
undefined - Agenzia Romano Siciliani
Un anno dopo la Settimana sociale di Trieste dedicata alla democrazia non è un evento da ricordare, ma un cammino che continua. Continua in un percorso avviato prima, con il cammino Sinodale, nella prospettiva di un evento già alle viste, l’avvio del Giubileo della Speranza, ma anche facendo i conti poi con eventi del tutto imprevisti quale è la fine improvvisa di un Pontefice che a Trieste aveva indicato la strada da seguire: «Se il processo sinodale ci ha allenati al discernimento comunitario, l’orizzonte del Giubileo ci veda attivi, pellegrini di speranza, per l’Italia di domani. Da discepoli del Risorto, non smettiamo mai di alimentare la fiducia», disse il papa Francesco a Trieste. «Tante volte pensiamo che il lavoro politico è prendere spazi: no! È scommettere sul tempo, avviare processi, non prendere luoghi». Parole che, nel nesso fra democrazia, amicizia fra i popoli e pace indicato dal predecessore hanno trovato in papa Leone XIV immediato riscontro quando ha chiesto, per prima cosa, di restare uniti «tenendosi per mano», rivolgendosi ai fedeli con un famoso «La pace sia con tutti voi!».
Il Papa che viene da lontano, un po’ America del Sud e un po’ America del Nord, con il nome scelto indica con grande evidenza il solco su cui lavorare: l’umanissima e lungimirante dottrina sociale della Chiesa che prende le mosse dalla Rerum Novarum di Leone XIII. Si tratta ora, come ha sottolineato al Consiglio permanente della Cei il presidente del comitato scientifico organizzatore delle Settimane sociali, l’arcivescovo di Catania Luigi Renna, di «continuare ad animare il senso di partecipazione alla vita del Paese con uno stile di dialogo e discernimento comunitario fatto di proposte, sull’esempio di quanto sperimentato nelle Piazze della Democrazia, nei Tavoli delle Buone Pratiche, nei Patti di collaborazione fra cittadini e pubbliche amministrazioni». Trieste, nel suo interagire con la città anche con stand e incontri informali, è diventato un modello replicabile (e replicato) sul territorio.
«Il Comitato offre una serie di strumenti per aiutare ogni diocesi a proseguire localmente i processi sperimentati a Trieste. Si possono promuovere percorsi di formazione alla partecipazione alla vita democratica, tenendo presente la Dottrina sociale della Chiesa e imparando l’arte del discernimento comunitario. Il Comitato offre anche una scheda per accompagnare il cammino dei più giovani», ricorda Renna. C’è poi una attenzione particolare ad accompagnare chi sceglie l’impegno sociale e politico, «promuovendo incontri di condivisione e discernimento su diverse questioni sociali fra amministratori di ispirazione cristiana».
Sono tanti i frutti, diretti o indiretti di questo lavoro già in atto. Uno di questi è la “Rete di Trieste”, che mette in collegamento diverse decine di amministratori locali animati dalla stessa propensione per il bene comune pur in una diversità di opzioni politiche. Sta prendendo forma poi, proprio in questi giorni, anche il progetto, in chiave italiana ma aperto al contributo delle comunità ecclesiali degli altri Paesi dell’Unione, per promuovere una “Nuova Camaldoli europea”.
«È stato un momento particolarmente vivo, anche in confronto alle precedenti esperienze», sostiene Giovanni Grandi, docente di Filosofia morale a Trieste e componente del Comitato delle settimane sociali. «C’è in noi la consapevolezza di non essere più, come cristiani, presenza dominante, ma si pone per noi un’esigenza di incisività, una sfida che richiede coraggio, impegno e capacità di elaborare proposte convincenti. Si sta lavorando molto sulla pastorale del lavoro, un cammino lungo che richiede la capacità di saper parlare soprattutto ai giovani, ma è molto interessante la prospettiva indicata dal nuovo Papa, non meno del precedente, della strada della dottrina sociale».
Un clima nuovo a Trieste, «di stima e collaborazione, ciascuno con il proprio carisma e identità» lo ha registrato anche Cesare Pozzoli, vicepresidente della Fraternità di Comunione e Liberazione. «In questo cammino ci interroga soprattutto il tema sempre più drammatico e urgente della pace che ha segnato il passaggio finale e quello iniziale dei due Pontificati». Un cammino nel quale si sono inseriti due eventi cruciali del nuovo nuovo Pontificato: «Abbiamo vissuto con grande partecipazione e gratitudine l’incontro giubilare con i movimenti e le associazioni nel corso del quale il Papa ci ha indicato la strada dell’unità per la testimonianza della presenza di Cristo, oggi. Ma ci è stato di grande aiuto e conforto anche il successivo invito, nell’incontrare l’episcopato e la Chiesa italiana, a non far mancare il nostro sostegno a chi porta questa testimonianza fin dentro l’impegno sociale e politico per l’edificazione del bene comune».