mercoledì 7 novembre 2018
Il segretario di Stato vaticano sul ritrovamento dei resti, che appartengono a due persone diverse
Agenti al lavoro nella Nunziatura (Ansa)

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“Da parte della Santa Sede non è stato fatto alcun collegamento con Emanuela Orlandi”. Secondo quanto scrive l'agenzia Sir, lo ha detto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, a proposito della vicenda del ritrovamento delle ossa nella sede della Nunziatura Apostolica in Italia, a Roma in Via Po.

“Non so chi ha messo in relazione questa vicenda con il caso Orlandi”, ha dichiarato il cardinale rispondendo ad una domanda dei giornalisti, a margine del convegno dell’associazione Carità politica, a Palazzo San Calisto: “Da parte della Santa Sede – ha assicurato – non è stato fatto alcun collegamento con il caso di Emanuela Orlandi”.

Interpellato sul motivo per cui la Segreteria di Stato, in occasione del ritrovamento delle ossa, abbia immediatamente avvertito la Procura di Roma, Parolin ha spiegato: “Per ragioni semplicemente di trasparenza, perché non ci siano recriminazioni sul fatto che la Santa Sede abbia tenuto nascosto qualcosa. Le cose si fanno con la maggior apertura e la maggior trasparenza. Sono stati trovati dei resti, si è voluto sapere esattamente cosa si stesse facendo, di chi fossero, e quindi è stato chiesto aiuto all’Italia”.

Quanto alla presenza di eventuali dossier sul caso Orlandi, il porporato ha risposto che “si è sempre fatto di tutto per accertare la verità”. In merito, inoltre, a presunte “trattative”, Parolin ha risposto: “Non posso dire molto, sono arrivato che il caso era già stato archiviato. Da parte nostra, c’è la disponibilità ad aiutare a risolvere questo caso”.

“Mi dà tanto dolore per la famiglia, soprattutto per la mamma”, il coinvolgimento personale del segretario di Stato vaticano per la vicenda della quindicenne scomparsa nel 1983: “Capisco cosa significhi non sapere cosa è successo alla figlia, se sia viva o morta, e se è morta dove è stata sepolta”. Quanto alle evoluzioni future dei ritrovamenti in Via Po, Parolin ha dichiarato: “Aspettiamo gli accertamenti, prima di fare qualsiasi dichiarazione. Bisogna sapere di cosa si tratta: se sono ossa di 200 anni fa è una cosa, se sono ossa di qualche anno fa è un’altra”.

Le ossa sepolte sotto il pavimento di una dependance della Nunziatura appartengono a due persone diverse. La conferma di quanto già emerso nei giorni scorsi, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, è arrivata al termine degli esami medico-legali svolti sui resti nei laboratori della Polizia Scientifica e conclusi oggi.

Analizzando i frammenti, una settantina circa tra cui parti di un bacino e di una vertebra, gli esperti avrebbero accertato infatti che alcuni presentano un 'invecchiamento' maggiore di altri. Inoltre sarebbero state ritrovate più ossa dello stesso tipo, cioè appartenenti alla stessa 'regione' del corpo. L'esame esterno non ha invece consentito di stabilire il sesso dei corpi cui appartengono quei resti.

Conclusi gli esami medico-legali, inizieranno domani quelli per estrarre il Dna, attraverso una procedura che prevede il taglio e la successiva polverizzazione delle ossa. Una volta ottenuto il codice genetico si provvederà alla comparazione. Infine, in procura sarebbe stato sentito, a quanto si apprende, l'ultimo custode che ha abitato la dependance.

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