mercoledì 28 febbraio 2024
La svolta quasi sette anni dopo. Il governo, che si era costituito parte civile, abbandona l’aula. I legali della Ong tedesca: non funziona così lo stato di diritto
Uno striscione apparso nel 2018 per chiedere il dissequestro della Iuventa, la nave sequestrata dopo aver effettuato soccorsi in mare

Uno striscione apparso nel 2018 per chiedere il dissequestro della Iuventa, la nave sequestrata dopo aver effettuato soccorsi in mare - Ansa

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Dopo quasi 7 anni dall'inizio del procedimento, la procura di Trapani cambia idea e chiede l'archiviazione per i quattro membri dell'equipaggio di Iuventa, la nave dell'Ong tedesca Jugend Rettet, accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, oltre al dissequestro della nave. A sua volta il governo italiano, che si era costituito parte civile e aveva chiesto un risarcimento, si è rimesso alla decisione del tribunale e ha abbandonato l'udienza svoltasi ieri. È andato in scena mercoledì l’ultimo atto di quello che le organizzazioni non governative hanno definito come «il più imponente e costoso» dei procedimenti intentati contro i soggetti che si occupano di soccorso in mare.

Il caso Iuventa nasce nell’estate del 2017, quando l’allora governo guidato da Paolo Gentiloni, con ministro dell’Interno Marco Minniti, vara il cosiddetto “codice di condotta” per le Ong impegnate nel soccorso in mare. La Ong, tedesca, insieme ad altre organizzazioni, non firma e il successivo 2 agosto viene sottoposta a sequestro per «assistenza alla migrazione illegale» e collusione con i trafficanti, durante tre diverse operazioni di salvataggio avvenute durante il 2016 e il 2017. «Ci sono gravi indizi di colpevolezza» disse l’allora procuratore Ambrogio Cartosio. La Procura di Trapani ha chiesto ieri il non luogo a procedere, perché il fatto non costituisce reato. Il giudice si è riservato la decisione. Secondo l’accusa gli indagati non avrebbero prestato soccorso ai profughi ma avrebbero fatto loro da tramite, trasbordandoli dalle navi dei trafficanti libici e consentendo poi agli stessi, una volta presi a bordo i migranti, di tornare indietro indisturbati.

Immediata la reazione della società civile, accusata per anni, anche con i governi successivi, da forze come la Lega, Fratelli d’Italia e lo stesso Movimento 5 Stelle, di agire come “taxi” del mare. «La Iuventa non avrebbe mai dovuto essere confiscata - ha affermato Sascha Girke, imputato di Iuventa - e le persone non sarebbero dovute essere lasciate a morire. Ora il tribunale di Trapani ha l’opportunità di fermare il tossico effetto di questa criminalizzazione della solidarietà, una situazione che non avrebbe mai dovuto essere permessa». Per un’altra imputata, Kathrin Schmidt, «dobbiamo essere chiari: le persone in movimento continuano ad affrontare una repressione sistematica e incarcerazioni di massa. Nessuno sarà libero finché tutti saranno liberi».

L’accusa, hanno spiegato i legali della difesa, ha «ammesso la mancanza di credibilità dei principali testimoni e l’assenza di prove che dimostrino l’esistenza di un illecito da parte degli imputati». Gli avvocati hanno ricordato peraltro di aver presentato una mozione già nel 2019, chiedendo l’archiviazione dell’indagine, fornendo «tutte le prove e il materiale su cui l’accusa sta ora basando la propria decisione, a distanza di anni. Mi sento - ha detto Dariush Beigui, uno degli imputati - sollevato e triste allo stesso tempo. Se la Procura avesse esaminato le prove fin dall’inizio, non sarebbe mai stata autorizzata a sequestrare la Iuventa e ci sarebbero stati risparmiati 7 anni di stress. Un occhio piange, l’altro ride»

«Siamo soddisfatti» ha detto Francesca Cancellaro, legale degli imputat, ma «non è così che funziona uno stato di diritto. Le accuse dovrebbero essere formulate solo dopo un’indagine approfondita e la raccolta di tutte le prove disponibili. Iniziare un processo senza le dovute basi è ingiusto e comporta un onere indebito per gli imputati».

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