martedì 29 gennaio 2019
Ai funerali dell'esponente Dc, fondatore della Protezione civile, anche mattarella e Conte. L'omelia dell'arcivescovo Delpini
L'addio a Zamberletti, «si è preso cura delle ferite dell'umanità»
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"Noi siamo qui a tributare il nostro omaggio, a esprimere la nostra gratitudine, a condividere una preghiera per un uomo che si è curato delle ferite dell'umanità". È questo un passaggio dell'omelia che l'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha pronunciato stamani nella basilica di San Vittore di Varese per i funerali di Stato Giuseppe Zamberletti, il 'padre' della Protezione civile morto sabato scorso all'età di 85 anni.

Alle esequie hanno partecipato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il premier Giuseppe Conte, insieme a tantissime altre autorità ."Ha sofferto - ha proseguito l'arcivescovo di Milano - le ferite degli anni tribolati del terrorismo, e in particolare della drammatica vicenda di Aldo Moro, amico e compagno di partito; ha sofferto le ferite della terra devastata, dei terremoti disastrosi. L'intraprendenza e la determinazione, la lungimiranza e la fiducia nell'umanità dell'onorevole Zamberletti hanno dato vita a un sistema di cura per le disgrazie nazionali che hanno offerto l'occasione alle istituzioni e alla società civile, alle forze dell'ordine e ai volontari per esprimere il meglio di sé".

"Le ferite - ha aggiunto - restano dolorose, le morti restano irreparabili, ma i cuori generosi, la società nelle sue espressioni migliori proprio per chinarsi sulle ferite della terra e della gente ha saputo mobilitarsi, sentirsi fiera di contribuire al soccorso, rendersi disponibile per sacrifici e fatiche con la sola gratificazione di aver restituito speranza, sorrisi, voglia di vivere e gusto di vivere insieme a gente travolta talora da forze incontrollabili della natura, talora vittima dell'ottusità e dell'imprudenza".

"L'on Zamberletti resta identificato con la Protezione civile, un modello organizzativo di alta qualità e di ideali affascinanti. In questo ultimo saluto - ha proseguito Delpini - lo sentiamo non solo un benemerito del passato, ma un discepolo che ha seguito Gesù e ha imparato e ha insegnato che sulle ferite umane si devono chinare gli uomini e che in questo prendersi cura degli altri, dei fratelli feriti e tribolati, diventiamo uomini migliori e il meglio di noi stessi diventa motivo di speranza per l'umanità, come se, in qualche modo, anche dalle ferite della storia escano sangue e acqua, una vita nuova".

Uomini e donne della Protezione civile, della Croce Rossa e del Soccorso alpino, gonfaloni dei Comuni della Provincia di Varese e di Bergamo, del Friuli e dell'Irpinia e semplici cittadini si sono riuniti nella piazza della Basilica di San Vittore. Ad accogliere il feretro anche il picchetto delle forze dell'ordine, con bersaglieri, polizia, carabinieri e Guardia di finanza.

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