mercoledì 25 marzo 2020
La crisi legata all'epidemia rischia di togliere risorse anche alle radio e di mettere in ginocchio soprattutto quelle piccole e medie, che servono le comunità locali o regionali
Radio Zona Rossa a Codogno in FM ma anche in diretta Facebook

Radio Zona Rossa a Codogno in FM ma anche in diretta Facebook - Frame da Facebook

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Pubblicità in calo, eventi annullati, e perdite di ascoltatori: in Italia, primo Paese europeo a mettere i cittadini in quarantena, ne risentirà anche il settore radiofonico. Con le aziende chiuse e i consumi limitati ai bisogni essenziali (la spesa al supermercato o in farmacia) le conseguenze sul fatturato pubblicitario riguardano tutti i media, tanto che il governo italiano aveva previsto, nei 25 miliardi di euro stanziati per sostenere l’economia (decreto “Cura Italia” del 16 marzo), anche un bonus (poi saltato) di 40 milioni di euro per le emittenti radiotelevisive, visti i tagli rilevanti di investimenti pubblicitari, denunciati il 6 marzo da Confindustria Radio Televisioni, associazione che rappresenta i principali network.

Per la tv un record di spettatori

Secondo i dati Auditel, però, nella prima settimana di quarantena si è registrato un vero boom di spettatori per il piccolo schermo, costringendo l’istituto di ricerca (che esegue le rilevazioni con i meter) a ritardare la pubblicazione dei report. Già il 10 marzo, primo giorno di quarantena per tutto il Paese, l’aumento era stato di 1,7 milioni rispetto al martedì precedente, e di 2,650 milioni in prima serata. E il 15 marzo, nonostante l’annullamento delle trasmissioni sportive e di tanti programmi contenitore, l’incremento in prima serata è stato di 5,1 milioni di spettatori. Una crescita che aumenta il valore degli spot, ma che difficilmente può compensare il calo generalizzato degli investimenti pubblicitari.

E per la radio?

Le emittenti radiofoniche potrebbero registrare un calo di ascolti soprattutto nella fascia mattutina, ricca di pubblicità: in auto finora prevale l’ascolto della radio tradizionale, ma i pendolari si alzeranno alla stessa ora per seguire la trasmissione che li accompagnava nel percorso verso l’ufficio o dormiranno un po’ di più? Al contrario, chi fa smart working, o è forzatamente a riposo per la chiusura temporanea dell’azienda, accenderà la radio o la tv? Tra qualche mese le statistiche ci diranno se le radio sono riuscite a sfruttare l’epidemia a loro favore o se la televisione e altri media hanno prevalso. Per saperlo, dovremo attendere la prossima indagine Ter (il Tavolo Editori Radiofonici ha pubblicato il 10 marzo 2020 i risultati del primo ciclo di 30.000 interviste eseguite dal 21 gennaio).

Al servizio della comunità: Radio Zona Rossa di Codogno

A Codogno, tra le prime città italiane messe in quarantena il 21 febbraio (con blocchi stradali durati fino alla mezzanotte del 9 marzo), l’omonima emittente parrocchiale, Radio Codogno, ha creato “Radio Zona Rossa”, una trasmissione di mezz’ora per dare informazioni alla comunità, con notizie brevi e coincise per i cittadini costretti a restare a casa. Le radio comunitarie reagiscono meglio nelle emergenze, e il loro ruolo dovrebbe essere riconosciuto e valorizzato dai governi.

Ma occorrono risorse economiche: le associazioni delle emittenti chiedono finanziamenti al governo perché non potranno continuare a fare informazione se per la crisi del coronavirus le aziende non fanno pubblicità. In India, invece, basta una semplificazione burocratica: l’associazione nazionale delle radio comunitarie indiane ha chiesto procedure più snelle che consentano di ripartire subito con le trasmissioni se gli studi dell’emittente vengono danneggiati da una calamità naturale. Per evitare il ripetersi della situazione creatasi il 3 maggio 2019, quando il ciclone Fani ha interrotto le trasmissioni di molte stazioni del distretto di Puri, nello stato federato dell’Orissa (a est del Paese).

La responsabilità delle radio (e non solo) nei casi di emergenza

Gestire trasmissioni di emergenza comporta una forte responsabilità: chi conduce il programma deve scegliere con cura le parole da usare, per evitare il diffondersi del panico. In paesi come l’Australia, come per gli incendi che hanno devastato il continente fino alla metà di febbraio, le emittenti devono seguire le indicazioni dell’Australian Institute for Disaster Resilience. Prevede specifici protocolli non solo per decidere se e quando emettere l’avviso e i meccanismi da usare per diffonderlo, ma descrive anche come elaborarne il contenuto e le parole da scegliere.


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