sabato 10 settembre 2022
Il leader della lista di centro della coalizione di centrodestra: «La concorrenza del Terzo polo? Non hanno una proposta politica, mirano solo all’ingovernabilità»
 «Il vero voto utile è a Noi moderati. La priorità è la spesa per le famiglie»
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«Il voto a 'Noi moderati' è il più utile di tutti». Ne è convinto Maurizio Lupi, capo politico della lista centrista del centrodestra che mette insieme la sua componente (Noi con l’Italia), Italia al Centro di Giovanni Toti, Coraggio Italia di Luigi Brugnaro e l’Udc di Lorenzo Cesa: «Utile a far vincere il centrodestra e i valori per i quali da sempre ci spendiamo, a partire dalla famiglia. Utile anche ad affermare il valore del dialogo», dice Lupi, che - da presidente dell’Intergruppo per la sussidiarietà - è riuscito a mettere intorno a un tavolo a Rimini quasi tutti i leader, da Giorgia Meloni a Enrico Letta.

Avete la concorrenza del Terzo polo, che ha aperto le porte ai delusi del centrodestra.
Noi invece restiamo dove siamo sempre stati, al centro del centrodestra. C’è tra noi un fondatore del Ppe, Lorenzo Cesa. Ma più di tutto conta prendere posizione concretamente sui problemi della vita delle persone, delle famiglie, della scuola e delle imprese. Condividiamo con il centrodestra un programma di governo, una proposta sulla quale chiediamo il voto agli italiani per guidare il Paese fino al 2027. Il Terzo polo punta invece sull’ingovernabilità. Le pare una proposta politica?

Noi moderati può diventare un progetto politico?
Nasce proprio con quella prospettiva. Il popolarismo, il riformismo, il civismo, la buona amministrazione, il pragmatismo, la competenza e il senso di responsabilità sono patrimonio della cultura politica dell’Italia, innanzitutto della società civile. La parola 'moderati' individua milioni di donne e uomini che ne fanno pratica di vita quotidiana (lavoro, famiglia, solidarietà, impegno sociale) e cercano rappresentanza, essendosi negli ultimi anni spesso rifugiati nell’astensionismo.

Sul Sud lo scontro è su proposte assistenziali, mentre il Nord produttivo vive come uno choc la fine del governo Draghi. C’è il rischio di allontanarsi dall’Europa?
Non c’è sviluppo dell’Italia senza sviluppo del Sud. Questo richiede un vero investimento nella scuola e nell’alleanza scuola-lavoro, soprattutto nell’istruzione tecnica, negli Istituti tecnici superiori e poi occorre investire in infrastrutture, la cui mancanza oggi penalizza soprattutto il Sud, dove invece vivono grandi eccellenze imprenditoriali, non solo nel turismo. Sull’Europa contano i fatti: il centrodestra governa tutta le Regioni più produttive, Lombardia in testa. Noi moderati siamo da sempre europeisti e lavoriamo per un’Europa unita, capace di affrontare le nuove sfide per il benessere dei nostri popoli. Come è accaduto per il Covid, spero che anche per questa drammatica crisi economica ancora più grave, sappia dare risposte comuni e immediate.

Si fatica a individuare un punto di riferimento cattolico chiaro e visibile. 'Noi moderati' vuole essere anche questo?
Non penso che il problema sia una presenza qualificata ufficialmente come 'cattolica'. I cattolici sono appassionati ai problemi degli uomini e delle donne del nostro tempo, aperti all’incontro con chiunque abbia a cuore il bene comune portando la ricchezza dell’umanità che l’esperienza della fede genera e che nella storia si è fatta cultura, sino alla politica, che ne è la forma più alta. Occorre lavorare insieme per creare spazi di libertà per le esperienze vive della società: famiglia, scuole libere, associazionismo del terzo settore, cooperazione. Le politiche per la famiglia e la natalità sono le priorità per 'Noi moderati', abbiamo chiesto che l’Italia nei prossimi 5 anni si adegui alla spesa media dell’Europa che è del 2,3% del Pil. Mancano ogni anno 12 miliardi, per questo abbiamo sottoscritto l’appello del Forum delle famiglie.

Un centrodestra vincente a guida di Fdi, creerà problemi di compatibilità con la vostra impostazione?
Giorgia Meloni ha già dimostrato grande e concreta attenzione alla nostra esperienza politica riconoscendoci 17 collegi uninominali. Saprà dialogare con tutti. Anche oltre la nostra coalizione, se c’è da riscrivere le regole e se ci sono in ballo interessi fondamentali, come confermano le dichiarazioni di Guido Crosetto e la proposta avanzata di una Bicamerale per le riforme. Se avremo il consenso degli elettori come moderati siamo pronti a dare il nostro contributo operativo e di competenze all’azione del nuovo governo, certi di poter dare un contributo originale di cultura politica.

La legge elettorale, infine. Come fare per restituire poteri di scelta ai cittadini?
Non è un mistero che io sia a favore della possibilità di scelta dell’elettore, cioè delle preferenze. Ma chi invocava un cambiamento della legge elettorale non ha fatto nulla per metterlo in atto. Il combinato disposto della riduzione del numero dei parlamentari e di questa legge elettorale ha portato a questa situazione di cui adesso tutti si lamentano, ma ricordo agli smemorati che alla Camera abbiamo votato contro la riduzione solo in 14, tra cui tutti i componenti del mio gruppo. Penso che una Bicamerale sia il luogo in cui in poter affrontare con spirito di dialogo le indifferibili riforme istituzionali, presidenzialismo compreso, che è da sempre una proposta del centrodestra e realtà di molti Paesi democratici.

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