sabato 19 ottobre 2019
Dopo le minacce per l’inchiesta di Avvenire sul trafficante libico Bija
Nello Scavo

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«Sono sereno e rifarei tutto il lavoro che ho fatto, senza alcun timore». Sono le parole di Nello Scavo, giornalista di Avvenire e nostro collega, che da ieri è sotto tutela della Polizia in seguito alle minacce ricevute per l’inchiesta che ha svelato la presenza del trafficante di esseri umani Abd al-Rahman al-Milad, meglio conosciuto come Bija, all’incontro di Mineo, in Sicilia, nel 2017 con le autorità italiane.

Sulla misura adottata è intervenuto anche il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. «Ho grande preoccupazione – ha detto – ma anche la consapevolezza dell’importanza del lavoro svolto da parte del collega Nello Scavo e di tutta la redazione del giornale». Ciò che conta adesso è che «le minacce subìte dal collega non prevalgano sulla necessità di fare informazione» ha concluso Tarquinio.

Solidarietà nei confronti di Scavo e di Nancy Porsia, la giornalista freelance che per prima ha indagato sul caso e che è stata anch’essa minacciata, è stata espressa dalla Federazione nazionale della Stampa italiana e dall’Associazione Lombarda dei Giornalisti. «L’allarme lanciato si è purtroppo rivelato fondato. Ora è ancora più necessario – scrivono i sindacati – che tutti i media riprendano e approfondiscano le inchieste sui trafficanti di esseri umani, anche per fare da "scorta mediatica" ai colleghi che, siamo certi, non si lasceranno intimidire».

Espressione di solidarietà è giunta dall'Ufficio Comunicazioni Sociali della Cei: «La Chiesa, per natura e vocazione, non può cedere il passo su questo tema, anche a rischio di essere impopolare. La testimonianza di Nello e dei nostri media può essere occasione per un esame di coscienza sulle logiche dominanti nel fare informazione. L'appartenenza ecclesiale non chiama fuori e non deroga dalla professionalità». Vicinanza a Scavo è stata espressa anche dal presidente nazionale dell'Azione Cattolica, Matteo Truffelli, il quale ha manifestato «la solidarietà e la stima mia personale e di tutta l'Azione Cattolica Italiana». «Ancora una volta - ha detto - si rende evidente quanto sia prezioso un autentico impegno per un'informazione libera, competente e responsabile».

Per l’associazione Articolo 21, «non bastavano le mafie e i terroristi, adesso anche i trafficanti di vite umane minacciano la libertà di informazione. A Nello va il nostro abbraccio». Solidarietà a Nello Scavo e a Nancy Porsia è stata espressa anche dalla presidente della commissione Giustizia della Camera, Francesca Businarolo, e da Azione Civile, con il suo fondatore Antonio Ingroia, nonché da numerosi politici e giornalisti italiani e stranieri.

Anche Acnur Italia (l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati) ha manifestato su Twitter la propria solidarietà al nostro collega Scavo.


«Solidarietà a @nelloscavo – scrive in inglese Filippo Grandi – un giornalista italiano sotto tutela dopo aver ricevuto minacce per le indagini sulla tratta di esseri umani. Sentiamo così tanto parlare di "infrangere il modello di business dei trafficanti" - vediamo invece fare davvero poco per fermarli, in tutto il mondo». Messaggi di solidarietà anche dai Cdr di Famiglia Cristiana e Il Fatto quotidiano.

Nei giorni scorsi era stato il viceministro dell’Interno, Vito Crimi, a parlare di «minacce intollerabili», mentre il Cdr di Avvenire nel «rinnovare la sua solidarietà e quella di tutta la redazione», ha ribadito: «Continueremo a raccontare quello che accade senza timori né censure».

Tra i messaggi, anche quello del colonnello Sergio De Caprio, l’ufficiale dei carabinieri che arrestò Totò Riina, al quale è stata recentemente revocata la scorta e per la quale il sito change.org ha lanciato una petizione online per chiedere di ripristinare la tutela. «Solidarietà a @nelloscavo contro ogni violenza contro ogni minaccia» rilancia con un tweet Capitano Ultimo.

Anche i Giuristi democratici sono vicini a Scavo: «Quanto accaduto a lui e alla sua collega Nancy Porsia, nella sua gravità, è il sintomo che questi valorosi professionisti hanno colpito nel segno».

È arrivata la solidarietà anche del Mir, Movimento Internazionale della Riconciliazione, che esprime "incoraggiamento all'Avvenire e a tutti i giornalisti, che con professionalità e coraggio cercano e diffondono informazioni veritiere sulle violazioni dei diritti umani che avvengono nel Mediterraneo, affrontando attacchi miranti alla limitazione della libertà di stampa".

TUTTE LE PUNTATE DELL'INCHIESTA SUL TRAFFICANTE LIBICO BIJA

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