mercoledì 2 giugno 2010
L’Agenzia regionale per l’ambiente: scarti tossici e speciali finiscono nelle nostre discariche senza essere davvero smaltiti. Gli amministratori locali rassegnati e impotenti di fronte alle avvisaglie dell’ennesima crisi. «Scoppierà in estate». L’assessore all’Ambiente di Benevento: si continua a sversare come dieci anni fa.
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I più ottimisti prevedono la nuova emergenza rifiuti in Campania nella primavera del prossimo anno. Gli altri, i pessimisti o forse i più attenti, indicano invece l’inizio dell’emergenza per l’estate che si avvicina. Certo è che la crisi dei rifiuti nella regione non solo non è stata superata, come voleva imporre il decreto del 2008, ma non si avvia a soluzione, nonostante piani programmatici, riorganizzazioni e ristrutturazioni, resta militarizzata e con pochi fondi a disposizione. Lo ha riconosciuto lo stesso Guido Bertolaso ammettendo che la crisi dei rifiuti in Campania «non è risolta» e insistendo ancora una volta sulla necessità delle discariche, anzi di una discarica in particolare: quella che dovrebbe aprirsi in Cava Vitello a Terzigno, 3 milioni di metri cubi nel cuore del Parco nazionale del Vesuvio. La Regione ha speso 24mila euro per la campagna promozionale di incentivo al turismo vesuviano: in aperta contraddizione con il progetto della discarica più grande d’Europa, contro cui si è espressa anche l’europarlamentare olandese Judith Merkies, capo delegazione della Commissione Petizioni del Parlamento europeo. Questo mese si dovrebbe pronunciare, sia sulla discarica sul Vesuvio sia sul caos del ciclo dei rifiuti in Campania, la Commissione europea dopo l’ispezione lo scorso aprile della delegazione del Parlamento europeo. A rischio sono sempre i 500 milioni di euro, bloccati dopo le condanne inflitte all’Italia dalla Corte di Giustizia europea. Secondo un documento dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale la Campania produce 6 milioni e 880mila tonnellate di rifiuti all’anno, di cui 2 milioni e 800mila sono rifiuti solidi urbani e 4 milioni e 80mila rifiuti speciali. Di questi ultimi, 250mila tonnellate provengono da fuori regione. I rifiuti indifferenziati sono 2 milioni e 400mila tonnellate, mentre quelli ricavati dalla raccolta differenziata sono 400mila tonnellate. Dei primi sono smaltiti in Campania 2 milioni e 100mila tonnellate, fuori regione vanno 300mila tonnellate. Fuori regione verso gli impianti di compostaggio, di cui la Campania è priva, anche 130milioni di tonnellate di rifiuto umido. Un quadro che autorizza le visioni più pessimistiche come prova la decisione della Procura di Napoli di inviare alla Regione e al Ministero per l’ambiente la relazione del geologo Giovanni Balestri sull’area della discarica Resit, nel giuglianese, dove, secondo le rivelazioni del collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo, la camorra ha sversato per decenni veleni di ogni tipo e la relazione dell’esperto ha confermato che non solo la fertile terra ma anche la falde acquifere sono inquinate da sostanze cancerogene.I nodi della crisi cambiano di nome, ma restano in sostanza gli stessi. La cosiddetta provincializzazione della gestione del ciclo rifiuti - cioè ciascuna delle cinque province della regione dovrebbe essere autonoma e autosufficiente - in pratica non è mai stata avviata. Lo lamenta l’assessore all’ambiente della Provincia di Benevento Gianluca Aceto: nella discarica di Sant’Arcangelo Trimonte gli autocompattatori continuano a sversare i rifiuti di Napoli, allo stesso modo di come accadeva dieci e più anni fa e questo nonostante il capoluogo di regione abbia una sua discarica nel contestatissimo sito di Chiaiano, che aperta poco più di un anno fa si avvia ormai all’esaurimento. L’aumento del volume di rifiuti conferiti in discarica è dovuto in particolare all’interruzione, da aprile, di una delle tre linee "di fuoco" dell’inceneritore di Acerra, causa guasto nella camera di combustione. «Cercando di bruciare le false "eco balle" piene di ogni tipo di rifiuto , urbano, speciale, tossico, nocivo, sia ad alte che a medie che a basse temperature, si creano situazioni non controllabili di scorretta combustione che portano inevitabilmente ad una sola concentrica conseguenza: il danno alle griglie o alle camere di combustione», spiega Antonio Martella, tossicologo e componente esperto delle "Assise di Palazzo Marigliano", che continua: «Nessuno può pensare che "bruciare" ogni tipo di sostanza chimica, dagli acidi ai solventi che da decenni finiscono nei nostri rifiuti solidi urbani, nelle nostre discariche così come nelle nostre false eco balle, non lasci conseguenze persino alle altissime temperature che si realizzano nell’impianto di Acerra».
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