
La delegazione dell'Istituto Toniolo e dell'Università Cattolica con il presidente Mattarella - Ufficio stampa Quirinale
Vogliono una scuola capace di valorizzare le specificità di ciascuno, un lavoro che li realizzi, sono interessati alla gestione del bene comune (soprattutto a livello locale) e vogliono trasmettere un modello educativo libero da stereotipi di genere. È la fotografia delle nuove generazioni che emerge dal Rapporto Giovani 2025 dell'Istituto Toniolo - realizzato in collaborazione con l'Università Cattolica e il sostegno di Fondazione Cariplo - da questi giorni nelle librerie, presentato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Alla delegazione presente al Quirinale - composta, tra gli altri, dalla rettrice della Cattolica, Elena Beccalli, dal vicepresidente del Toniolo, Giuseppe Fioroni, dal vicepresidente della Cei, monsignor Francesco Savino e dai curatori del Rapporto, Alessandro Rosina ed Elena Marta - il Capo dello Stato ha confermato come il tema delle nuove generazioni sia centrale per lo sviluppo del Paese. Da qui l'invito e l’incoraggiamento del Presidente all’Istituto Toniolo e all'Università Cattolica a perseverare nell'impegno a favore dei giovani.
«Nella consapevolezza che la speranza è connaturata in ogni aspetto del sapere e del nostro agire - ha sottolineato la rettrice Beccalli - il Rapporto pubblicato nell’anno giubilare indaga quattro aree tematiche di concreta rilevanza per le nuove generazioni: formazione, lavoro, partecipazione politica, relazioni sociali e benessere. Il lavoro alla base di questo rapporto è animato dalla convinzione che la speranza non è un sentimento, ma una virtù che, quando agisce, genera bene comune».
Dare un «senso» alla scuola
Non è scontato che i giovani vedano la scuola come opportunità e risorsa per la vita. Non è così, infatti, soprattutto per chi vive in condizione di svantaggio sociale. Così, se il 53,7% dei giovani che hanno terminato la scuola superiore ritiene che la scuola sia in grado di offrire opportunità di successo a tutti, indipendentemente dalla loro origine socioeconomica, questo assunto è condiviso soltanto dal 33,8% di chi ha abbandonato precocemente gli studi (Elet). «È inefficace aumentare gli strumenti di aiuto a chi è in difficoltà - si legge in una nota dell'Istituto Toniolo - se non si parte dal senso che le persone attribuiscono alla scuola. Rafforzando e sviluppando in positivo tale senso è possibile spostare il processo di formazione dalla valutazione esterna rispetto a standard predefiniti al valore dei singoli aiutati ad emergere in coerenza con le specificità personali e le dinamiche relazionali».
Un lavoro che «mi realizzi»
I giovani cercano un lavoro, ma non un lavoro qualunque. Senso e qualità del lavoro sono al centro del loro progetto di vita e dal lavoro passa, così, la loro «realizzazione personale». Secondo il Rapporto, i giovani cercano un lavoro che sia «ben remunerato» e «stabile», ma che diventi anche una vera e propria «passione». Al primo posto tra le «priorità» dell'organizzazione per cui vorrebbero lavorare, c'è, dunque, il “benessere psico-fisico dei dipendenti” (36,4%), con “trasparenza e legalità” al secondo posto (14%) e al terzo, con il 12% delle risposte, la “sicurezza dell'ambiente e delle condizioni di lavoro”.
Disponibili a impegnarsi in politica (ma a livello locale)
Ancorché distanti da una politica polarizzata e autoreferenziale, i giovani sono disposti ad impegnarsi per realizzare il bene comune, soprattutto delle comunità locali. Tre su quattro (il 75,4%), sono convinti, per esempio, che la politica sia uno «strumento utile» per migliorare la vita dei cittadini e più della metà (il 53,4%) è interessato ai temi legati alla politica. Questa spinta ideale si scontra, però, con la convizione che la politica, così com'è pensata oggi, offra poco spazio a chi ha voglia di impegnarsi. Appena il 37,8% dei giovani è convinto, infatti, che la poltica offra uno «spazio vero di partecipazione e azione». Di contro, il 76,6% è persuaso che se questo spazio ci fosse, ciò migliorerebbe la «visione della politica» tra le nuove generazioni.
Stereotipi? No, grazie
Infine, il campione del Rapporto Giovani è in maggioranza contrario agli stereotipi di genere e vuole impegnarsi attivamente per il loro superamento, quando avrà formato una famiglia propria. Per i giovani italiani è «inaccettabile» controllare il telefono e i social del partner (54,1% in generale, ma 47,7% tra i maschi e 61% tra le femmine) o vietare al partner di vestirsi in un certo modo (58,1% in generale e 43,5% tra i maschi e 73,7% tra le femmine). Infine, il 57,6% del campione trova «inaccettabile» vietare al partner di uscire con chi vuole (47,1% maschi e 68,9% femmine).
«I giovani chiedono spazi e opportunità reali»
«Le nuove generazioni – commenta il professor Rosina, docente di Demografia e coordinatore scientifico dell’Osservatorio Giovani – chiedono spazi e opportunità reali per contribuire al miglioramento del presente tenendo viva la speranza di un futuro più sostenibile e giusto».