mercoledì 15 novembre 2023
La sentenza britannica arriva mentre è in corso la polemica sul protocollo firmato dal governo italiano con l'Albania. Meloni si era detta in piana sintonia con le politiche di Sunak
Migranti, è illegale il piano di Londra per trasferirli in Ruanda

Ansa

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Mentre in Italia divampa la polemica sul protocollo con l'Albania per la gestione dei migranti, siglato il 6 novembre dalla premier Giorgia Meloni con il primo ministro albanese Edi Rama, arriva da Londra una notizia poco confortante per i sostenitori del progetto. La Corte Suprema del Regno Unito ha dichiarato illegale il contestatissimo piano Ruanda voluto dal governo britannico, all'interno della sua draconiana stretta sull'immigrazione irregolare, per il trasferimento di quote di richiedenti asilo in Africa a scopo dissuasivo. Si tratta di un duro colpo d'arresto per l'esecutivo conservatore del premier Rishi Sunak e per la sua promessa di fermare gli sbarchi sulle coste inglesi.

Durante la sua recente visita a Londra, Meloni si era detta in piena sintonia con Sunak anche in merito alle politiche sull'immigrazione irregolare. E commentando il piano del governo Tory di “deportare in Ruanda” quanti non hanno le carte in regola per restare in terra britannica aveva dichiarato: «Io non la vedo come una deportazione ma come un accordo tra Stati liberi, nei quali viene garantita la sicurezza delle persone. E credo che parlare di deportazione o lasciare intendere che il Ruanda sarebbe un Paese che non rispetta i diritti e sarebbe una nazione inadeguata o indegna, credo che questo, sì, sia un modo razzista di leggere le cose».

«Verrebbero violati dei principi? Non so quali siano i principi che vengono violati» aveva replicato Meloni, rispondendo a chi metteva in dubbio la liceità dell'accordo tra Regno Unito e Ruanda di fronte alla Corte europea dei diritti umani. «Quando queste persone arrivano, tu processi le loro richieste, c'è un tempo nel quale quella richiesta va processata per capire se c'è il diritto ad avere la protezione internazionale o no. Nel qual caso, per tutte le Corti del mondo, se non hai diritto alla copertura devi tornare a casa. Dove queste richieste vengano processate è assolutamente secondario, e la stessa Ue prevede dei centri dove trattenere queste persone durante la richiesta. Il punto che dobbiamo considerare è che la materia diventa molto più difficile da gestire se tu pensi di poter concentrare la pressione solo su alcune nazioni».

I cinque giudici della Corte Suprema di Londra ha respinto all'unanimità il ricorso presentato dal ministero dell'Interno e confermato il precedente verdetto della Corte d'Appello secondo cui il Ruanda non può essere considerato un Paese terzo sicuro. Il rischio è che le autorità di Kigali rimandino i migranti nel Paese d'origine da cui erano fuggiti: in questo modo il controverso piano viola le leggi sui diritti umani lasciando potenzialmente le persone inviate in Ruanda esposte a rischi. Uno smacco non solo per il premier Sunak ma anche per la ex ministra degli Interni, Suella Braverman, da poco silurata per un suo duro attacco ai vertici di Scotland Yard, che aveva definito un «sogno» la possibilità di vedere partire verso l'Africa il primo aereo carico di richiedenti asilo.

Il piano, introdotto durante l'esecutivo di Boris Johnson e concordato - a pagamento - con il governo di Kigali, aveva ricevuto inizialmente il via libera preventivo di un giudice dell'Alta Corte, a dispetto dei ricorsi presentati dalle persone coinvolte e da organizzazioni di difesa dei diritti umani, oltre che delle critiche rivolte al progetto da più parti, Onu inclusa. Ma il primo trasferimento - previsto per 43 persone, ridotte poi a 7 - era stato successivamente bloccato da un verdetto a maggioranza dei giudici d'appello fino alla decisione finale di merito affidata alla corte di ultima istanza e arrivata oggi.

Il premier Sunak ha detto che il governo intende ora «considerare i prossimi passi» e che la Corte Suprema «ha confermato che il principio di inviare migranti illegali verso un Paese terzo sicuro è legale». Il neo ministro dell'Interno, James Cleverly, ha sottolineato che il modello britannico è seguito da altri Paesi: «Italia, Germania e Austria stanno tutti esplorando modelli simili alla nostra partnership con il Ruanda» ha detto.

La vicenda legale del “piano Ruanda”

Il piano Ruanda è l'iniziativa attraverso cui il ministero degli Interni britannico intende trasferire a Kigali i migranti arrivati illegalmente nel Regno Unito. L'idea è del governo conservatore che, l'anno scorso, l'ha perfezionata e lanciata tra le critiche di associazioni e autorità ecclesiastiche (cattoliche e anglicane). Il progetto, che secondo alcune stime costerebbe 169mila sterline per ogni deportato, non è mai decollato. Il volo pronto a partire per la capitale ruandese, con il suo primo carico di disperati, fu bloccato da un'ingiunzione presentata dalle associazioni alla Corte per i diritti dell'uomo. Nel dicembre 2022 l'Alta Corte certificò la legittimità delle deportazioni. Ma il 29 giugno scorso il Tribunale d'appello la rimise in discussione. La sentenza del giudice Ian Bunett contestò la destinazione scelta come "parcheggio" delocalizzato per i richiedenti asilo. «Il Ruanda - spiegò - non può essere considerato un Paese terzo sicuro». Il premier Sunak, in «profondo disaccordo» con il tribunale, aveva annunciato il ricorso alla Corte Suprema. L'allora titolare dell'Home Office, Suella Braverman, se l'era presa con i giudici parlando di un «sistema truccato». Dal Ruanda era giunta pure una dichiarazione del portavoce del governo di Paul Kagame a sottolineare che il Paese «è uno tra i più sicuri al mondo» e che si distingue per il «trattamento esemplare» riservato ai rifugiati.​

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