sabato 31 dicembre 2016
Il ministro Costa: sarà misura ancora più efficace di bonus e voucher. E avverte: la lotta alla povertà è priorità nell’agenda di questo governo
Il ministro Costa: «Fattore Famiglia per l'Irpef 2018»
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Gli occhi di Enrico Costa sono fermi su una serie di tabelle. Dietro i numeri c’è la fotografia di un’Italia che soffre. Dietro i grafici si coglie tutta la drammaticità dell’emergenza povertà. «Le famiglie hanno pagato tanto, troppo, il peso della crisi. Quelle povere e numerose più delle altre». Una pausa leggera precede il messaggio destinato al Paese. «Ora serve quel segnale che abbiamo promesso», azzarda il ministro. Segnale? «Sì, segnale. L’Irpef andrà rimodulato tenendo conto del fattore famiglia». Sfidiamo Costa: è un progetto più volte ipotizzato e mai realizzato, perchè crederle? «Perchè lo abbiamo promesso. È fondamentale, è decisivo, dare un segnale politico. E la sede per trasformare propositi in misure sarà la prossima legge di stabilità ». Il ministro della Famiglia capisce che sono tante le variabili che impongono prudenza. Sa che a giugno questo governo potrebbe non esistere più. Ma guarda comunque avanti e scommette su questo obiettivo. «Io sono obbligato a lavorare con un orizzonte preciso. Con una prospettiva. Sono obbligato a parlare con il calendario spostato alla prossima legge di stabilità. È mio dovere essere onesto, dire le cose come stanno, evitare improvvisazioni. Se poi si dovesse votare, spero e credo che il lavoro mio e del mio partito possa essere un patrimonio di idee da cui ripartire nella prossima legislatura».

Sia onesto: ci crede davvero?
La famiglia non può più essere un soggetto neutro rispetto al fisco. Serve un cambio di orizzonte, di mentalità. Inserire il fattore famiglia non è un favore, non è una concessione; è solo una scelta di profonda equità. E ragionare senza tenerne conto vuol dire solo determinare una profonda ingiustizia. Deve valere per Gentiloni e Costa e dovrà valere per chi arriverà dopo di noi.

Proprio Gentiloni, e anche il ministro dell’Economia Padoan, sono però molto meno netti.
Hanno chiaro come me il ruolo decisivo della famiglia nella società. Anche Renzi era deciso a muoversi in una direzione precisa: non si possono non riconoscere gli sforzi fatti dalle famiglie, i loro sacrifici, il loro apporto a un’Italia che ancora fatica.

Spesso è mancato proprio questo riconoscimento.
Io sono determinato, il mio partito, Ncd, è determinato. Vogliamo dare un segnale che io spiegherei con parole semplici: lasciare più soldi nelle tasche delle famiglie. Sarà una scelta forte e molto liberale.

Prima obiezione: i soldi ci saranno?
Nel governo sta passando la consapevolezza che ogni euro lasciato nelle tasche delle famiglie avrebbe un ritorno in termini di crescita e di sviluppo. L’Irpef rimodulato tenendo conto del fattore famiglia determina un meccanismo virtuoso. La misura, vista in un ottica di prospettiva, garantisce un segno più. È una scelta ancora più efficace rispetto ai voucher e ai bonus.

Provi a essere più preciso: che cifra verrà stanziata? Come verrà ripartita?
No, mi fermo qui. Per ora indichiamo una scelta politica e un momento preciso per realizzarla. Per il resto serve un di più di riflessione che invece spesso è mancata in troppe scelte di troppi governi. Spesso è mancato un piano pluriennale, una riforma strutturale. Spesso si è puntato su misure spot, su misure slegate da una prospettiva. Non può essere più così. Le nostre scelte per sostenere la natalità come mamma domanie il bonus asilo nidosono misure che resteranno per sempre nel nostro welfare.

I cittadini, soprattutto quelli che se la passano male, continuano a guardare con diffidenza le scelte dei partiti.
Gli sforzi di oggi non daranno risultati in un anno, ma avere il coraggio di scommettere sui tempi medio-lunghi è politica seria. Non serve la bacchetta magica, bisogna solo lavorare bene. Quando sono arrivato al ministero ho chiesto di capire cosa si era detto e fatto su povertà, natalità, famiglia... Mi hanno portato un libro di misure. Tante idee ma sganciate da una politica complessiva. Bisogna invece ragionare sul quadro d’insieme. Capire, ad esempio, che l’emergenza natalità è drammatica: nel 2015 sono nati 485 mila bambini, negli anni Sessanta eravamo sopra il milione.

Si nasce meno in Italia, ma anche meno in Europa.
Eurostat fa proiezioni su base europea. Una mi ha colpito più delle altre: nel 2080 i cittadini italiani al netto della variabile migratoria saranno trentanove milioni; oggi sono sessanta. Un dramma non solo nostro. Anche Spagna e Germania faranno i conti con un calo di nascite impressionante. Meno la Francia che si è mossa per tempo e ha messo a punto misure efficaci. Una volta chiesi al ministro della Famiglia francese quale misura avesse funzionato di più...

... E che cosa le rispose?
Mi disse: 'Nessuna misura particolare. Quello che serve è la stabilità delle misure'.

Nelle ultime ore l’Alleanza contro la povertà chiede un piano pluriennale con risorse certe. Che dice?
Dico che Gentiloni ha chiara l’emergenza. Ci sarà impegno e attenzione: la lotta alla povertà sarà una vera priorità di questo governo.

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