martedì 10 ottobre 2017
Dopo la grande preghiera di sabato 7 ottobre, parla il portavoce della Conferenza episcopale polacca don Pawel Rytel-Andrianik: triste si strumentalizzi un momento di vera fede
Il Rosario in Polonia (Ansa)

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Sabato 7 ottobre si è svolta in Polonia una grande preghiera, con la recita del Rosario, per invocare la fedeltà del Paese e dell'Europa alle sue radici. L'evento è stato organizzato dalla fondazione SoloDioBastas, i vescovi polacchi hanno aderito con convinzione. Ecco cosa ne pensa il portavoce della Conferenza episcopale polacca.

«Al di là di ogni aspettativa. Al di là di ogni aspettativa degli organizzatori », ripete per due volte don Pawel Rytel-Andrianik, portavoce della Conferenza episcopale polacca. «È stato l’evento religioso più grande in Europa dopo la Giornata mondiale della gioventù del 2016». Un rosario che, secondo i vescovi polacchi, ha unito tutta la gente in Polonia, «non solo i suoi confini».

Don Pawel Rytel-Andrianik, lei conferma il sostegno della Conferenza episcopale polacca alla giornata di preghiera di sabato scorso?

Era una giornata di preghiera per la pace e questo risulta chiaramente dal sito ufficiale dell’iniziativa. È difficile immaginarsi che la Conferenza episcopale non appoggi una preghiera per la pace espressa nella Messa e nel Rosario.

La data scelta era l’anniversario della battaglia di Lepanto che evoca un assedio e lo slogan della manifestazione – «L’Europa rimanga l’Europa» – non sottintende pure un messaggio politico?

La data è quella della festa della Madonna del Rosario, scelta già da tempo, ma si voleva solo fare una preghiera per la pace. Non ho mai sentito lo slogan «L’Europa rimanga l’Europa» per questa preghiera del Rosario lungo i nostri confini e in tutto il Paese e quando ho parlato con gli organizzatori, ripeto, hanno sempre sottolineato che era una preghiera per la pace.

Una preghiera sui confini, mi conferma. Era la prima volta che si sceglieva questo luogo simbolico con dei luoghi dedicati alla preghiera?

I vescovi hanno sottolineato nel comunicato del segretariato della Conferenza episcopale polacca che era un preghiera non solo sui confini ma in tutto il Paese. L’e- vento più grande di preghiera dopo la Gmg. Ora la gente è rimasta sorpresa dalle interpretazioni fatte da alcuni media stranieri.

Sorpresi. Da che cosa?

Era una preghiera per la pace, tanti giovani vi hanno partecipato ed è pure diventato un evento mediatico sui social media.

Qualcuno ha parlato di un chiaro riferimento a una preghiera per «fermare l’islamizzazione dell’Europa». Lei ritiene che questa sia una interpretazione forzata? Durante tutta la giornata di sabato, non ha sentito nessun riferimento a questo tema?

Direi che questa è l’interpretazione forzata, ossia la strumentalizzazione dell’evento religioso.

Quindi sorpresi dalle interpretazioni. Ma non era ipotizzabile una strumentalizzazione politica di una iniziativa così?

Ci sono diverse iniziative dei laici. Questa era per la pace, perciò dispiace se uno mal interpreta questa iniziativa.

Quanti hanno partecipato? Un vostro comunicato riferisce di alcuni milioni...

Questa era la preghiera sia lungo i confini come in tutta la Polonia, a cui ha partecipato circa un milione di persone. E poi c’era la preghiera dentro il Paese, con il supporto pure di radio e tv: per questo diciamo alcuni milioni.

Sorpresi da tanta adesione popolare?

Ha davvero superato tutte le aspettative, si vedeva che la gente pregava veramente. È triste vedere ora queste strumentalizzazioni di questa preghiera in particolare di tanti giovani, di famiglie con bambini.

Pensate si possa diffondere questa preghiera in altri Paesi?

Alcuni lo pensano. È stata una preghiera semplice nel mese in Polonia dedicato in particolare al Rosario.

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