lunedì 27 luglio 2020
«Vanno esplorate strade normative diverse da quelle dell’inserimento di nuovi reati, specie se implicano valutazioni diretta o indiretta di tipo etico»
Montecitorio, la Camera dei deputati

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On.li deputati e senatori,

ci rivolgiamo a Voi da esperienze associative e personali di condivisone della sofferenza e del dolore. Per questo pensiamo di essere fra i più sensibili nel voler difendere e valorizzare la vita dei più deboli. E ci schieriamo, perciò, subito a favore di rimedi contro forme di violenza, anche a causa dell’orientamento sessuale, perché la persona è sempre “sacra” e segno di un Destino infinito.

Ma rigettiamo ogni strumentalizzazione che, invocando finalità all’apparenza giuste, persegua invece scopi diversi e inaccettabili, come accade con la “proposta di legge Zan e altri”. Pretendere il carcere per una non meglio precisata “istigazione alla discriminazione” per motivi fondati sull’omosessualità o, addirittura, sulla c.d. “identità di genere” non è un rimedio utile e svela obiettivi ben diversi.

1) Un rimedio inutile, anzi dannoso

Noi vediamo, condividiamo e combattiamo ogni giorno dolorose discriminazioni verso chi è nella fragilità: negate assunzioni o licenziamenti di donne incinte, ostracismo verso disabili e anziani, allontanamento di malati e invalidi da circuiti sociali e di lavoro, ingiustizie verso famiglie in difficoltà come contro bambini feriti nel corpo e nello spirito o esclusioni di poveri e immigrati. Come mai nessuno ha ancora chiesto -e men che meno lo vorremmo noi! - che simili atteggiamenti negativi verso queste fragilità divengano nuovi reati?

Perché è evidente che, se una “azione” umana oggettivamente violenta e pregiudizievole deve certamente venire combattuta anche con una norma penale (e il nostro relativo codice già abbonda di strumenti in tal senso), una “intenzione”, invece, non può mai essere imposta per legge.

L’attenzione umana verso i più deboli (come verso chiunque) o è libera o non è.

Non solo. Se semplici comportamenti negativi fossero tutti “reati”, si delegherebbe alla magistratura il potere più invasivo, quello, cioè, di giudicare le intenzioni e le coscienze. E le nostre associazioni diventerebbero vere e proprie fabbriche della delazione. Ma una società impostata su una diffusa reciproca denuncia sarebbe destinata a vedere aumentare esponenzialmente la diffidenza gli uni sugli altri e, paradossalmente, la distanza, il timore e l’odio verso i più deboli, percepiti come potenziali delatori.

2) Uno scopo diverso, ma inaccettabile per uno Stato liberale

Una legge è sempre esito di una matrice culturale. In effetti, la relazione alla “proposta di legge Zan” dichiara espressamente lo scopo antropologico, volendo affermare come “diritto inviolabile” (collegato all’art. 2 Costituzione) il diritto alla “identità di genere”, cioè a quella “percezione di sé come rispondente a un genere anche diverso da quello biologico”. La realtà non esisterebbe, perché esisterebbe solo la volontà dell’uomo, autoreferenziale misura di tutte le cose e che si erge contro tutto il reale. È una visione dell’uomo molto antica, come ricorda il mito del Capaneo dantesco (Inferno, XIV).

Ma vi è anche la possibilità di uno sguardo curioso, positivo e rispettoso verso la realtà, di cui la differenza fra i generi femminile e maschile è uno degli elementi più evidenti e significativi. È, questa, l’opzione antropologica che desidera vivere con intensità il reale, per lasciare che quella “ardente aspettativa” delle cose (Romani, 8) riecheggi all’unisono e riaccenda l’analoga tensione del cuore umano, che si riconosce limitato e cercatore di Altro da sé.

Fra queste diverse concezioni dell’uomo esiste solo una possibilità alternativa alla violenza: il dialogo e il confronto. Invece, la proposta di legge Zan pretende di imporre al Paese con il potere pubblico la prima opzione. E ciò addirittura spingendo sul crinale dell’emarginazione penale chi è affascinato da una concezione dell’uomo e della natura diversa da quella di Capaneo. Ci troviamo, così, di fronte a una pretesa etica proiettata sul popolo attraverso una voluta norma penale dello Stato, che, se approvata, cambierebbe la natura democratica dello stesso e condizionerebbe in modo inaccettabile la libertà di pensiero, di credo e di cultura di ogni cittadino. Si tratta di una pretesa inedita per la storia della nostra Repubblica a impianto liberale. Conosciuta, invece, da altri regimi nella storia.

3) La nostra richiesta: abbandonare il modello penale

Apprezziamo i tentativi di inserire, nell’ambito dei lavori in corso della Commissione Giustizia della Camera, alcune esimenti ai reati previsti all’art. 1 lettere A e C della “proposta Zan”, ma si tratta di scorciatoie che non fanno fare molta strada.

Precisare in legge che “sono consentite” (così si scrive) “la libera espressione di convincimenti od opinioni” o le “condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte” sposta solo il problema qualche metro più in là. Infatti, si rimanda sempre a un magistrato il decidere se un certo comportamento sarà “legittimo” o al contrario una “istigazione alla discriminazione” da punire con il carcere. Quindi, ogni associazione LGBT potrà mandare in Procura qualsiasi comportamento ritenuto incoerente con le proprie convinzioni e il tarlo della delazione diffusa devasterà la comunità italiana. Questo rischio diventerà concretissimo, poi, quando le “libere opinioni” non saranno espresse nel proprio privato perimetro (“tollerato” per via emendativa ...), ma in contesti pubblici: intervenire, ad esempio, in una assembla di classe per opporsi ai corsi gender o distribuire volantini contro il diritto alla genitorialità omosessuale saranno gesti probabilmente considerati “discriminatori” proprio perché “ex lege penale” rimarrebbe imposta una specifica e opposta opzione antropologica. Imposta a tal punto da scrivere, nell’emendamento ritenuto “migliorativo” che la libertà di espressione sarebbe al massimo “consentita”, cioè “concessa” dal potere politico.

Non può essere così, on.li parlamentari: il diritto di pensiero e di espressione culturali, anche pubblicamente manifestato, nella Repubblica italiana non può essere “consentito” da chi fa le leggi. È impresso direttamente nella natura dell’uomo, come riconosciuta dalla nostra Costituzione.

Per questo, per rispondere in modo adeguato - se mai ce ne fosse davvero bisogno in questo particolare momento storico - al problema teoricamente posto da chi paventa una crescita dell’ “omofobia” vanno esplorate strade normative diverse da quelle dell’inserimento di nuovi reati, specie se implicano valutazioni diretta o indiretta di tipo etico.

Vi chiediamo, perciò, in occasione della ripresa dei lavori parlamentari della Commissione Giustizia di Montecitorio sulla proposta di legge in oggetto, di non procedere in una trasformazione surrettizia dello Stato italiano, foriera solo di grandi insidie sociali. Per tutti

Roma, 27 luglio 2020

AGE Milano Provincia, Alleanza Cattolica, Ass. Amici di Lazzaro, Associazione Articolo 26, Ass. Cuore Azzurro, Ass. Cerchiamo il Tuo volto, Collatio.it, Ass. Convergenza Cristiana, Ass. Costruire Insieme, Ass. Difendere la vita con Maria, Ass. Donim Vitae, Ass. Esserci, Ass. Etica & Democrazia, Ass. FamigliaSI, Ass. Family Day- Difendiamo I Nostri Figli, Ass. Il Crocevia, Aippc – Ass. Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici, Ass. L’albero, Ass. Liberi e Forti, Associazioni Medici Cattolici Italiani, Ass. Nuova Generazione, Ass. naz. Pier Giorgio Frassati, Ass. Nonni 2.0, Ass. Non si tocca la famiglia, Ass. Politicainsieme, Ass. Progetto culturale, Ass. Proposte per Roma, Ass. Pro Vita & Famiglia, Ass. Radici, Ass. Rete Popolare, Ass. Risveglio, Ass. Steadfast Onlus, Ass. Umanitaria Padana, Ass. Vita Nuova - Rete Italia Insieme, Ass. Vivere Salendo, Associazione volontariato Opera Baldo, Avvocatura In Missione, Centro Italiano di Promozione e di Assistenza per la Famiglia, Centro internazionale Giovanni Paolo II e per il magistero sociale della Chiesa, Centro Studi Livatino, Circoli insieme, Comitato SALE per la dottrina sociale, Comunità Papa Giovanni XXIII, Confederazione internazionale del clero, CulturaCattolica.it, Forum Cultura Pace e Vita Ets, Forum delle Associazioni sociosanitarie, International Family News, Movimento Per: Politica, Etica, Responsabilità, Movimento per la Vita, Movimento Regina dell’amore, Osservatorio di bioetica di Siena, Osservatorio parlamentare “Vera lex?”, Presidenza Comitato scientifico UCID, Presidenza onoraria Società italiana di bioetica e comitati etici, Rete Liberi di educare, Scuola di Cultura Cattolica.

(info@polispropersona.com)

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