lunedì 4 luglio 2022
Don Pietro aveva 86 anni, fino all'anno scorso è stato rettore della basilica di Sant’Eustachio, nel cuore del centro storico capitolino. Nei sotterranei aveva creato la Casa della Misericordia
Don Pietro Sigurani, scomparso il 4 luglio

Don Pietro Sigurani, scomparso il 4 luglio - Archivio Siciliani

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Un "pretaccio". Di quelli senza fronzoli, conta il Vangelo, conta solo praticarlo e «non si può interpretare come si vuole», disse una volta. Se n’è andato stamattina, aveva 86 anni, don Pietro Sigurani, 61 da sacerdote. Fino all'anno scorso era rettore della basilica di Sant’Eustachio, nel cuore del centro storico capitolino, fra il Pantheon e Palazzo Madama. «Anch’io facevo il benefattore cercando riconoscenza. Poi mi hanno convertito i poveri - disse, ancora, in un’intervista -. O si serve con cuore gratuito o non serve».

Proprio lì, fra politici e turisti, aveva realizzato la “Casa della Misericordia”. Nei sotterranei della basilica. Cioè centro di ascolto, di assistenza legale e medica, di accoglienza con docce e lavanderia e l’“Università degli scartati”, perché, spiegò don Pietro, «ai poveri non bisogna dare solo pane, ma anche sollevare lo spirito». E poi «se un piatto di pasta riempie la pancia, il caffè scalda il cuore». Una “Casa” che arrivò nel 2018, dopo che già funzionava benissimo il “Ristorante dei poveri” nella basilica, dove ogni giorno dava da mangiare a centoventi fragili.

Ripetendo quel che aveva già fatto alla Natività in via Gallia, dov’era stato parroco prima di sant’Eustachio. Lì don Pietro aveva fatto costruire la “Domus caritatis”, con una mensa da novanta posti che serviva la cena lunedì e venerdì e la colazione mercoledì e giovedì. «Nessuna tessera d’ingresso e la mensa l’abbiamo costruita sotto la chiesa, perché tutto deve partire dalla mensa eucaristica», spiegò quattordici anni fa don Pietro. E nella “Domus caritatis” c’era anche un dormitorio per venti, uno studio medico con macchinari per le malattie cardiovascolari, servizi doccia e vestiari, un avvocato e un centro di ascolto.

Sì, un "pretaccio", di quelli che certo non le mandava a dire, nemmeno ai parlamentari, che però, senza dare troppo nell’occhio, di frequente andavano da lui a confidarsi, confessarsi, chiedergli consiglio e lo trovavano sempre. Non solo, ma giusto un po’ di tempo fa, a proposito di Covid, don Pietro aveva spiegato in tivù che «tutta questa valenza religiosa che si vuol dare al non vaccinarsi è una fandonia».

Un giorno qualcuno lasciò un cartello appeso alla cancella della basilica: «Caro reverendo - avevano scritto - la chiesa è la casa del Signore, non dei poveri! Risponderai davanti a Dio dei sacrilegi/profanazioni compiuti in questa chiesa». Lui non se la prese: «Gesù ci invita a non giudicare per non essere giudicati». «Era povero fra i poveri», racconta Gian Paolo Pertici, il più vecchio diacono di Roma, ordinato dala cardinale Ugo Poletti, e sempre rimastogli al fianco: «Ci lascia un amore fortissimo. Ha costruito una comunità di persone che grazie a lui hanno scoperto come solo l’amore possa realizzare l’uomo, credente o meno».

Questa sera Tv2000 trasmette alle ore 22.45 il documentario ‘Senza nulla verso Cristo’. Protagonisti Valerio, Egidio, Giorgio, tre dei senza fissa dimora che don Pietro Sigurani accoglieva ogni giorno alla sua mensa e che ha accompagnato nel viaggio che li ha portati in pellegrinaggio alla Sindone. Tra giornate passate per strade e notti risolte tra stazioni e parcheggi. Il documentario di Gabriele Camelo rivela le loro storie, svela le loro vite e racconta le ore e le emozioni di quell’incontro con l’immagine di un Cristo povero tra i poveri.



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