e il personale ridotto. Dal 2012 non un euro è stato stanziato per i piani di gestione.
Sarebbe bastata più cura per evitare i disastri nel Bellunese e nel Vicentino?
Quando il vento soffia con una forza tale da spezzare il tronco di un faggio, nulla può evitare che fatti come questo accadano. Certo, la gestione avrebbe limitato i danni. Non a caso gli schianti hanno riguardato quasi solo l’abete rosso. Occorre mettere in campo interventi post-evento con lo scopo di liberare in fretta il territorio dai tronchi caduti, anche per valorizzare economicamente il legname. Il problema riguarda soprattutto il patrimonio pubblico sottoposto al regolamento degli appalti.

Ci sono precedenti europei?
Le prime stime dicono che in Veneto abbiamo 2 milioni di metri cubi di alberature schiantate. Ma solo a giugno, tra Austria e Slovenia, abbiamo avuto fenomeni da 50 milioni. Dal 1989 a oggi, in Svezia e Alsazia uragani hanno abbattuto 100-120 milioni di metri cubi di foreste. Era solo un caso che in Italia non fosse ancora accaduto. Contro i cambiamenti climatici, vanno aumentate le conifere e reintrodotte le latifoglie.

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