martedì 6 giugno 2017
Sulla pagina Facebook di Benetton gli utenti si dividono. Fuso Nerini, esperto in Marketing e Comunicazione, propone: «Segnalatela all'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria perché la blocchi».
La campagna Benetton

La campagna Benetton

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Quando, il 25 maggio alle 13, sul profilo Facebook di United Colour of Benetton è comparso il post con la foto "incriminata", nonostante gli oltre 6 milioni di fan della pagina, sono arrivati poche decine di commenti. Moltissimi hanno apprezzato la bellezza del costume da bagno pubblicizzato, altri hanno protestato per l’eccessiva magrezza della modella.

«Non dovrebbero proporre questi prototipi di bellezza , secondo me» ha commentato molto educatamente Francesca F. Le ha fatto eco Francesca D.: «Ok essere in forma per l’estate! Ma io credo che questa modella non dia un buon esempio!». Di parere totalmente contrario Laura V. «È assolutamente normale! Come fate a trovare sempre polemiche?».


Ma davvero far notare che quella ragazza giovanissima ritratta in foto sia eccessivamente magra e quindi proponga un modello sbagliato per le adolescenti alle quali si rivolge, è fare polemica?

Miriam B., Valentina V., Camilla R., Simona D., Francesca F., Chiara C., Marinagela S., Raffaella B., Federica P., Gloria M. Valentina T., Cristina S., Fioranna C., Agnese B., Benedetta Anna S., Corinna C., Camilla M., Ylenia G. e Chiara P. hanno bocciato il post con l’emoticon Facebook che rappresenta la faccina arrabbiata. Poca cosa, va detto, rispetto agli oltre 1.300 like raccolti dal post. Eppure, la vicenda è destinata a non finire qui.


Ieri pomeriggio, sulla sua pagina Facebook, Roberto Fuso Nerini, che è un esperto in Marketing e Comunicazione, dopo essersi imbattuto in una pubbicità della campagna Benetton alla stazione Garibaldi, a Milano (e quella ritratto nella foto di Fuso Nerini, qui sopra), ha bocciato la pubblicità senza se e senza ma: «Indecente campagna di #Benetton. Ben oltre l’idea di #anoressia. Il Giurì dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria dovrebbe intervenire». Nel giro di poche ore il post ha cominciato ad essere rilanciato su Facebook e Twitter. Ovviamente è troppo presto per sapere quante segnalazioni siano arrivate all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria. Ma se volete segnare la pubblicità perché la ritenete sbagliata, sappiate che non è una perdita di tempo. Basta andare sul suo sito internet e compilare un modulo online.

Nato nel 1966 IAP è un’associazione riconosciuta che "opera affinché la comunicazione commerciale sia onesta, veritiera e corretta a tutela del pubblico dei consumatori e delle imprese". L'attuale Presidente è Mario Barbuto. A ricevere a vegliare le segnalazioni è un Comitato di controllo che, come si legge sul sito dell’Istituto, «è l’organo autodisciplinare preposto alla tutela del cittadino-consumatore e agisce sia d’ufficio che su segnalazione del pubblico. I suoi membri non possono essere scelti tra esperti che esercitano la loro attività professionale in materia di autodisciplina della comunicazione commerciale e sono posti in condizione di giudicare con assoluta indipendenza e imparzialità. Il Comitato può sottoporre al Giurì i messaggi ritenuti non conformi al Codice; può operare con un’azione di moral suasion, invitando gli inserzionisti a modificare le comunicazioni che presentano scorrettezze; può emettere le ingiunzioni di desistenza nei casi di manifesta contrarietà al Codice. Su richiesta, può esaminare in via preventiva le comunicazioni commerciali non ancora diffuse».

Gli attuali membri del Comitato di controllo sono:

- Avv. CARLO ORLANDI, PresidenteAvvocato in Milano
- Prof. ANTONIO GIOVATI, VicepresidenteDocente di Istituzioni di Diritto privato e Diritto dei mercati finanziari, Università degli Studi di Parma
- Avv. ELISABETTA MINA, VicepresidenteAvvocato in Milano
- Dr. STEFANIA ANDREOLI Psicologa e Presidente Associazione Alice Onlus
- Ing. VALENTINA BUSINI Ricercatrice presso il Politecnico di Milano,Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica
- Dr. ANNA ROSA CIRANNI Chimica farmaceutica, Docente di Scienza e tecnologia cosmetiche, Università degli Studi di Siena
- Avv. STEFANO CONTI Avvocato in Milano
- Dr. STEFANO D’ADDA Giornalista pubblicista esperto in materia ambientale
- Dr. CARLA FAVARO Dottore in Scienze biologiche,nutrizionista, pubblicista scientifica
- Dr. FEDERICA GIANNOTTA Responsabile Advocacy e Diritti dell’Infanzia, Fondazione Terre des Hommes Italia onlus
- Avv. SILVIA GIUDICI Ricercatrice in Diritto industriale,Università degli Studi di Milano
- Avv. MARISA MARRAFFINO Avvocato in Milano
- Dr. MARCO MASSAROTTO Fondatore dell’agenzia di pubblicità Hagakure, settore comunicazione e marketing digitale
- Dr. ANDREA POLI Medico farmacologo, Direttore scientifico Centro Studi dell’Alimentazione Nutrition Foundation of Italy
- Prof. CHIARA SIMONIGH Associata di Storia e critica del cinema e Drammaturgia del film, Università degli Studi di Torino.

Al momento, sui social, la campagna per fermare questa pubblicità è ancora all’inizio. Il che spiega il silenzio di Benetton sulla vicenda e sulle reazioni del post aziendale dove è apparsa la prima foto della modella. Che è talmente magra da avere fatto sospettare ad alcuni utenti social che la sua foto fosse stata ritoccata con un programma professionale come Photoshop. Da quello che appare sul sito di Benetton, purtroppo, sembra di no.

Nel frattempo la mente corre al 1997, quando Oliviero Toscani durante la settimana della moda a Milano, riempi le più grandi città italiane di enormi manifesti con gli occhi e il corpo nudo di Isabelle Caro, un’ex modella che era arrivata a pesare 31 chili, e la scritta "No anoressia". Una sola foto, drammatica e controversa come nello stile dell’autore. Qualcuno applaudì, qualcuno si scandalizzò. Ma dopo pochi giorni tutto andò avanti come prima e la notizia della morte di Isabelle, avvenuta nel 2010, finì subito dimenticata. Era il 29 dicembre. Il mondo si stava preparando a festeggiare Capodanno e non voleva brutte notizie.
Come chi oggi, sempre sul post Facebook di Benetton, invita a pensare all’estate e alla bellezza del costume pubblicizzato, senza perdere troppo tempo a preoccuparsi se la ragazzina ritratta in foto sia o no anoressica.

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