giovedì 14 marzo 2019
Riapparse immagini intime della deputata 5 stelle: solidarietà unanime. E oggi in Commissione giustizia decolla il ddl sulla diffusione non autorizzata di immagini porno
Giulia Sarti (Ansa)

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Jean Jacques Rousseau sosteneva che "la libertà si può acquistare, ma non la si recupera mai". La storia di Giulia Sarti, in qualche modo, lo conferma. Perché nelle ultime ore sono tornate a circolare le foto private, hackerate dalla sua posta elettronica nel 2013, appena arrivata in Parlamento con la pattuglia Cinquestelle.

Quello fu un incubo per la giovanissima deputata romagnola, che finì in un tritacarne mediatico, giudicata silenziosamente dai capannelli della politica più becera, per degli scatti intimi con il suo compagno dell'epoca, tra l'altro realizzati molto prima di candidarsi per entrare in un'aula istituzionale a rappresentare gli italiani. Ora il suo incubo si sta rimaterializzando, perché su Whatsapp e Telegram quelle immagini sono tornate a fare il giro del circo politico e mediatico. Insieme a un falso video porno in cui la donna, però, non è lei.

Questo nuovo colpo per Sarti arriva in un momento di debolezza, consumata dall'attesa del giudizio del collegio dei probiviri Cinquestelle sulla sua eventuale espulsione per la questione Rimborsopoli. Il programma Le Iene scoprì, prima delle elezioni politiche 2018, che nella scorsa legislatura la deputata romagnola non aveva versato al fondo per il microcredito tutto ciò che aveva dichiarato sul sito grillino che teneva i conti dei rimborsi degli stipendi dei parlamentari. Sarti si giustificò dicendo che era colpa del suo ex collaboratore e compagno, Bogdan Tibusche, tanto che presentò denuncia alla procura di Rimini, che un anno dopo, però, ha deciso l'archiviazione del caso non ritenendo che ci sia stata appropriazione indebita, né truffa ai danni della portavoce pentastellata. Nel frattempo, perdonata dai vertici, è stata rieletta alla Camera, diventando addirittura presidente della commissione Giustizia. Incarico da cui si è dimessa una volta che la vicenda è riscoppiata sui media.

Tra i particolari emersi durante le indagini, è divenuto di dominio pubblico il fatto che Sarti avesse deciso di installare telecamere in tutta la sua abitazione e che copia delle immagini catturate sono in mano della padrona di casa e dello stesso Tibusche. Da quando si è scoperto questo particolare, le vecchie foto sono riemerse dal dimenticatoio in cui la diretta interessata credeva fossero finite.

Ma la solidarietà è unanime, stavolta: dal presidente della Camera, Roberto Fico, alla forzista Mara Carfagna, dai deputati M5S ai dem Walter Verini, Anna Rossomando e Alessia Rotta. Anche 'Le Iene' si dissociano: "La diffusione delle sue foto intime, oltre che un reato, è una vera violenza", sostiene il programma di Italia1 in una nota, ma "non c'entra nulla con la nostra inchiesta" sui rimborsi dei parlamentari M5S.

"Quello che sta succedendo sul caso Sarti è uno schifo. È veramente assurdo che trasmissioni di reti nazionali commentino foto personali della deputata, di cui non ce ne frega niente. Sono episodi assurdi che vengono tollerati e si verificano soltanto nei confronti di persone che non possono difendersi", ha commentato il vicepremier Luigi Di Maio a Policoro (Matera). "I probiviri - ha aggiunto - seguiranno tutta la procedura sulla deputata Sarti, di certo non per queste foto di cui non ce ne frega niente".

Al momento, comunque, le verifiche della Polizia Postale "non hanno rilevato la presenza in rete di nuove foto e video. Le immagini si stanno diffondendo attraverso le applicazioni di messaggeria".

Il Garante della Privacy Antonello Soro dal canto suo, ricorda che "la diffusione di foto private e intime non è consentita dalla legge ed è sanzionabile. La vita privata del personaggio pubblico ha bisogno di un rispetto che è iscritto nel fondamento della nostra Costituzione. Per il rispetto della dignità personale credo e spero che in questa circostanza, come in altre, la qualità della professione del giornalismo riesca a sollevarsi rispetto all'utile istinto e alla cattiveria che anima spesso i social, ma che dalla buona informazione dovrebbe essere allontanato".

E la vicenda potrebbe assumere un altro risvolto, questa volta positiva: potrebbe infatti accelerare l'iter della legge sulla cosiddetta revenge porn, vale a dire la diffusione non autorizzata sulla Rete di contenuti a sfondo sessuale.

Oggi in Commissione Giustizia di Palazzo Madama è stata infatti svolta la relazione introduttiva del disegno di legge che porta la firma della senatrice di M5s Elvira Evangelista, che introduce la nuova fattispecie di reato. Il leghista Andrea Ostellari, che oltre a essere relatore è anche presidente della Commissione, nella riunione di stamani ha disposto un ciclo di audizioni prima di arrivare, verosimilmente, alla redazione di un testo base che potrebbe essere largamente condiviso, visto che sull'argomento esiste una convergenza tra tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione.

"Proporrò alcune modifiche - ha spiegato Ostellari - fra cui l'ulteriore inasprimento delle pene, previste dalla bozza, per chi pubblica materiale senza consenso, contando su un rapporto fiduciario con la persona offesa e, soprattutto, in caso di morte di quest'ultima. Un'adeguata riflessione sarà dedicata anche ai concetti di pubblicazione e diffusione, considerate le diverse modalità con cui le attuali tecnologie possono concorrere a creare patimento nelle vittime. È giunto il momento di dire basta. Se ricatti, minacci o pensi di vendicarti in un modo infame, finisci in galera".

Anche l'ex-presidente della Camera Laura Boldrini, di Leu, sta da tempo lavorando per l'introduzione del reato di diffusione illecita di contenuti a sfondo sessuale, ponendo l'accento, oltre che sulla repressione del reato, sul percorso di sostegno psicologico e riabilitazione delle vittime. Nei giorni scorsi, erano stati i senatori di FI a presentare un ddl che prevedere pene fino a sei anni di reclusione per chi si renda colpevole di revenge porn.

In ogni caso, ecco un suggerimento utile a chi dovesse ricevere foto o video di nudo: una volta aperto e visualizzato il contenuto, le foto vanno cancellate e non possono essere conservate sul proprio telefono né tantomeno inoltrate ad altri, altrimenti si compie un reato.

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