martedì 6 maggio 2014
«Spero che non siano costretti i nostri fedeli ad assistere al mortificante spettacolo di vecchi e sospetti collateralismi con candidati, con partiti o movimenti politici». Anche don Luigi Ciotti all'incontro a Cassano all’Jonio.
COMMENTA E CONDIVIDI
«Spero di non essere costretto, e soprattutto spero che non siano costretti i nostri fedeli, ad assistere al mortificante spettacolo di vecchi e sospetti collateralismi con candidati, con partiti o movimenti politici». Lo ha detto il vescovo di Cassano all’Jonio e segretario della Conferenza episcopale italiano, monsignor Nunzio Galantino, in vista della prossima tornata elettorale che interesserà, oltre al Parlamento Europeo, anche alcune amministrazioni comunali della diocesi calabresi.«È bene che sappiamo, una volta per tutte – ha aggiunto Galantino – che chiunque vede il vescovo o un sacerdote impegnarsi nell’orientare o influenzare il voto, ipotizza una sola cosa: l’interesse personale o la ricerca di favoritismi di varia natura. Preferisco che non si realizzino opere ex novo o che non si sistemino strutture se questa deve essere la contropartita diretta o indiretta di un impegno diretto di noi sacerdoti durante le elezioni, a favore di Tizio o di Caio. Noi cristiani, sacerdoti e laici – ha detto ancora il presule – dobbiamo dare un forte contributo per evitare gli eccessi, le divisioni, i rancori nelle nostre comunità e tra le famiglie. È triste e crea scandalo dover registrare prese di posizioni pubbliche che contribuiscono a separare piuttosto che ad unire».«Aiutiamo e formiamo i nostri laici – ha concluso Galantino – a considerare la politica come la forma più alta di carità. Aiutiamoli e formiamoli a maturare nel bene comune, come ci chiede la Dottrina sociale della Chiesa. Incoraggiamoli a competere e a spendersi per creare condizioni di vivibilità nel nostro territorio, avendo a cuore il rispetto della persona, della legalità e dell’educazione alla "vita buona del Vangelo"».E a proposito di legalità. Domenica, in una gremita cattedrale di Cassano, monsignor Galantino ha promosso una serata di riflessione con don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera (Associazione, nomi e numeri contro le mafie). Si è trattato del primo degli incontri in preparazione alla visita, il 21 giugno a Cassano, di Papa Francesco. Rispetto alla vista, ha riferito Galantino, «l’unica anticipazione che posso darvi è che il Papa arriverà la mattina del 21 giugno e che resterà tutta la giornata con noi. Quanto poi al programma abbiamo fatto delle ipotesi. Adesso bisogna  verificare i percorsi, verificare i tempi». Ieri mattina, c’è stato un sopralluogo della Commissione della prefettura della Casa pontificia, guidata da monsignor Leonardo Sapienza, alla quale è demandato, tra gli altri, il compito di disporre i preparativi necessari ed opportuni ogni volta che il Pontefice viaggia. Nel corso dell’appuntamento di domenica, Galantino ha proprio voluto richiamare l’enciclica dei gesti scritta quotidianamente dal Santo Padre.«Calabresi è il nome di un popolo, no di un clan – ha poi detto don Ciotti, scuotendo le coscienze della comunità diocesana –. Dove c’è povertà materiale e culturale si prepara il terreno alle mafie. C’è bisogno di cultura per dare la sveglia alle coscienze. In Calabria – ha aggiunto – ho incontrato delle persone meravigliose come voi stasera: questo vi fa onore e ci fa credere che è possibile voltare pagina». Il sacerdote ha quindi indicato nell’Azione cattolica il più grande amore della sua adolescenza, ripercorso la sua storia, prima di ragazzo in conflitto con la Chiesa, e poi di uomo di Dio sulla strada, richiamando gli interventi iniziali contro devianze e povertà, fino all’impegno contro le mafie. «Quando viene calpestata la libertà e la dignità delle persone, la Chiesa e quindi tutti i cristiani ma non solo, siamo chiamati a una denuncia, vera, seria, coraggiosa. Dobbiamo fare bene il bene. E soprattutto, oggi più che mai, siamo chiamati ad imparare ad avere il coraggio di sconfiggere una malattia mortale che è la rassegnazione, che è la delega. Non c’è un’età per mettersi in gioco. È il noi che vince e la speranza ha bisogno di ciascuno di noi», ha proseguito don Ciotti, invitando a bandire rassegnazione e teste basse. «Offriamo una risposta corale con la vita quotidiana. Abbiamo solo questa vita per amare, amarci, saldare la terra con il cielo e vivere la profezia del tempo che è vivere il nostro tempo con responsabilità civile, facendo come cristiani società con Dio, chiamati a essere corresponsabili del cambiamento possibile. Le mafie – ha evidenziato – temono la Chiesa che annuncia la Verità», ricordando don Peppe Diana, il beato Pino Pugliesi e don Cesare Boschin.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: