mercoledì 22 agosto 2012
​Complici le temperature record di questi giorni e la mano criminale dei piromani, continua la tragedia degli incendi boschivi, che ieri sono divampati in tutte le regioni. Sui monti Lattari e sul Faito boschi in fiamme per vendicare i sequestri di marijuana operati nei mesi scorsi. Situazione critica in Calabria e Toscana.
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​Brucia di caldo, l’Italia, ma soprattutto brucia di fiamme. Da Nord a Sud è ormai emergenza roghi sul territorio, messo in ginocchio da almeno due mesi di siccità e troppo spesso dalla mano dell’uomo.I dati parlano chiaro: negli ultimi sette giorni sono stati ben 840 gli incendi divampati lungo lo Stivale, con una media impressionante di 110 al giorno. Incendi in crescita di oltre il 74% rispetto al 2011, per un totale di 6.200 da inizio estate. Tanti che la Protezione civile è arrivata al “collasso” dei mezzi per fronteggiarli. Ieri il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, ha lanciato l’allarme: «Con i fondi previsti nel 2013 non si potranno garantire i servizi dei canadair contro gli incendi». Per Gabrielli, comunque, quando si interviene con i Canadair è già tardi: il danno provocato dal rogo è ingente. Si deve prima intervenire con una «seria attività di prevenzione» sul territorio. Ma per risolvere il problema alla radice, ha aggiunto, si deve «lavorare più sulla cultura, sul coinvolgimento della gente, è molto più faticoso ma molto più concreto».La giornata di ieri è stata particolarmente nera in Campania, dove sono divampati 32 roghi ma le fiamme hanno interessato anche la Calabria, dove sono stati registrati 27 incendi, la Basilicata con 18, la Toscana con 12 e il Lazio con 11. La province più colpite dalle fiamme sono Salerno con 21 roghi, Matera e Catanzaro con 11, Cosenza con 9, Potenza con 7 e Caserta con 6 incendi.In Campania sono circa 1.490 gli ettari di vegetazione distrutti dalle fiamme dal primo agosto. E se non è stata risparmiata la Costiera Amalfitana, gravissima è la situazione sui monti Lattari e in particolare sul Faito, costantemente in fiamme da luglio:qui i roghi, che hanno distrutto ettari e ettari di vegetazione, si sono sviluppati in concomitanza delle operazioni di pulizia delle piantagioni di marijuana gestita dalla camorra.Già, perché nell’area compresa tra i comuni di Castellammare di Stabia, Casola di Napoli, Gragnano e Lettere – dove l’anno scorso sono state sequestrate 20 tonnellate di marijuana e che non a caso è stata designata come il “quadrilatero italiano della cannabis” – gli incendi vengono appiccati secondo un folle ragionamento: se il guadagno da marijuana va in fumo, che si volatilizzino anche alberi e macchia mediterranea così da poter edificare (abusivamente, manco a dirlo) dove si è fatto spazio. Proprio quegli alberi e quella fitta vegetazione nascondono le piantagioni illegali: ettari di terreno demaniale, lungo le falde napoletane e sorrentine, sono coltivate a cannabis da insospettabili contadini e commercianti ortofrutticoli del posto. Sono persone esperte, che conoscono le piante e il terreno, che scelgono i punti del Faito e di altre zone dei Lattari più adatti per il business. E oggi sono piromani, pronti a distruggere quel territorio per ritorsione contro le forze dell’ordine.Indagini per verificare questa ipotesi sono in corso e nessuno si sbilancia, ma ieri è tornato a farsi sentire il sindaco di Castellamare di Stabia, Luigi Bobbio, chiedendo «un nuovo, forte impegno» delle forze del Corpo forestale per fermare lo scempio.
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