
La Basilica di Santa Maria Maggiore, dove riposerà papa Francesco - Ansa
Con il suo mazzo di rose bianche, ancora una volta lo aveva visto arrivare dalla via della sua vita senza confini. Era l’ultima vigilia per lui di una Domenica delle Palme. Portato lungo via Merulana, oggi Francesco percorre il suo ultimo tratto di strada per riposare accanto a Maria Salus Populi Romani, nella Betlemme di Roma. Nella terra, come in una culla, in quel marmo che viene dalla terra dei suoi avi materni. Francesco ritorna ora per sempre alla casa della Madre.
A Santa Maria Maggiore, il più antico Santuario mariano dell’intero Occidente, in questa antichissima domus Marie costruita subito dopo il Concilio di Efeso che nel 431 aveva definito la divina maternità di Maria, e che unisce popolo e Papi, Francesco è stato legato da sempre, anche da prima di diventare Pontefice. E da Maria Salus Populi Romani, già a poche ore dalla sua elezione volle andare, per mettere sotto la Sua benedizione il ministero ricevuto. Ricordo quando la mattina di quel 14 marzo 2013 fece quel gesto significativo di affidamento, gesto che s’inseriva con semplicità nella secolare tradizione della Chiesa di Roma: perché un pontificato affidato alla Salus Populi Romani è un pontificato consacrato alla Salus Ecclesiae di cui il popolo dei fedeli è parte. A Maria Salus Populi Romani è infatti storicamente legato sia il Vescovo di Roma, sia «il santo popolo fedele di Dio» che la invoca particolarmente nei pericoli, nelle calamità, nelle guerre. «Un legame senza soluzione di continuità» di cui ci aveva parlato prima ancora di diventare Papa, nelle sue visite alla nostra famiglia giusto lungo quella direzione, a pochi passi da Santa Maria Maggiore.
Un legame da cui traspariva un forte legame mistico fatto di un colloquio continuo, che dovrà essere approfondito nella sua spiritualità mariana e che nel corso del pontificato ha continuato ad esprimere, suggellando non solo ogni partenza e ogni ritorno dai suoi viaggi apostolici con una visita. Così il suo «vado da Lei» lo ha disposto fino alla fino alla fine: «Vicino a Lei ho disposto di rimanere nel mio ultimo viaggio». Proprio «in questa Basilica, dove Benedetto XV volle anche la bianca statua della Vergine Maria Regina della Pace, con il braccio sinistro alzato per implorare la fine delle guerre che insanguinano il mondo», come mi ha lasciato scritto per un itinerario da pellegrino a Roma. «Perciò, chiedo che le mie spoglie mortali riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica papale di Santa Maria Maggiore – come ha scritto nel suo testamento – desidero che il mio ultimo viaggio terreno si concluda proprio in questo antichissimo santuario mariano dove mi recavo per la preghiera all’inizio e al termine di ogni viaggio apostolico ad affidare fiduciosamente le mie intenzioni alla Madre Immacolata e ringraziarLa per la docile e materna cura». Per Francesco la madre, come figura della Chiesa «una delle immagini più usate dai Padri della Chiesa nei primi secoli... è tra le immagini più belle che il Concilio ha scelto per farci capire meglio la natura della Chiesa». Ma il vincolo per il Papa gesuita si era fatto ancora più intenso perché suggellato anche dalla sua personale devozione sul modello di sant’Ignazio di Loyola, che alla particolare protezione della Theotokos aveva affidato la missione della nascente Compagnia di Gesù. La Basilica dedicata alla Madre di Dio aveva infatti esercitato nell’animo del fondatore della Compagnia un fascino tutto particolare nel quale si era espressa la personale devozione del santo verso la Salus Populi Romani, presso la quale il santo aveva voluto celebrare la sua prima Messa nella Notte di Natale. I suoi biografi attribuiscono il fatto alla sua particolare devozione ma affermano che l’origine di quella particolare venerazione fu un segreto che Lojola non volle rivelare mai a nessuno. E fu lui ad ottenere per la prima volta dal Pontefice il permesso di riprodurla e che fece diffondere in tutto il mondo dai suoi missionari. Fino in Cina.
Nella narrazione delle vicende della missione del padre Matteo Ricci, sono ricordati alcuni altri episodi rivelatori della presente devozione popolare verso l’antica immagine di Maria e della capillare diffusione del dipinto attraverso le stampe nel Celeste Impero. Tra questi episodi quello di un’intera famiglia cinese che si convertì al cristianesimo, perché il felice esito di un difficile parto fu attribuito all’intercessione di Maria la cui immagine era stata donata alla famiglia da un missionario della Compagnia. Così che anche la Cina attraverso la sacra effigie del popolo romano si apriva al culto di Maria, Madre di Dio. Di questo parlai con papa Francesco dal ritorno del viaggio che feci in Cina nel luglio del 2023, nel quale ebbi la possibilità di visitare anche alcuni luoghi della memoria del gesuita missionario Matteo Ricci. Portai a papa Francesco la copia di un’immagine che con sorpresa trovai nella prima casa costruita da Matteo Ricci a 150 chilometri da Canton nel sud della Cina, che riproduceva una copia della Salus Populi Romani, e che sorprendentemente era stata custodita per più cinquecento anni. Ricordo la grande attenzione del Papa mentre raccontavo queste cose e la cura per questa immagine della Salus ritrovata in Cina. Forse ora che le è accanto potrà intraprendere quel viaggio, rimasto incompiuto e tanto desiderato.