mercoledì 19 settembre 2012
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​Gli incendi in Toscana, come nella terra dei fuochi partenopea. E gli affari nelle Marche, dove la "munnezza" parte per mezza Italia.Le indagini sul business dei rifiuti non mancano di sorprendere. A Prato, nel cuore del distretto tessile sempre meno italiano e sempre più cinese, si indaga da un anno su strani incendi nei pressi delle periferie industriali. Sarebbe stata la Eurotess di Montemurlo (Prato), che si occupa di recupero di rifiuti tessili, la ’’base operativa’’ del traffico di stracci che ha portato all’esecuzione di 17 ordini di custodia cautelare nei confronti di imprenditori, commercianti, trasportatori e intermediari. Sulla carta, spiegano gli investigatori, Eurotess avrebbe dovuto trattare gli indumenti da destinare poi alla vendita al dettaglio. L’impianto pero’ si sarebbe limitato «a falsificare una serie di documenti per far figurare il passaggio del rifiuto» nello stabilimento «quando, in realtà, esso arrivava direttamente a ditte non autorizzate a trattare rifiuti che, dopo sommaria cernita, reimmettevano sul mercato i pezzi più appetibili, provvedendo a smaltire illecitamente la parte non riutilizzabile contribuendo ad alimentare il degrado del territorio con pratiche, come quella dell’incendio di stracci lungo la pubblica via, tristemente note in Campania».In realtà gli scarti dati alle fiamme poco lontano dalle colline fiorentine sarebbero quanto non si riusciva a spedire in Campania, dove i referenti del clan Birra-Iacominosi si occupano dello "smaltimento" a cielo aperto.Uno dei crocevia delle rotte dei veleni sono le Marche, dove i Carabinieri continuano a lavorare sulle ramificazioni di una organizzazione criminale con base nell’anconetano e diramazioni in Campania, Lombardia, Puglia, Abruzzo, Lazio e Sicilia. Negli ultimi anni sono state avviate nella regione 17 inchieste che hanno prodotto 37 arresti, 500 denunce e 63 aziende coinvolte. Anche in questi casi gli investigatori non hanno scoperto solo le scorie spedite verso Campania e Puglia, ma spedizioni sospette verso Bulgaria, Germania, Ungheria e alcuni porti africani.I carabinieri del Nucleo operativo ecologico hanno scoperto un traffico di veleni camuffati da prodotti commerciali, tra cui scarti dal petrolchimico siciliano di Gela, fanghi e altre sostanze tossico nocive provenienti da impianti industriali.
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