mercoledì 19 febbraio 2025
FdI convoca la stampa per denunciare lo «scandalo» delle mascherine non idonee. FI: «No all'uso politico della commissione di inchiesta sulla pandemia»
Effetto “long Covid”: la maggioranza si spacca

Ansa

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Dopo la scaramuccia interna sulla sanatoria per le multe ai no-vax, il Covid-19 torna a dividere la maggioranza 5 anni dopo. Il terreno di scontro è la commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia e la nuova frattura si consuma tra il partito della premier e Forza Italia. A innescare la miccia è una conferenza stampa convocata da alcuni parlamentari di FdI che, senza concordare l’iniziativa, hanno pensato bene di diffondere il contenuto di una recente audizione.

«Sta emergendo uno scandalo» che «dimostra la sciatteria o la malafede di chi doveva garantire la sicurezza degli italiani», ma che invece - è l’accusa dei meloniani - «ha garantito tutt'altro». Il punto sarebbero gli «880 milioni di mascherine contraffatte, pagate 1,25 miliardi, acquistate dal commissario Arcuri a 3-4 volte il prezzo di mercato». Informazioni dedotte dall’audizione di Miguel Martina, già funzionario dell'Agenzia delle Dogane e dei monopoli, il quale, ha spiegato Alice Buonguerrieri, «ha confermato che le mascherine sono risultate non idonee e potenzialmente nocive per la salute». Lucio Malan, capogruppo FdI alla Camera, ha poi attaccato le opposizioni, il cui «atteggiamento ostruzionistico», fatto «più di interventi che di domande», è «una cosa insolita. Noi proseguiamo con determinazione. La presidente del Consiglio ha messo la commissione nelle sue dichiarazioni programmatiche alle Camere nel 2022 – ha continuato –. E in ottobre l'ufficio studi diretto da Francesco Filini produsse un approfondito dossier su cose già emerse: aspetti poco chiari, un uso disinvolto delle prerogative che furono date all'epoca». Insomma, ha concluso Malan, l’idea di facilitare i lavori di chi era chiamato alla gestione dell’emergenza «non è mai stata un'autorizzazione a fare quello che si vuole e a non fare i controlli di idoneità»; e «al di là delle questioni erariali, una mascherina non idonea negli ospedali non svolge la sua funzione».

La mossa di FdI non è piaciuta ai componenti di Forza Italia in commissione (Licia Ronzulli, Stefano Benigni e Annarita Patriarca), che in una nota congiunta hanno rappresentato la loro «sorpresa» nell’apprendere «dalle agenzie» i contenuti della conferenza stampa, peraltro resi noti «anticipando come già accertati e conclusivi i contenuti di alcune audizioni». Poi la stoccata finale: «Vorremmo ricordare che questa è una commissione d'inchiesta, non uno strumento ad uso di un singolo gruppo. Un organismo che è chiamato a mantenere uno sguardo obiettivo, svolgere audizioni, fare un'attività istruttoria e alla fine dei lavori, dopo un'accurata riflessione, ad approvare una relazione».

L’irritazione di FI non si è limitata a questo comunicato e ha trovato sfogo anche nell’odg firmato da Paolo Emilio Russo. La proposta, proprio in virtù delle norme che «abrogano le sanzioni pecuniarie per inosservanza dell'obbligo vaccinale e dispongono l'estinzione dei relativi procedimenti sanzionatori», impegna il governo a «individuare gli strumenti più adatti per riaffermare come priorità di sanità pubblica gli obiettivi del calendario vaccinale e del Piano nazionale di prevenzione».

Sul fronte politico va segnalata la reazione del Pd che, con una nota del presidente dei senatori, Francesco Boccia, e della senatrice Ylenia Zambito, ha definito «al limite del delinquenziale» l’idea di «tenere una conferenza stampa per commentare l'andamento dei lavori della stessa commissione». Mentre il senatore M5s Stefano Patuanelli ha parlato di una «maggioranza in frantumi, così come la credibilità di un carrozzone messo in piedi per regolamenti di conti e per fare propaganda».

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