domenica 9 dicembre 2018
Menichelli: la morte è sempre la grande nemica, tanto più quando si presenta in giovane età. In questo immenso dolore l’unica cosa che ci può consolare è sapere che si va nelle braccia del Padre
Il cardinale Menichelli: «Non si può giocare con la vita»
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«La morte è sempre la grande nemica e, a qualunque età essa giunga, è inaccettabile. Lo è tanto più, ovviamente, quando si presenta in età umanamente non ipotizzabile». Non nasconde il proprio dolore per una tragedia così assurda il cardinale Edoardo Menichelli, già arcivescovo di Ancona e uno dei presuli più esperti della Pastorale giovanile.

Tutti se lo chiedono: come si può morire a 15 anni? Questa è una domanda che investe qualcosa che non ci appartiene, nel senso che noi non siamo i padroni della nostra vita. La morte è sempre la grande nemica e, a qualunque età essa giunge, è inaccettabile. Lo è tanto più, ovviamente, quando si presenta in età umanamente non ipotizzabile. Questo ci spinge a riconoscere tutta la nostra fragilità e a renderci conto di come la morte abbia tanti alleati, anche i più banali, che si uniscono a una complessità di elementi. Poi, se vogliamo allargare il discorso, dovremmo dire che solo la Misericordia di Dio conosce i disegni relativi a ognuno di noi. La vita non è bella perché è lunga, feconda, produttiva… Essa è bella perché è vita, e ogni suo momento è una grandezza indecifrabile e indefinibile.

Questi dovrebbero essere giorni di festa: che cosa si può dire a un genitore che ha perso il figlio in una maniera così assurda?
Le parole non servono, anche se in ospedale hanno correttamente offerto un supporto di carattere psicologico. Credo che - ma è un mio convincimento personale e non posso imporlo a nessuno - in simili circostanze, soprattutto in quelle che riguardano l’inspiegabilità della morte, l’unica cosa che può consolare e può indurci a essere tranquilli nella propria coscienza è sapere che si va nelle braccia del Padre, che ci ha dato la vita gratuitamente, come un dono. Non c’è spiegazione, c’è solo il tentativo spirituale di adorare un mistero che ci sovrasta e del quale non possiamo essere né padroni, né governatori.

Secondo le ricostruzioni, la strage sarebbe stata provocata da uno spray urticante, usato in modo improprio da un adolescente. Un giovane, compagno di quelli che sono morti e che stavano soltanto trascorrendo una serata di normale svago in discoteca. Perché - se la ricostruzione sarà confermata dalle indagini - un giovane, per divertirsi, sarebbe spinto a scatenare il panico?
Non sono un sociologo, né uno studioso di questi pensieri che la società di oggi accoglie, conosce e qualche volta, almeno secondo me, nutre. Bisognerebbe entrare dentro la psicologia di questo tempo. Nessuno mi autorizza, e tantomeno la mia coscienza lo desidera, ad accusare qualcuno, ma il problema è che noi adulti con i giovani non parliamo, facciamo fatica a dialogare e, quando lo facciamo, imponiamo delle direttive. C’è bisogno di riorganizzare la coscienza delle persone, compresa quella dei ragazzi, per far sì che loro tornino ad amare totalmente la vita, non ci giochino, né con quella propria, né con quella dei propri amici.

Come si fa?
Occorre rimettere in circolazione quella sapienza spirituale che ci colloca in una dimensione di amore totale per sé stessi e per l’altro, in ubbidienza a quel mistero d’amore che Dio ha messo in ognuno di noi. Bisogna fare un salto di qualità da un 'disordine collettivo', che quando vince va in cerca poi sempre di un colpevole, a una condivisione di storie, di vita e di amore, che rallegra i giorni umani, siano essi lunghissimi, come ci auguriamo, siano essi brevi come anche io ho sperimentato nella mia vita di ragazzo. Bisogna ricominciare a riorganizzare la coscienza, a illuminare la vita con una sapienza nuova.

Pare - ma anche questa è un’indicazione che dovranno darci le indagini - che siano stati venduti oltre 500 biglietti in più rispetto alla capienza del locale. Se cosi fosse, come è possibile privilegiare l’avidità rispetto alla sicurezza?
Non mi compete una risposta sull’organizzazione dei luoghi di divertimento. Posso però tornare a dire che dobbiamo educare la coscienza all’onestà, alla giustizia, alla bellezza del divertimento. Senza entrare nello specifico di questa storia, di cui non conosco i particolari, sento però di dire che se il nostro cuore è venduto al ricavo, alla fine non siamo persone che gestiscono la vita con sapienza ma diventiamo succubi della stupidità del denaro.

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