lunedì 16 gennaio 2023
Con lui in manette un incensurato che gli faceva da autista. L'arcivescovo Lorefice: un pensiero alle vittime, fiducia nel bene per un cambiamento sociale. Meloni a Palermo: vittoria dello Stato
Matteo Messina Denaro dopo l'arresto, nel furgone dei carabinieri

Matteo Messina Denaro dopo l'arresto, nel furgone dei carabinieri - Carabinieri del Ros

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Il boss mafioso Matteo Messina Denaro è stato arrestato dai carabinieri del Ros, dopo 30 anni di latitanza. L'inchiesta che ha portato alla cattura del capomafia di Castelvetrano (Trapani) è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido.

"Oggi 16 gennaio 2023 i Carabinieri del Ros, del Gis e dei comandi territoriali della Regione Sicilia nell'ambito delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Palermo hanno tratto in arresto il latitante Matteo Messina Denaro all'interno di una struttura sanitaria a Palermo dove si era recato per sottoporsi a terapie cliniche" ha detto il generale di divisione Pasquale Angelosanto, comandante dei Ros. Si tratta della clinica specialistica La Maddalena, dove il boss era andato in day hospital sotto falso nome: si faceva chiamare Andrea Buonafede, nato il 23 ottobre del 1963.

A novembre Il Gazzettino aveva riportato le dichiarazioni di Salvatore Baiardo, che aveva gestito la latitanza dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano in Nord Italia. Baiardo aveva dichiarato che Messina Denaro era gravemente ammalato. Si è parlato di un tumore al colon.

E' finita, dunque, la latitanza di Messina Denaro, che si nascondeva dal 1993 e ritenuto l'ultimo padrino di Cosa Nostra. Ad arrestarlo sono stati i carabinieri del Ros che 30 anni fa con un blitz riuscirono anche ad arrestare il capo dei capi, Totò Riina. "Non si è opposto all'arresto e del resto il dispositivo allestito poteva fare fronte a ogni emergenza, garantendo la sicurezza di tutti" ha detto il comandante dei Ros.

La clinica La Maddalena precisa che Messina Denaro "era in terapia oncologica sotto falso nome presso la Casa di Cura. Sono state date immediate disposizioni alla Amministrazione, alla Direzione Sanitaria, ai Medici del reparto e al personale parasanitario di fornire alle Forze dell'Ordine, che si ringraziano, tutta la documentazione clinica del paziente e puntuali risposte alle informazioni richieste".

Tre giorni fa il via libera al blitz

La certezza è arrivata tre giorni fa quando i magistrati, che da tempo seguivano la pista, hanno dato il via libera per il blitz. I carabinieri del Gis erano già alla clinica dove, da un anno, Messina Denaro si sottoponeva alla chemioterapia e a maggio aveva subito un intervento.

Il boss, che aveva in programma dopo l'accettazione fatta con un documento d'identità falso, prelievi, la visita e la cura, era all'ingresso. La clinica è stata circondata dai militari col volto coperto davanti a decine di pazienti. Un carabiniere si è avvicinato al padrino e gli ha chiesto come si chiamasse. "Mi chiamo Matteo Messina Denaro. L'ho detto, sono Matteo Messina Denaro" ha risposto.

Il boss avrebbe anche tentato di scappare ma poi si è arreso.

IL VIDEO. MESSINA DENARO PORTATO VIA DAI CARABINIERI

Cappello bianco, occhiali scuri, giubbotto in pelle marrone. Smagrito, sofferente e col volto stanco, conseguenza anche delle terapie a cui era sottoposto. Così è apparso Messina Denaro, di cui non si hanno foto degli ultimi decenni se non gli identikit ricostruiti dagli inquirenti.

Tenuto sotto braccio dai carabinieri, ha attraversato a piedi in manette per alcune centinaia di metri il viale della clinica arrivando in strada. Poi è stato fatto salire su un furgone nero e portato alla caserma San Lorenzo in via Perpignano per le operazioni di identificazione. Da qui è stato traferito in elicottero in una località protetta.

Con lui arrestato un incensurato: chi è

Assieme al super ricercato, è stato arrestato per favoreggiamento un incensurato che gli faceva da autista: Giovanni Luppino, commerciante di olive e agricoltore. Era stato lui a portarlo in macchina presso la clinica privata di Palermo per le cure.

Luppino è di Campobello di Mazara, paese vicino a Castelvetrano, città natale del boss. Da qualche tempo gestiva, insieme ai figli, un centro per l'ammasso delle olive cultivar Nocellara del Belìce alla periferia del suo paese. La sua funzione era quello di intermediario tra i produttori e i grossi acquirenti che, in zona, arrivano dalla Campania.

L'arcivescovo: un pensiero alle vittime e fiducia nel bene

"I trent'anni che Matteo Messina Denaro ha vissuto da fuggitivo sono gli stessi trent'anni che la città di Palermo e i suoi cittadini hanno invece attraversato scegliendo la via della libertà e della dignità - ha detto l'arcivescovo Corrado Lorefice -, respingendo con tutte le forze le logiche della violenza e della prevaricazione e abbracciando con convinzione, come comunità, la logica di un nuovo civismo operoso e condiviso: questo innanzitutto dobbiamo ricordare oggi, nel giorno dell'arresto del boss, giorno che assumerà agli occhi della storia il valore simbolico della definitiva chiusura della più drammatica e dolorosa pagina della vita recente di Palermo, ma che non deve farci trascurare lo sforzo collettivo che questa città ha già fatto per allontanarsene radicalmente".

"Trent'anni di latitanza sono stati possibili anche grazie a diverse forme di copertura, ma oggi possiamo essere certi di quanto più forte e convincente sia stato l'impegno dei tanti uomini e delle tante donne che non hanno smesso di impegnarsi per la liberazione dalle mafie, dentro la società civile come anche nelle istituzioni democratiche" prosegue Lorefice. "Per questo come Chiesa di Palermo rivolgiamo oggi un pensiero alle tante vittime della mafia e ai tanti martiri della giustizia e della fede, testimoni che per primi hanno scelto quella strada di liberazione su cui migliaia di cittadini si sono poi messi coraggiosamente in cammino. La fiducia nel bene che insieme siamo stati capaci di non smarrire, si rinnova oggi come fiducia nella possibilità del cambiamento sociale e della conversione personale".

Meloni va a Palermo: «Spero esca fuori se qualcuno l'ha aiutato»

"Una grande vittoria dello Stato che dimostra di non arrendersi di fronte alla mafia", ha commentato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. "All'indomani dell'anniversario dell'arresto di Totò Riina, un altro capo della criminalità organizzata viene assicurato alla giustizia. I miei più vivi ringraziamenti, assieme a quelli di tutto il governo, vanno alle forze di polizia, e in particolare al Ros dei Carabinieri, alla Procura nazionale antimafia e alla Procura di Palermo per la cattura dell'esponente più significativo della criminalità mafiosa. Il governo - prosegue Meloni - assicura che la lotta alla criminalità mafiosa proseguirà senza tregua, come dimostra il fatto che il primo provvedimento di questo esecutivo, la difesa del carcere ostativo, ha riguardato proprio questa materia".

Meloni è subito volata a Palermo, accompagnata dal sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano, per una riunione con il procuratore Maurizio de Lucia. Come prima cosa, Meloni e Mantovano "hanno osservato un minuto di raccoglimento davanti alla stele di Capaci che ricorda le vittime della strage nella quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani" informa una nota di Palazzo Chigi.

"Se alla fine è stato trovato vuol dire che c'era uno Stato che continuava a lavorare" ha detto Meloni, rispondendo a chi domandava dei trent'anni necessari per l'arresto del boss. "Poi - ha aggiunto - adesso spero che qualcosa di più possa uscire anche su chi ha eventualmente collaborato con una persona con la quale chi è perbene non collabora".

Piantedosi: giornata straordinaria. Congratulazioni da Mattarella

Da Ankara, dov'è arrivato oggi per incontrare il suo omologo turco, il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha espresso “grandissima soddisfazione per un risultato storico nella lotta alla mafia”. “Complimenti alla Procura della Repubblica di Palermo e all’Arma dei Carabinieri che hanno assicurato alla giustizia un pericolosissimo latitante. Una giornata straordinaria per lo Stato e per tutti coloro che da sempre combattono contro le mafie”.

Una nota del Quirinale informa che "il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha telefonato questa mattina al ministro dell'Interno e al Comandante dell'Arma dei Carabinieri per esprimere le sue congratulazioni per l'arresto di Matteo Messina Denaro, realizzato in stretto raccordo con la Magistratura".​

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