martedì 23 aprile 2013
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Qualunque sarà alla fine il suo profilo, politico, tecnico o istituzionale, il nuovo governo si troverà affrontare quelle «sfide più che mai ardue e di esito incerto» poste dalla crisi economica, richiamate ieri dal presidente Giorgio Napolitano. Occupazione e ammortizzatori sociali, fisco, pagamenti e credito per le imprese sono probabilmente le tre emergenze in cima alla lista e la cui «soluzione» passa anche dalla gestione dei conti pubblici, con l’ormai scontata manovra di aggiustamento prevista nel giro di un paio di mesi. I temi dell’agenda politico-economica sono stati messi a fuoco una decina di giorni fa dai "saggi" incaricati dal Quirinale, non a caso indicati ora come possibili ministri nel nuovo esecutivo. Tra le più urgenti necessità segnalate c’era l’immediato rifinanziamento della cassa integrazione in deroga. Un’operazione che, secondo i sindacati, assorbirà circa 1,5 miliardi di euro per garantire il sussidio per l’intero 2013 ai lavoratori delle aziende in crisi non coperti dalla Cig tradizionale. Il documento avvertiva di utilizzare ogni risorsa possibile per contrastare la mancanza di lavoro e aiutare le famiglie in difficoltà. È un tema questo che si intreccia con la questione fiscale (dove si attende la ripresentazione della delega dalla scorsa legislatura) e la necessità di riequilibrare in chiave pro-crescita una pressione arrivata al suo record storico. I saggi indicano come priorità sgravi fiscali sul lavoro e sulla casa. Ma prima di tutto i partiti cercheranno di non aumentare le imposte esistenti. Dal primo luglio incombe infatti l’aumento dell’Iva dal 21 al 22%. Per evitarlo bisogna recuperare circa 2 miliardi nel semestre. E a dicembre arrivano le maggiorazioni della Tares, la nuova imposta su rifiuti e servizi locali. Un’altra stangata da un miliardo.Tra le risorse aggiuntive da recuperare in fretta ci sono anche quelle per il finanziamento delle missioni internazionali, gli esodati, i contratti di Anas e Ferrovie. Difficile in questo quadro riuscire subito a ridurre anche l’Imu sulla prima casa. Un obiettivo rivendicato dai maggiori partiti mentre si punta anche al rafforzamento del fondo di garanzia per le piccole imprese, uno strumento per attivare prestiti aggiuntivi e aiutare per il sistema economico dopo lo sblocco dei pagamenti della Pa. La manovra di manutenzione dei conti è stimata tra i 7 e i 10 miliardi che andranno necessariamente trovati con risparmi e tagli di spesa e non con tassazioni aggiuntive. Lo snodo per recuperare risorse passa dal Def, che entro fine mese dovrà essere inviato a Bruxelles. Dopo il varo del decreto sui debiti, il governo uscente ha previsto un deficit 2013 al 2,9%, la cifra massima possibile perché la Ue consenta all’Italia di uscire dalla procedura di infrazione. Il nuovo governo potrebbe cercare però di trattare con Bruxelles un rallentamento del percorso di rientro del deficit.
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