sabato 26 aprile 2025
Stretta di mano fra Trump e Von der Leyen. Il portavoce della presidente della Commissione Ue: hanno concordato di vedersi. Zelensky toglie per un giorno l'abito "da guerra". Biden in quarta fila
Stop alle guerre, l'ultimo messaggio ai "potenti"

Stefano Carofei / ipa-agency.net

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Eccola, allora, la fine di questo mondo per Francesco, a suo modo “parroco del mondo”. Sono qui, davanti alla semplice bara in noce, quei potenti della Terra che - chi più chi meno - poco hanno ascoltato la sua voce in questi 12 anni. L’hanno poco ascoltata in più ambiti, a partire dal più fragoroso: la pace. Ed ecco che l’applauso più forte dalla piazza, durante l’omelia, si leva proprio quando il cardinale decano Giovanni Battista Re ricorda la «pace implorata incessantemente» da papa Bergoglio e i suoi inviti «all’onesta trattativa per trovare le soluzioni possibili», evitando altre morti. Un altro applauso aveva significativamente accolto il presidente ucraino Volodymir Zelenski quando - smesso per una volta il verde militare, sostituito da camicia e giacca (con tasconi) nere - i maxi-schermi avevano rilanciato il suo ingresso in piazza.

Assieme alla foto del giorno, che fa già storia - Trump e Zelensky a tu per tu, seduti dentro la basilica -, questi applausi sono sul piano politico il momento più forte delle esequie. Il giorno atteso anche per l’inevitabile passerella dei leader del mondo, mai così tanti raccolti in poche centinaia di metri quadri sul lato sinistro del sagrato, come capita solo in queste occasioni solenni. Ed è a ben vedere - la pace prima di tutto - il lascito ideale del pontefice venuto dalle periferie di Buenos Aires, dove la lotta per sopravvivere non fa certo venir voglia di guerre da avviare. Ecco allora che tutto ruota, sotto il Cupolone, attorno all’attesa per segnali che indichino un “clima diverso” nel mondo. Anche per questo sono tanti anche i giornalisti politici presenti sul braccio di Carlo Magno, sopra il colonnato. Sin dalle prime ore del mattino quando si sparge la voce, dopo i dubbi della vigilia, che Zelensky è a Roma. In piazza il primo a presentarsi poco dopo le 9, in netto anticipo, è colui che, a sentire Trump, sarebbe uno dei responsabili della guerra: l’ex presidente Usa, l’82enne Joe Biden, quasi sorretto dalla moglie Jill e con un vistoso cerotto sulla mano destra. Evitato così lo “scomodo” incontro col suo successore, Biden ha tutto il tempo di sistemarsi in quarta fila, tre postazioni dietro The Donald.

Passano i minuti e s’infittiscono gli arrivi delle delegazioni ufficiali (alla fine oltre 160), a comporre un mosaico nero che cromaticamente si contrappone come sempre al rosso porpora dei cardinali, sui lati opposti rispetto all’altare, quasi in una mappa del potere che contrappone quello temporale a quello spirituale della Chiesa. Ecco arrivare Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, venuta a omaggiare quel Papa che nel 2016 fu insignito anche del premio europeo Carlo Magno. Scocca l’ora dei reali: ecco Felipe di Spagna con la consorte Letizia, quindi il principe Alberto di Monaco con la moglie Charlene (la più rigorosa nel rispettare l’etichetta, con tanto di velo nero in testa), Abdullah II di Giordania accompagnato da Rania, Carlo Gustavo di Svezia con la regina Silvia, Filippo e Matilde sovrani del Belgio, fino ai principi ereditari William per il Regno Unito e Mette-Marit per la Norvegia. Spunta anche una figura con un vistoso copricapo da nativi americani.

Alle 9 e 58, in leggero ritardo (e si capira' poi il perché, alla luce di quella foto), tutti i fotografi schizzano in piedi: fa ingresso Trump, il presidente Usa venuto «per il voto cattolico» come poco elegantemente aveva detto alla vigilia, mano nella mano con Melania in sobrio doppiopetto nero, seguito subito dopo dal presidente francese Emmanuel Macron, con Brigitte. E con lui, inevitabilmente, arrivano le sorprese. In primo luogo quella protocollare: alla fine i primi ministri (inclusa la nostra Giorgia Meloni, di nero vestita e con i capelli raccolti in uno chignon) finiscono in seconda fila e Trump si ritrova in prima (guidata, a partire da destra, dai due presidenti di Argentina e Italia, Javier Milei e Sergio Mattarella), tra Macron alla sua destra (i due si scambieranno poi il segno della pace) e il presidente estone e Felipe a sinistra. Anche l’abito è fuori dal coro: nella marea di nero spicca il suo completo blu cobalto, uno strappo al “dress code”. Ondeggiano le file dei “potenti”. E si materializza un altro dei momenti più attesi: al leader degli States si avvicina Von der Leyen, per una stretta di mano che la presidente europea posta poco dopo sui social. Il tempo solo di qualche battuta. «Ho avuto buoni scambi con alcuni leader alle esequie», scrive più tardi, e il suo portavoce aggiunge che i due «hanno concordato d’incontrarsi». Non ieri, non era il caso, anche perché la materia incandescente - i dazi commerciali - richiede il tempo necessario. È un sospiro di sollievo anche per la premier Meloni, che nei giorni scorsi aveva temuto il materializzarsi di un faccia a faccia al posto di quel vertice Ue-Usa per il quale lei si è spesa nel viaggio a Washington.

Il rito si dipana lungo due ore, fra il canto del Sanctus e l’ultima commendatio e valedictio, i momenti che segnano il commiato al defunto. In quel momento si alza anche un vento che torna per qualche istante a far sfogliare il Vangelo adagiato sulla bara, come quel giorno del 2005 ad altre esequie, quelle di Giovanni Paolo II nel 2005. Nei posti istituzionali folto è anche il gruppo di politici nostrani: molti i ministri (alla fine ci sono tutti e due i vicepremier, Tajani e Salvini, poi Giorgetti, Urso, Lollobrigida, Valditara e Bernini), i presidenti delle due Camere, La Russa e Fontana, e gli ultimi quattro premier, a partire da Renzi (caloroso il suo saluto con Macron) e Gentiloni e con la curiosità di Conte e Draghi che si ritrovano fianco a fianco. A messa finita, un momento d’imbarazzo per la premier: nello sciamare verso l'uscita è stoppata per un attimo dalla scorta di Trump. È il tempo dei saluti, rapidi per questa sorta di assemblea Onu ristretta nel tempo. Il sole si offusca un po’. Resta, visto dall’alto del sagrato, la magnificenza prospettica di Roma, fino al Tevere laggiù. Sperando che, all’orizzonte di questi funerali, maturi fra i “potenti” un qualche frutto che dia concretezza ai tanti messaggi lasciati da un Papa che ha sempre invitato tutti a «dialogare, dialogare».

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