Come si dice a una persona di 52 anni che oggi, tra poche ore, morirà? A Lisa Montgmery il 13 gennaio è arrivata una lettera di poche righe, in cui le si notificava che per lei era pronta l'iniezione letale. E possiamo solo immaginarla, l'altalena di sentimenti che avrà provato: ma come, solo poche ore prima un giudice aveva sospeso l'esecuzione della sua condanna a morte per consentire una perizia psichiatrica e ora, invece, questa lettera? La Corte Suprema americana, come è noto, aveva confermato a tempo di record che sì, Lisa doveva morire, e la brutale pena essere eseguita seduta stante. E lei diventare la prima donna condannata a morte per una esecuzione federale dopo 70 anni.
Ma, seppur nell'inevitabile formalismo, colpisce quel "cara" all'inizio della lettera. Davvero Ms. Montgomery è "cara" al signor T.J. Watson del carcere federale di Terre Haute, nell'Indiana? E, in fondo, anche quel "Sincerely" stona parecchio. Una formula di rito, certo, che in inglese magari suona diversa che in italiano (forse "gentile" e non "cara", forse "cordialmente" e non "sinceramente") ma cosa c'è di "sincero" nel mettere a morte una persona, nel punire una donna senz'altro colpevole di un brutale omicidio nel 2004, uccidendola a sua volta?
"Cara Ms Montgomery - recita la missiva - l'intento di questa lettera è informarla che è stata fissata la data per l'esecuzione della sua condanna a morte (... ). Questa lettera costituirà notifica ufficiale (...) Il 13 gennaio 2021 è la data per la sua esecuzione tramite iniezione letale". Freddo, asettico, se non fosse per quelle due parole all'inizio e alla fine: incongrue, perfino agghiaccianti visto il contesto. E se non fosse che non si riferisce all'arrivo di un pacco di Amazon o alla notifica di una promozione al lavoro.
In ogni caso, addio "cara" Lisa Montgomery. "Sinceramente", fino all'ultimo avevamo sperato che non accadesse.