lunedì 9 giugno 2025
La neonata uccisa probabilmente venerdì. A 200 metri ritrovato il cadavere di una donna che potrebbe essere la madre. La Caritas: "Troppa indifferenza". Bimbi sempre più esposti a violenze e degrado
Forze dell'ordine al parco di Villa Pamphili, durante il ritrovamento dei due corpi

Forze dell'ordine al parco di Villa Pamphili, durante il ritrovamento dei due corpi - Fotogramma

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Aveva solo sei mesi, ma chi l’ha uccisa non ha avuto la minima pietà. Le ha stretto le mani attorno alla piccola gola e l’ha strangolata, poi l’ha abbandonata in un cespuglio di Villa Pamphili, nel parco romano amato da chi fa jogging. Eppure, nonostante la zona sia molto frequentata, nessuno ha visto nulla, nessuno ha sentito. Finché sabato una passante ha dato l’allarme, dopo aver scorto il corpicino. Probabilmente, dicono i primi esami, la bambina è stata uccisa venerdì sera. Non si sa ancora chi sia, come ignota resta l’identità dell’altro cadavere trovato a 200 metri tra gli oleandri, in un sacco della spazzatura. Dovrebbe trattarsi della madre, assassinata qualche giorno prima. Ma non ci sono ancora certezze, gli accertamenti proseguono. Si cerca un uomo, che qualcuno avrebbe visto aggirarsi con un fagottino in mano. Circostanza però che la squadra mobile ha smentito, così come non ci sono conferme che la bimba e la presunta madre vivessero già da un mese nel parco. Particolari importanti da mettere a fuoco, ma lo sfondo su cui si è potuto compiere un doppio delitto così orrendo è già ben delineato. Ci pensa Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma, a mettere la cornice: "Non entriamo nella vicenda giudiziaria, ma c'è troppa indifferenza: la priorità è salvare le vite. Le istituzioni, a partire dai servizi sociali, devono fare molto di più ma non basta. Serve la comunità, siamo abituati a voltarci dall'altra parte e a non segnalare queste situazioni”. Spesso, a farne le spese, sono proprio i più piccoli. Che andrebbero difesi da ogni pericolo vicino e lontano, e che invece diventano vittime invisibili, sempre più esposte a violenze e abbandono. Quando ci si accorge di loro è quasi sempre troppo tardi per evitare traumi o scongiurare il peggio.

Le cronache degli ultimi giorni hanno fatto emergere anche il caso di un bambino di Vibonati, in provincia di Salerno: a soli nove mesi è stato ricoverato all’ospedale Santobono di Napoli con lesioni gravissime alla testa e al femore. Sottoposto a intervento chirurgico, sta ancora lottando per sopravvivere. Le indagini sono in corso, si sta cercando di capire chi può avergli provocato traumi simili. I carabinieri stanno puntando la lente sul compagno della madre: il bambino sarebbe rimasto da solo con lui in casa all’ora di pranzo di giovedì scorso.

Proprio tra le mura di casa, dove un bimbo dovrebbe sentirsi al sicuro, esistono pericoli difficili da immaginare in un contesto civile. A fine maggio i carabinieri hanno salvato due fratellini di 2 e 4 anni, chiusi nella loro abitazione di Torino, circondati da immondizia e degrado. I genitori, una coppia straniera, li avevano lasciati soli senza troppe preoccupazioni. Durante la perquisizione dell’appartamento sono spuntati anche strumenti per la preparazione di dosi di droga, uno dei due fratellini è risultato positivo al crack. Stessa sorte capitata a una bambina di 14 mesi, scomparsa da un anno e mezzo e ritrovata dalla polizia a metà maggio a Novara. La piccola era stata sottratta dal padre straniero alla madre italiana, dopo averla costretta a portare a termine la gravidanza. L’individuo aveva poi affidato la neonata a una conoscente pregiudicata e tossicodipendente. Gli agenti l’hanno trovata nell’abitazione di quest’ultima, tra degrado e sporcizia, positiva alla cocaina. La bambina è stata trasferita in una struttura protetta, che si prenderà finalmente cura di lei. Per i genitori e la donna è scattata la denuncia. La giustizia farà il suo corso, ma i traumi resteranno. Nell’indifferenza generale di chi troppe volte fa finta di non vedere.

"E' una sconfitta per tutti, un grande dolore - ha sottolineato la Caritas -: da tempo denunciamo che a Roma ci sono troppe povertà estreme, non viste o che non si vogliono vedere, troppa gente per strada, troppa gente in precarietà". Ma, come si è visto, il problema non riguarda solo la capitale. Occorre aprire gli occhi, accorgersi del disagio e delle difficoltà altrui, dei bambini e non solo. Altrimenti poi si rischia di versare lacrime di coccodrillo. "Non serve un'altra celebrazione con i palloncini per un'altra creatura morta in queste condizioni" rincara Trincia, sottolineando con forza che occorre "aprire le case, le strutture, i servizi di prima accoglienza. C'è una rete troppo fragile, non adeguata". Bisogna insomma togliere le persone dai contesti degradati, restituire loro la dignità di essere umani. Non solo con le belle parole, però. Ma con gesti concreti, figli di un atteggiamento diverso. "Soprattutto, dobbiamo imparare a chinarci sulle persone e sulle loro sofferenze". Senza guardare altrove.

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