martedì 19 ottobre 2021
La procura di Firenze ipotizza il finanziamento illecito ai partiti: 3,5 milioni di euro transitati dall'ente verso la corrente renziana. L'avvocato del leader di Iv: «Ora la palla passa alle difese».
Matteo Renzi con Marco Carrai nel 2014

Matteo Renzi con Marco Carrai nel 2014 - Archivio Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Con 15 avvisi di chiusura delle indagini (11 consegnati a persone fisiche e 4 ad altrettante società), firmati dal procuratore aggiunto Luca Turco e dal sostituto Antonio Anastasi, la Procura di Firenze ha chiuso l’inchiesta per l’ipotesi di finanziamento illecito ai partiti, in merito alle attività della fondazione Open fra il 2014 e il 2018.

All’allora esponente del Pd e attuale leader di Iv Matteo Renzi e ai deputati Maria Elena Boschi (Iv) e Luca Lotti (Pd) viene contestato il reato di finanziamento illecito ai partiti. Secondo l’accusa nelle casse di Open, usata come una articolazione di partito, sarebbero transitati oltre 3,5 milioni di euro, poi utilizzati anche per finanziare eventi come le kermesse alla Stazione Leopolda. E Renzi, si sostiene nell’avviso di chiusura indagini, avrebbe agito come direttore "di fatto" della fondazione.

«Ora la palla passa alle difese», fa sapere l’avvocato Federico Bagattini, uno dei legali di Renzi. Poi, in serata, parla il leader di Italia Viva: «Dopo due anni di incessanti indagini, perquisizioni giudicate illegittime dalla Cassazione, veline illegalmente passate ai giornali, finisce il monologo dell’accusa. Si passa dalla fogna giustizialista alla civiltà del dibattimento». Renzi lamenta uno «sconfinamento dei giudici in politica». La Leopolda, argomenta, «non era la manifestazione di una corrente o di una parte del Pd, ma un luogo di libertà, senza bandiere e con tutti i finanziamenti previsti dalla legge sulle fondazioni». Insomma, insiste Renzi, «quando il giudice penale vuole decidere le forme della politica, siamo davanti a uno sconfinamento pericoloso per la separazione dei poteri. Loro vogliono un processo politico alla politica. Noi chiederemo giustizia nelle aule della giustizia».

Fra gli indagati figurano l’ex presidente di Open Alberto Bianchi e Marco Carrai, imprenditore esperto di cybersecurity e componente del consiglio direttivo della fondazione. Ad altri vengono contestati, oltre al finanziamento illecito, i reati di corruzione, riciclaggio, traffico di influenze. L’ex ministro Lotti, ad esempio, dovrà difendersi anche dall’accusa di corruzione: per i pm, si sarebbe adoperato affinché in Parlamento venissero approvate disposizioni normative favorevoli al concessionario autostradale Toto Costruzioni Spa, in cambio di finanziamenti per Open. L’accusa sostiene che il gruppo Toto abbia versato al presidente-avvocato Bianchi, a fronte di una prestazione professionale fittizia, 800mila euro, di cui 200mila girati a Open e altri 200mila al Comitato per il Sì al referendum costituzionale.

Chiuse le indagini, toccherà ora alla procura decidere se richiedere per gli indagati al tribunale di Firenze il rinvio al giudizio o l’archiviazione. Ieri intanto, per la terza volta, i giudici del Riesame hanno confermato il sequestro dei documenti dello stesso Carrai, eseguito dagli inquirenti nel novembre 2019.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: