martedì 20 giugno 2017
Il pr 31enne nel 2016 aveva ucciso il giovane Luca Varani, dopo ore di torture, durante un festino a base di sesso e droga insieme all'amico Manuel Foffo, già condannato a 30 anni.
Luca Prato, il pr romano suicida in carcere a Velletri

Luca Prato, il pr romano suicida in carcere a Velletri

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La testa chiusa in un sacchetto di plastica con dentro una bomboletta di gas, quella che i detenuti utilizzano solitamente per cucinare in cella. È morto così Marco Prato, 31 anni, che domani sarebbe comparso in udienza davanti alla prima corte d'assise di Roma per il processo sulla morte di Luca Varani. Prato ha lasciato un biglietto per spiegare le ragioni del suo gesto: "Non ce la faccio più a reggere l'assedio mediatico che ruota attorno a questa vicenda. Io sono innocente".

Il pr, accusato insieme a Manuel Foffo già condannato con rito abbreviato a 30 anni, si è tolto la vita nel carcere di Velletri dove era detenuto. Un omicidio efferato, quello di Luca, avvenuto a Roma nella notte tra venerdì 4 e sabato 5 marzo del 2016. Il 23enne viene torturato e ucciso in un appartamento di via Igino Giordani, in zona Collatina, nel corso di un festino a base di sesso, alcol e droga.

Sul caso è stata avviata immediatamente un'indagine dalla Procura di Velletri, che procede per istigazione al suicidio. Il procedimento, coordinato dal procuratore Francesco Prete, è contro ignoti. Non è escluso che l'indagine andrà a verificare se lo stato di detenzione di Prato fosse compatibile con le sue condizioni psicofisiche. Domani verrà svolta l'autopsia mentre oggi al sopralluogo svolto dal pm di turno era presente anche la polizia scientifica.

Il Garante dei detenuti: «Gesto annunciato»

«Nessuna sorpresa per un suicidio per molti versi annunciato». È la nota durissima del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale sul suicidio in carcere di Marco Prato. «Già nello scorso anno il Garante nazionale era intervenuto per riportarlo a Regina Coeli, alla luce del fatto, a tutti noto e in particolare all'Amministrazione penitenziaria, che la cosiddetta “articolazione psichiatrica” dell'Istituto di Velletri - prosegue - è inesistente e che là una persona che già aveva nel passato tentato il suicidio avrebbe avuto minore assistenza di quella garantita nell'Istituto romano».

«Nei mesi scorsi - sottolinea - una sua legittima richiesta di poter essere trasferito a una sezione diversa al fine di svolgere attività è stata il pretesto per un suo nuovo invio da Regina Coeli a Velletri, avendo l'amministrazione penitenziaria ritenuto che questa richiesta fosse indicativa del fatto che “la permanenza in questo Istituto (Regina Coeli) è ormai un fattore a favore del soggetto che gli permette di adattarsi e crearsi un ambiente favorevole”».


«Volevamo uccidere qualcuno»

L'omicidio di Luca Varani resta tra i più efferati degli ultimi anni. L'allarme scatta il 5 marzo del 2016, quando il proprietario di casa, Manuel Foffo, racconta tutto al padre, che chiama il 112. Nell'abitazione della Collatina i carabinieri trovano il corpo senza vita di Luca Varani, intanto viene rintracciato anche Prato, accusato insieme a Foffo del delitto, che intanto si era rifugiato in un hotel tentando il suicidio. Dalle indagini tecniche del perito nominato dal gip, emerge che la vittima è stata stordita e uccisa con almeno 100 tra colpi di martello e coltellate. Foffo e Prato, come risulta dalle indagini, cercano di ripulire l'abitazione gettando gli abiti della vittima e il suo cellulare in un cassonetto, ma vengono arrestati poco dopo il delitto.

"Volevamo uccidere qualcuno, volevamo vedere l'effetto che fa" dirà Foffo ai carabinieri. Concludendo le indagini il pm Francesco Scavo ricostruisce tutta la vicenda ricordando che i due indagati dopo aver fatto entrambi ripetuto uso di sostanze alcoliche e stupefacenti la mattina del 4 marzo avevano girato in automobile "alla ricerca di un qualsiasi soggetto da uccidere o comunque da aggredire solo al fine di provocargli sofferenze fisiche e ucciderlo". Entrati nell'abitazione di via Igino Giordani Foffo e Prato contattano Varani invitandolo nell'abitazione dove si trovavano.


I due arrestati, intanto si accusano a vicenda, scaricando uno sull'altro le responsabilità principali del delitto. Marco Prato, durante un'interrogatorio, si proclama innocente: "Non ho ucciso Luca Varani - dichiara - Luca lo volevo salvare ma mi ha bloccato la veemenza di Foffo che io amo, sono succube della sua personalità. Il 21 dicembre scorso il pm chiede il rinvio a giudizio per entrambi con l'accusa di omicidio volontario premeditato e aggravato. I due ottengono però un giudizio separato. Foffo chiede e ottiene di poter essere giudicato con rito abbreviato mentre Prato sceglie quello ordinario. Il 6 febbraio scorso arriva la richiesta di condanna a 30 anni di reclusione per Foffo e il rinvio a giudizio per Prato. Il 21 febbraio scorso Foffo viene condannato a 30 anni. Per Prato, invece, l'inizio del processo viene fissato per il 10 aprile davanti alla I Corte d'Assise di Roma. L'udienza slitta al 21 giugno, quando, a causa di uno sciopero, viene nuovamente rimandata. Si sarebbe dovuta tenere domani.

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