martedì 8 gennaio 2019
In ostaggio in mare le navi delle Ong da 17 giorni, ma c’è un altro problema: Malta insiste per aggiungere al conto dei 49 anche i 250 già sbarcati nell'isola in precedenza. L'Italia dice no
Le due navi delle ong tedesche, la Sea Eye con la "Professor Albrecht Penck" e la Sea-Watch 3 (Ansa)

Le due navi delle ong tedesche, la Sea Eye con la "Professor Albrecht Penck" e la Sea-Watch 3 (Ansa)

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La questione migranti - secondo le odierne agenzie stampa - sarebbe sul tavolo del Consiglio dei ministri degli Affari generali Ue a Bruxelles, ma una smentita è arrivata dal ministro degli Esteri: "Può darsi che venga evocata, ma non è detto che se ne debba discutere". Così Enzo Moavero Milanesi sulla vicenda delle persone salvate e ancora bloccate in mare a bordo delle navi delle due Ong tedesche, Sea Watch e Sea Eye.

La soluzione ancora non c’è, ma il lavorìo per trovarla è intensissimo. La Commissione Europea non ha i poteri giuridici per organizzare e tanto meno imporre una redistribuzione dei migranti salvati, sta però cercando di fare il massimo per un minimo di coordinamento. «Stiamo consumando i telefoni. Ci sono stati intensi contatti anche durante il fine settimana» ha detto Margaritis Schinas, capo portavoce dell’esecutivo Ue. «Accogliamo con favore le parole di papa Francesco che pubblicamente ha chiesto che si trovi una via d’uscita il prima possibile» ha sottolineato. «Il commissario alla Migrazione Dimitris Avramopoulos – ha aggiunto – sollecita maggiore solidarietà».

Della questione, per una ventina di minuti, ha parlato lunedì pomeriggio la Commissione con gli ambasciatori dei Ventotto nel quadro del Coreper. Una discussione vivace, raccontano, che non ha portato allo sblocco ma almeno si è potuto fare la «conta» dei Paesi disponibili a prendere i 49 migranti bloccati sulla Sea Watch 3 e la Professor Albrecht Penk dell’Ong See Eye. Si parla di Germania, Francia, Olanda, Portogallo, Lussemburgo, Irlanda, Romania, Malta e la stessa Italia. Anche la Spagna è solidale, ma ricorda che a dicembre, ha dovuto accogliere 304 migranti irregolari provenienti dal Marocco. A fare fuoco e fiamme è invece l’Ungheria, che insiste che qualsiasi redistribuzione di migranti costituirebbe un fattore di «richiamo» di altre partenze dalla Libia.

C’è però anche un altro problema: Malta insiste per aggiungere al conto dei 49 anche i 250 già sbarcati nell’isola in precedenza. Su questo molti, a cominciare dall’Italia, non sono d’accordo. Germania e Francia invece hanno messo a disposizione posti anche per questi altri migranti. In totale secondo fonti diplomatiche le offerte sul tavolo coprono circa 150 posti.

Sullo sfondo, la consapevolezza che non si può continuare a muoversi nella logica dell’emergenza ogni volta che si affaccia una nave carica di migranti. La Commissione già a luglio ha proposto un meccanismo provvisorio di coordinamento, con una forma di redistribuzione dei migranti salvati in Stati membri Ue disponibili, in attesa dell’ostica riforma del regolamento di Dublino sull’asilo. Anche Berlino, ha detto il portavoce della cancelliera Angela Merkel, Steffen Seibert, vuole «una soluzione durevole, europea, solidale. E non ogni volta un nuovo negoziato per ogni nuova nave con profughi a bordo quando si avvicina ad un porto del Mediterraneo». L’Italia è favorevole ma chiede che il meccanismo parli anche della ripartizione dei porti di sbarco (ma qui è isolata), e che oggetto di redistribuzione siano tutti i migranti salvati e non solo quelli più vulnerabili. Contrarissime, al solito, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca.

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