giovedì 29 aprile 2010
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Èiniziata ieri all’ospedale di Cosenza, dopo il conferimento dell’incarico peritale al professor Francesco Introna, anatomopatologo dell’Università di Bari, e proseguirà domani mattina all’Istituto di medicina legale del Policlinico di Bari alla presenza dei consulenti nominati dalle parti, l’autopsia sul bambino sopravvissuto all’aborto e morto dopo quasi due giorni, all’ospedale di Rossano Calabro (Cosenza). Dalla settimana prossima invece saranno al lavoro gli ispettori inviati dal ministero della Salute. La comunità è ancora scossa dopo che il cappellano dell’ospedale, don Antonio Martello, ha ritrovato il bimbo ancora in vita, nonostante fosse stato abbandonato da 24 ore dopo un’interruzione di gravidanza alla 22ª settimana. Una vicenda sulla quale la magistratura sta indagando; sono già stati inviati alcuni avvisi di garanzia e l’ipotesi è quella di omicidio volontario.Il vescovo Santo Marcianò, da sempre impegnato a difendere e promuovere la vita – ne è la prova il centro di pastorale della vita da lui creato in diocesi – ha denunciato la gravità di quanto accaduto. «Il caso – sottolinea il presule – deve portare a riflettere sulla drammaticità dell’aborto in quanto soppressione di un essere umano e, nello specifico, sull’illiceità del definirlo "terapeutico". In quanto tale, infatti, non rappresenta una cura ma, semmai, rafforza quella mentalità eugenetica dilagante che aumenta il ricorso all’aborto stesso».La difesa della vita in tutte le sue manifestazioni, si legge in una nota diffusa ieri dalla curia di Rossano-Cariati, rimane scelta prioritaria di questa Chiesa locale. In tale prospettiva nei prossimi giorni è in programma il 6 maggio a Terranova di Sibari un convegno su: «Il rispetto della vita e la tutela della maternità», cui prenderà parte Sabrina Pietrangeli, dell’associazione «Quercia millenaria», a tutela della maternità e della vita nascente, soprattutto in casi di malformazioni del feto. Il 9 maggio si terrà la festa giovani diocesana, nell’ambito della quale darà la sua testimonianza Giuseppe Noia, responsabile del Centro di diagnosi e terapia fetale del Policlinico Gemelli di Roma.
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