giovedì 16 gennaio 2025
Presidi, pedagogisti e insegnanti aspettano le nuove regole. Piace il ritorno alle radici, ma c'è il rischio esclusione
Una classe del liceo Newton di Roma

Una classe del liceo Newton di Roma - Imagoeconomica

COMMENTA E CONDIVIDI

«Il recupero di discipline fondamentali come la storia e la geografia, non più ibridate in una presunta “geostoria” che non esiste e che finora sacrificava l’orario scolastico di entrambe le materie. Ma anche il rafforzamento della letteratura e della grammatica, con la lettura di autori fino ad oggi assenti nella scuola primaria, come Gozzano, Saba o Pascoli, inserendo però repertori nuovi e molto amati dai più giovani, come il grafic novel... Insomma, quella che si delinea nei nuovi programmi è una scuola capace di accostare ai testi tradizionali i contenuti più attuali», spiega ad Avvenire Loredana Perla, ordinario di Pedagogia all’università “Aldo Moro” di Bari e coordinatrice dei lavori della commissione che ha prodotto le “Nuove indicazioni nazionali” per la scuola primaria di primo e secondo grado (elementari e medie).

Una riforma ancora poco nota nei fatti, annunciata a grandi linee dal Giornale, dunque commentata con prudenza dagli addetti ai lavori, ora entusiasti per novità come il ritorno del latino alle medie o della poesia a memoria, ora invece diffidenti verso scelte che a loro dire ammiccano a una scuola “nostalgica” di tempi passati. «A me sta molto a cuore la poesia– afferma ad esempio Carlo Marconi, poeta e insegnante di scuola primaria all’Istituto comprensivo Angelini di Pavia – ma quando leggo che ai bambini delle elementari verrebbero proposti i versi di Gozzano mi chiedo il perché: nulla contro la poesia del passato, soprattutto mi inchino a Pascoli, ma la letteratura per l’infanzia vanta oggi autori di spessore, perché escludere testi più attuali? Quanto alla geostoria eliminata a favore di due discipline separate, se questa è davvero l’occasione per raccontare le radici della nostra democrazia e la Costituzione ben venga, ma sono diffidente sulle reali intenzioni che stanno dietro alle nuove linee. Sono d’accordo anche sull’importanza della grammatica italiana, del latino e dello scrivere bene, purché non sottenda a una visione elitaria che escluderebbe l’alta percentuale di alunni di origine straniera. La lingua italiana affonda le sue radici nel greco e nel latino ma anche nella lingua araba». Bene pure l’esercizio della memoria nello studio della poesia, «lo faccio anche io con i miei alunni – prosegue Marconi –, ma non come sterile esercizio assegnato a casa: in classe già in seconda elementare leggiamo i versi, li trascriviamo sui quaderni, lavoriamo sul ritmo e la musicalità, alla fine li hanno talmente interiorizzati che li conoscono davvero “a memoria”, ma non è un’operazione nostalgia».

«Studi di settore attestano che si diventa bravi parlatori e bravi scrittori, quindi bravi ascoltatori, se si apprende a leggere – ci dice ancora la pedagogista Perla –, a lungo abbiamo sottovalutato l’intelligenza dei bambini, invece hanno la capacità di penetrare i testi classici come quelli moderni e, se sono stimolati a raggiungere gli obiettivi più alti, con insegnanti che sappiano guidarli, si innamorano della scrittura. Non per nulla la commissione è composta dalle massime personalità della cultura. Anche la grammatica è fondamentale non solo per l’uso corretto della lingua, ma anche per l’apprendimento del senso della regola, eppure è stata dimenticata da anni. Certo, non va insegnata in modo nozionistico, se no i piccoli la rigettano, ma è fondamentale per dar loro il senso della chiarezza comunicativa, che è anche un dovere sociale: se capisco l’altro, comunico con lui, lo rispetto»... Insomma, le “Nuove indicazioni” recuperano i fondamentali della tradizione, ma nei canoni della contemporaneità. «Per questo è fondamentale che lo studio della storia si apra a tematiche finora escluse, come la decolonizzazione, Mani Pulite, il liberalismo».

Quanto al ritorno del latino facoltativo alle medie, la pedagogista assicura che non confligge con la realtà di classi multietniche: «Credo gramscianamente che se voglio aiutare i bambini con povertà educative, come quelle linguistiche, devo aiutarli proprio a capire il posto dove stanno crescendo e la lingua che useranno. Certo, il latino non deve essere quello insegnato 40 anni fa, da allora si sono sviluppati approcci pedagogici nuovi, ma sottrarre stimoli elevati a bambini solo perché di altra cultura è un pregiudizio grave».

Tra luci e ombre il commento di Elena Fazi, docente di scuola secondaria e presidente nazionale vicaria di Uciim (Unione cattolica insegnanti italiani medi): «Nulla in contrario al latino, ma dipende con quale ottica e apertura: è importante che non guardi solo all’italiano, ma all’Europa tutta e agli altri popoli. E che senso ha poi la storia insegnata senza il suo legame inscindibile dalla geografia? Come capire l’espansione dei romani o la guerra russo-ucraina senza esaminare le ragioni legate al territorio? Totalmente d’accordo invece sulla poesia a memoria e sul rafforzamento della grammatica: ricerche neurologiche dimostrano che la memoria si incrementa con l’esercizio, e l’analfabetismo di ritorno tra gli italiani adulti è una realtà, purché non ci siano chiusure ideologiche: ricordiamoci che la lingua, se è viva, cambia e si evolve».

Di «revisione doverosa» parla invece il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, che trova convincente sia il latino opzionale alle medie che la «valorizzazione della storia e della letteratura nazionale. Molto condivisibile poi il richiamo all’esigenza che i ragazzi scrivano di più, oggi sono abituati a cellulari e computer, la produzione manuale è troppo limitata». Claudio Marazzini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, è membro della commissione ministeriale: «Il latino facoltativo esiste già da anni in molte scuole medie ed è il miglior contrasto al pessimismo che deriva dai dati di inchieste internazionali, secondo i quali gli italiani hanno gravi difficoltà nel comprendere un testo scritto. E persino nell’individuare il soggetto di una frase!».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI