mercoledì 29 luglio 2015
Si è aggravato ancora il bilancio dell'esplosione della fabbrica di fuochi d'artificio "Bruscella" di Modugno (Bari), avvenuta il 24 luglio. All'ospedale Cardarelli di Napoli è infatti morto questa mattina Vincenzo Bruscella, 65 anni, che era rimasto gravemente ferito. La strage più grave in un luogo di lavoro in Italia dal 1987.
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Sale a 10 morti il bilancio dell`esplosione della fabbrica di fuochi d`artificio "Bruscella" di Modugno (Bari), avvenuta il 24 luglio. All'ospedale Cardarelli di Napoli è infatti morto questa mattina Vincenzo Bruscella, 65 anni, che era rimasto gravemente ferito nell'esplosione con ustioni sull'85% del corpo. L'uomo era uno dei titolari della ditta. L'ultimo deceduto era fratello maggiore di Antonio. Nell'esplosione sono morti due nipoti: Michele Bruscella, figlio di un altro fratello, deceduto due anni fa, e Michele Pellicani, figlio di Rosa Bruscella, sorella di Antonio e Vincenzo. Altra vittima un cognato di Michele Bruscella, e cioè Vincenzo Armenise, marito della sorella Angela. Resta un solo ferito, ricoverato al Policlinico di Bari, non in modo grave. La tragedia di Modugno rappresenta il fatto più grave accaduto in un'aqzienda italiana da oltre 28 anni, quando in un'azienda a Ravenna persero la vita 13 persone. Intanto prosegue l'inchiesta per accertare cosa si effettivamente successo nella fabbrica. C'è un solo indagato al momento, ed parente di alcune delle vittime. Si tratta di Antonio Bruscella, socio dell'azienda, tra i pochissimi usciti incolumi dall'esplosione. Le ipotesi di reato per cui si sta procedendo sono disastro colposo e omicidio colposo. L'iscrizione nel registro degli indagati è comunque un atto dovuto, per permettere all'indagato e alle parti lese di poter nominare dei propri consulenti e partecipare così alle autopsie e agli altri accertamenti irripetibili. Ieri Antonio Bruscella ha partecipato al sopralluogo di artificieri e vigili del fuoco all'interno della fabbrica posta sotto sequestro. Il pm Domenico Minardi ha nominato un collegio di consulenti medico-legali che sarà guidato dal professor Francesco Vinci, esperto di balistica forense ed esplosivi. Gli accertamenti medico-legali dovranno accertare non soltanto le cause dei decessi ma anche dare certezza scientifica alle identità di quei corpi, alcuni dilaniati dall’esplosione e irriconoscibili. Ad esempio non c’è traccia di Harbhajan Banga, 41 anni, lavoratore indiano. Il suo nome è inserito nella lista ufficiale delle vittime. Mancano, però, i riscontri. Alla moglie, hanno raccontato una pietosa bugia: lui è ricoverato in ospedale. Intanto Modugno continua a piangere per l’esplosione della Bruscella firework. Si prega. Come nella veglia organizzata nella chiesa Maria Santissima Annunziata, stracolma fino all’inverosimile. La solidarietà, da queste parti, si tocca con mano. Viaggia con i gesti della gente: bandiere a mezz’asta, vetrine dei negozi segnate a lutto, raccolte di fondi per le famiglie di chi ha perso i punti di riferimento. Dichiara il sindaco, Nicola Magrone: «Mi auguro che la popolazione partecipi attraverso il contro corrente messo a disposizione dall’Amministrazione comunale per veicolare direttamente, senza intermediari, i soldi raccolti dai cittadini». Disponibilità è stata espressa al primo cittadino anche dal presidente di Confindustria, Domenico De Bartolomeo. Continuano le reazioni e le prese di posizione ufficiali. «I nove morti – spiega Franco Bettoni, presidente nazionale dell’Anmil, l’associazione nazionale mutilati e invalidi – ci dicono che siamo davanti alla tragedia più grande avvenuta nel mondo del lavoro dal 1987 a oggi». Era il 13 marzo di ventotto anni fa, infatti, quando nell’incendio della Mecnavi di Ravenna persero la vita 13 persone. La storia non solo recente del settore dei fuochi d’artificio è contrassegnata da una scia di morte e di distruzione: due morti il 28 febbraio a Belmonte in Sabina (Rieti), tre morti e quattro feriti il 13 maggio nell’hinterland di Napoli, tre morti il 9 luglio dell’anno scorso a San Donato di Tagliacozzo. La segreteria nazionale della Cisl, Annamaria Furlan, rincara la dose: «Bisogna creare condizioni di sicurezza sul lavoro che non può essere costantemente perdere una vita, avere gravi malattie per la non salubrità dei luoghi di lavoro e anche dei territori».
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