martedì 26 maggio 2020
Con 13 voti a 7 la Giunta per le immunità del Senato ha respinto la richiesta del tribunale dei ministri di Palermo
Negata l'autorizzazione a procedere contro Salvini
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Il colpo di scena ha un luogo e un’ora. Palazzo Madama, sala Koch, dieci di mattina. La giunta per le Immunità si è appena riunita. All’improvviso gli occhi di tutti si fermano sulle mani alzate dei tre senatori di Italia Viva che annunciano che non parteciperanno al voto sull’Open Arms. Il verdetto che segue è in sei parole: Matteo Salvini non deve essere processato.

Finisce così tredici a sette a favore della relazione di Maurizio Gasparri. Con la Giunta che dice no all’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno accusato di sequestro plurimo di persona.

Ora la partita si sposta in Aula, dove a questo punto l’esito non è più scontato. Perché i 17 senatori di Matteo Renzi saranno l’ago della bilancia: per negare l’autorizzazione a procedere non basta un voto in più della metà dei presenti, ma serve la maggioranza assoluta, cioè 161 voti.

C’è la cronaca parlamentare che si arricchisce delle parole di Matteo Salvini: «La Giunta ha appena votato che ho fatto solo il mio dovere, nell’interesse del popolo italiano», dice su Facebook il capo della Lega.

E c’è la storia. Siamo nell’agosto dello scorso anno. La nave della Ong Open Arms è bloccata dall’allora ministro dell’Interno per 19 giorni al largo di Lampedusa. A bordo ci sono 161 migranti. Il Tribunale di Palermo chiede che Salvini venga giudicato: l’accusa è di sequestro di persona e abuso in atti d’ufficio.

Ora, dieci mesi dopo, la partita arriva in Parlamento e Salvini vince il primo round. A sorpresa Italia Viva di Matteo Renzi cambia posizione rispetto alle precedenti votazioni per i casi Diciotti e Gregoretti, astenendosi dal voto. Contrari al processo anche la pentastellata Riccardi e l’ex Cinque Stelle espulso dal Movimento, Mario Michele Giarrusso che chiarisce: «Non ho intenzione di passare alla Lega, ho votato con coerenza al voto della piattaforma Rousseau».

Sarà l’Aula a decidere e la partita (non è ancora stata calendarizzata una data ma entro un mese dovrà arrivare il pronunciamento definitivo) è ancora tutta da capire. Salvini negli ultimi giorni dato in costante calo nei sondaggi ritrova l’ottimismo e anche la Lega ritrova un certa compattezza. «Adesso la parola passa al Senato, vediamo se Pd e 5 stelle insisteranno per il processo. Io non cambio idea e non mollo, mai», commenta il Matteo del Carroccio quasi lanciando una nuova sfida. E in effetti, quasi parallelamente, prepara il contrattacco pensando di chiudere la manifestazione di massa del 4 luglio a Roma al Circo Massimo.

Sull’altro campo è Matteo Renzi il protagonista. L’ex premier riflette e non si sbilancia. Ma capisce che il vero obiettivo è evitare che un processo trasformi Salvini in martire.

Le reazioni si accavallano. Orban è con Salvini: «La tua lotta è una bella lotta», dice il premier ungherese in un messaggio che Salvini rende noto con soddisfazione.

Open Arms, invece, non nasconde una certa preoccupazione: «Un segnale che non ci aspettavamo, una battuta di arresto verso l’accertamento della verità e verso l’affermazione di un principio inderogabile, alla base della nostra Costituzione e di qualunque Convenzione internazionale, che stabilisce l’inviolabiltà della vita e della dignità delle persone».

Anche il parroco di Lampedusa batte un colpo: «Salvini? Oltre cento esseri umani privati della loro libertà...».

A sera restano le parole di Gasparri (Fi), il presidente della Giunta: «... Ho spiegato come l’allora ministro Salvini abbia agito in un’azione di governo, confortato anche dal fatto che il presidente del Consiglio gli scrisse una lettera dicendo di far sbarcare i minori cosa che Salvini, pur non condividendo, ottemperò, dimostrando così che c’era un’azione che coinvolgeva il governo nella sua complessità».




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