venerdì 6 settembre 2019
La provocazione dello scrittore al Festival del cinema di Venezia: «Così crollerebbe l'impero del narcotraffico». Gli operatori: «Ma che messaggio diamo ai nostri ragazzi?»
Lo scrittore Roberto Saviano al Festival del cinema di Venezia

Lo scrittore Roberto Saviano al Festival del cinema di Venezia

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Dichiarazioni «spiazzanti». Sono quelle che Roberto Saviano ha fatto presentando al Festival del Cinema di Venezia Zerozerozero, la serie tv kolossal tratta dal suo romanzo-inchiesta uscito nel 2013. «La cocaina – ha detto lo scrittore – andrebbe legalizzata, solo così si bloccherebbero i pozzi di petrolio delle organizzazioni criminali. La legalizzazione trasformerebbe l’economia mondiale».

Parole fortemente stigmatizzate dalla Federazione italiana delle Comunità terapeutiche: «Siamo spiazzati. Cosa legalizzeremo per combattere le mafie? – ha detto il presidente Luciano Squillaci –. È possibile che non si consideri mai l’aspetto educativo? Ma che messaggio diamo ai nostri ragazzi? Che sono meno importanti della pur fondamentale lotta al narcotraffico?. Noi non ci stiamo: concordiamo sulla necessità di contrastare con forza i mercanti di morte, ma mettendo in campo, come più volte ribadito, una campagna educativa che promuova il concetto di benessere soprattutto a tutela dei più giovanissimi. Attenzione a fare proclami senza conoscere le conseguenze che una droga pesante come la cocaina provoca. In Italia - ha poi concluso - si muore per eroina e cocaina!».

«Legalizzare la cocaina come lotta alle mafie è una soluzione da “dilettanti di criminologia”. Usiamo le parole di Paolo Borsellino per rispondere all'ipotesi ventilata ieri da Roberto Saviano»: durissima anche la reazione della comunità di San Patrignano. «Una dichiarazione che ci fa male perché queste parole - ha dichiarato Antonio Boschini, responsabile terapeutico della comunità - non fanno altro che alimentare quel clima di normalizzazione dell'uso di sostanze che si respira sempre più forte nel nostro Paese. Significa minimizzare la sua pericolosità, mettendo ancor più in difficoltà, se possibile, le famiglie e tutte quelle comunità che ogni giorno lottano per il recupero e la prevenzione fra i giovani». «Ci pare assurdo - ha continuato il responsabile terapeutico della comunità fondata sulle colline riminesi da Vincenzo Muccioli - che per una persona del livello di Saviano sia necessaria un'affermazione del genere per promuovere un suo prodotto. E se così non fosse, se davvero fosse convinto della legalizzazione della cocaina per contrastare le mafie gli ricordiamo che lo Stato deve guardare ad un altro principio fondamentale, sancito dall'articolo 32 della Costituzione, vale a dire il diritto alla salute, a difesa in primis dei più giovani e delle fasce più deboli che sarebbero colpite da questa misura».

Alle parole dello scrittore aveva reagito già ieri la Comunità Giovanni XXIII: «Caro Roberto Saviano, ti sbagli. I giovani che fanno uso di droga cercano la vita! Legalizzando le droghe si garantisce loro la morte. Non soltanto quella fisica, ma soprattutto quella spirituale!» il messaggio in un post su Facebook. «Caro Roberto - si legge ancora nella nota - non si guarisce dalla droga con la droga! Legalizzare le droghe equivale a regalarle. Legalizzare le droghe è uccidere i giovani, specialmente quelli più fragili, quelli che sarebbero più ricchi spiritualmente. Caro Roberto, non suggerire la via sbagliata a tanti giovani. Tu sei un uomo coraggioso, hai affrontato la camorra. Insegnagli ad affrontere ogni giorno la vita con lo stesso coraggio».

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