giovedì 22 novembre 2018
L'Alto commissariato per i diritti umani punta il dito contro l'Italia dopo l'ultimo "caso Aquarius" e le accuse a Medici senza frontiere
Un momento delle presunte irregolarità nello smaltimento dei rifiuti della nave Aquarius

Un momento delle presunte irregolarità nello smaltimento dei rifiuti della nave Aquarius

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L'Alto commissariato Onu per i diritti umani esprime "preoccupazione" per la "continua campagna diffamatoria" in Italia contro le Ong impegnate nelle operazioni di soccorso nel Mediterraneo, così come "la criminalizzazione del lavoro di chi difende i diritti dei migranti". Parole dure e senza veli. L'Onu punta il dito contro l'Italia. "Il governo italiano - scrive un gruppo di esperti Onu -, tra gli altri, ha reso praticamente impossibile per le navi delle Ong continuare a soccorrere i migranti: ciò ha portato a maggiori annegamenti e scomparse. Salvare le vite non è un crimine, proteggere la dignità umana non è un crimine".

Perplessità e preoccupazione peraltro già manifestate anche da diverse associazioni italiane. La vicenda della Aquarius e l’accusa alla Ong Medici senza frontiere di aver smaltito illecitamente, come fossero cioè «stracci» gli abiti «infetti e pericolosi» utilizzati dai migranti soccorsi scuote il mondo di chi da anni lavora fianco a a fianco ai migranti e agli ultimi. «Sono un po’ perplesso – ammette padre Camillo Ripamonti del Centro Astalli per i rifugiati – Msf gestisce queste situazioni in tutte le parti del mondo. Siamo fiduciosi che la magistratura possa arrivare ad un nulla di fatto». Intanto però c’è preoccupazione, aggiunge Ripamonti, perché questo comporterà che la nave non potrà fare più salvataggi in mare. Soprattutto adesso che non c’è più nessuno e non sappiamo cosa succede. Non ci sono più le Ong che facevano soccorso e controllavano cioò che succedeva».

Secondo il gesuita, con la nuova accusa, «si torna indietro nel tempo, come decine di anni fa quando si accusavano i migranti come portatori di malattie». «È una storia già vista e verificata – aggiunge – Ripeto, sembra proprio strano che professionisti veri del trattamento di casi sanitari come i medici della Ong si mettano in questa situazione. Non c’è margine per dire che questo materiale non fa altro che alimentare la paura e farci ritornare indietro a a trent’anni fa quando si accusavano i migranti di portare le malattie».

Pax Christi chiede invece «di vigilare e di non tacere» su queste «campagne diffamatorie». «Dietro al sequestro della Nave Aquarius – aggiunge – non ravvisiamo solo l’ennesima vergogna per un "reato di umanità" che colpisce appassionati e competenti operatori umanitari, ma il segno di un deterioramento del senso stesso di umanità che ritenevamo comune a tutti e principio del nostro ordinamento costituzionale».

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Anche l’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni si augura che le indagini della procura di Catania «chiariscano quello che c’è da chiarire (se c’è qualcosa da chiarire)». «Aquarius è comunque una Ong che ha salvato tantissime vite e questo è un aspetto che continuiamo a sostenere così come già fatto in passato – aggiunge Flavio Di Giacomo, portavoce Oim – Occorrerebbe quindi sempre evitare di criminalizzare preventivamente chi si impegna a salvare vite umane». Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean hope (Mh) – programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) -, non nasconde che «il sequestro della nave Aquarius di Medici senza frontiere sembra mosso da orientamenti politici e da astio persecutorio nei confronti delle Ong».

È sorpreso e certo che la responsabilità, «se c’è, è limitata a livello individuale», anche Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa Italiana e della Federazione Internazionale della Croce Rossa. «Conosco la serietà a livello globale di Medici senza frontiere – spiega – e rimango veramente sorpreso. Sono sicuro che hanno rispettato le regole, semmai, se ci sono, sono responsabilità individuali».

«Rifiutiamo categoricamente queste accuse e siamo pronti a chiarire i fatti e a rispondere delle procedure che abbiamo seguito e riaffermiamo con forza la legittimità e la legalità della nostra azione umanitaria» conferma Annalaura Anselmi, direttrice raccolta fondi di Medici senza frontiere, il giorno dopo le accuse e il sequestro della nave. «Ovviamente – aggiunge – diamo piena disponibilità a collaborare con le autorità italiane e ci auguriamo che si faccia chiarezza il prima possibile su questa ennesima, assurda accusa».

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