È in corso una bufera a Pavia per i preservativi in carcere
di Redazione
La direttrice decide di distribuire 720 condom. Ma interviene il Dap: «Rischi per la sicurezza, proveddimento non idoneo». I sindacati insorgono: «Pensavamo di averle viste tutte»

Scoppia la bufera sul carcere di Pavia. Il Dap non ha gradito la singolare scelta della direttrice Stefania Musso, che ha fatto distribuire ai detenuti 720 preservativi, motivandola come misura a carattere "terapeutico". Una decisione, secondo il Dipartimento amministrazione penitenziaria, che "risulta essere stata adottata senza alcuna preventiva interlocuzione con gli uffici”. Il Dap, dopo aver sottolineato i rischi "che attengono direttamente all'ordine e alla sicurezza delle carceri", afferma che "il provvedimento, per come formulato, non appare idoneo a strutturare in modo adeguato la gestione complessiva dell'iniziativa sotto il versante sanitario, della prevenzione e della sicurezza”. Per il Dipartimento "restano infatti inevase valutazioni essenziali: dalle modalità di controllo, alla prevenzione di condotte violente tra i detenuti, fino ai possibili usi distorti dei profilattici, che potrebbero essere impiegati per occultare sostanze stupefacenti, anche tramite ingestione, eludendo così i normali controlli”. Il Dap rimprovera alla direttrice “l'assenza di una interlocuzione preliminare”, che “non ha consentito alla direzione di contemperare le esigenze di prevenzione sanitaria con quelle, imprescindibili, di ordine e sicurezza, secondo le migliori prassi già in essere".
Nell'ordine di servizio che dispone la distribuzione dei condom si precisa che la gestione è in capo al dirigente sanitario: toccherà a lui definire le modalità operative e occuparsi della distribuzione ai detenuti, con l'obbligo di registrare ogni consegna. Ma la questione lascia perplessi (eufemismo) anche i sindacati.
"Pensavamo di averle viste tutte, ma evidentemente ancora molte ne dovremo vedere - sottolinea Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria -. Sia chiaro, la nostra non è una valutazione di carattere morale, né si vuole entrare nell'autodeterminazione sessuale di chicchessia, ma l'ammissione di rapporti promiscui i cui effetti sono da arginare attraverso la distribuzione di profilattici per 'motivi terapeutici' certifica, se mai ve ne fosse bisogno, il fallimento complessivo del sistema carceri. Mentre si discute della disciplina del diritto all'affettività dei detenuti, riconosciuto dalla Corte Costituzionale, l'Amministrazione penitenziaria sembra avallare un esercizio fai da te della sessualità, indipendentemente da qualsiasi requisito, invece richiesto a coloro che vorrebbero fruirne regolarmente".
"Non credo proprio siano queste le priorità nel carcere di Torre del Gallo - afferma Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria -. Il carcere, a Pavia, ha mille criticità ma per il direttore è prioritario comprare con i soldi pubblici dei preservativi che non è ancora chiaro a chi darli e perché. Tra maggio e agosto ci sono stati a Pavia 18 poliziotti aggrediti, 74 detenuti denunciati per minacce, ingiurie, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale ed una manifestazione collettiva di protesta con il rifiuto di molti detenuti di rientrare in cella, se non dopo una lunga opera di mediazione della Polizia Penitenziaria. La priorità, per la direzione del carcere, è comprare i profilattici ai detenuti?".
Nell'ordine di servizio che dispone la distribuzione dei condom si precisa che la gestione è in capo al dirigente sanitario: toccherà a lui definire le modalità operative e occuparsi della distribuzione ai detenuti, con l'obbligo di registrare ogni consegna. Ma la questione lascia perplessi (eufemismo) anche i sindacati.
"Pensavamo di averle viste tutte, ma evidentemente ancora molte ne dovremo vedere - sottolinea Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria -. Sia chiaro, la nostra non è una valutazione di carattere morale, né si vuole entrare nell'autodeterminazione sessuale di chicchessia, ma l'ammissione di rapporti promiscui i cui effetti sono da arginare attraverso la distribuzione di profilattici per 'motivi terapeutici' certifica, se mai ve ne fosse bisogno, il fallimento complessivo del sistema carceri. Mentre si discute della disciplina del diritto all'affettività dei detenuti, riconosciuto dalla Corte Costituzionale, l'Amministrazione penitenziaria sembra avallare un esercizio fai da te della sessualità, indipendentemente da qualsiasi requisito, invece richiesto a coloro che vorrebbero fruirne regolarmente".
"Non credo proprio siano queste le priorità nel carcere di Torre del Gallo - afferma Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria -. Il carcere, a Pavia, ha mille criticità ma per il direttore è prioritario comprare con i soldi pubblici dei preservativi che non è ancora chiaro a chi darli e perché. Tra maggio e agosto ci sono stati a Pavia 18 poliziotti aggrediti, 74 detenuti denunciati per minacce, ingiurie, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale ed una manifestazione collettiva di protesta con il rifiuto di molti detenuti di rientrare in cella, se non dopo una lunga opera di mediazione della Polizia Penitenziaria. La priorità, per la direzione del carcere, è comprare i profilattici ai detenuti?".
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