sabato 2 settembre 2023
Per la presidente dell'associazione familiari delle vittime, che ha chiesto un incontro alla presidente del Consiglio Meloni, quanto detto da Giuliano Amato «è già nelle carte giudiziarie»
Daria Bonfietti. Il fratello Alberto morì nel 1980 nella tragedia di Ustica

Daria Bonfietti. Il fratello Alberto morì nel 1980 nella tragedia di Ustica - Imagoeconomica

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«Sono grata a Giuliano Amato per le parole che ha avuto la voglia, la forza e la dignità di pronunciare. Sono importantissime perché, anche se sono cose ormai scritte nelle carte di inchieste, arrivano da un ex premier ed ex presidente della Consulta che aggiunge la sua voce alle nostre e a quelle di tanti altri che da 43 anni chiedono di conoscere ufficialmente tutta la verità...». Dal 27 giugno 1980 - quando suo fratello Alberto morì nel cielo di Ustica insieme ad altre 80 persone a bordo del Dc9 Itavia Bologna-Palermo - la ricerca di verità e di giustizia di Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage e già parlamentare dei Ds, non si è mai interrotta.

La ricostruzione del presidente Amato, lei dice, non è una novità.

No, ma è importante e fedele ai fatti. Tutto è già nelle carte giudiziarie. Sappiamo fin dal 1999, dal lavoro del giudice Rosario Priore, che il Dc9 fu abbattuto in un episodio di guerra aerea. Poi, nel 2008 il presidente Cossiga ha rivelato - con dichiarazioni ai magistrati, che hanno riaperto le indagini sugli autori materiali - che furono i francesi ad abbattere l’aereo civile italiano. Inoltre - è Cossiga a dirlo - il pilota del jet francese si suicidò, al ritorno sulla portaerei, dopo essersi reso conto della tragedia. In più, sappiamo che il generale Santovito avvisò il presidente libico Gheddafi di non transitare in quell’area. Davanti a tutto questo, all’urlo di dolore che noi da 43 anni leviamo si somma ora la voce di Amato. Chiediamo dunque, ancora una volta, agli apparati dello Stato, al governo in primis, di domandare con vigore alla Francia di darci delle risposte. Ne va della nostra dignità nazionale.

Da Parigi per ora una risposta fredda. Macron farà passi diversi da quelli dei suoi predecessori?

Non basterà un’intervista, per quanto autorevole, per indurlo a farli. Ma ritengo che dovrà rispondere se il governo del nostro Paese si attiverà per chiedere ciò che da anni sollecitano le autorità giudiziarie italiane. Perché, ricordo, dal 2008 le indagini sono riaperte e i nostri magistrati hanno inoltrato in Francia tante rogatorie, rimaste senza risposta o con risposte insoddisfacenti.

La premier Meloni invita Amato, qualora abbia nuovi elementi, a metterli a disposizione per favorire le azioni del governo.

Ripeto: i contorni della vicenda sono nelle carte giudiziarie. Come presidente dell’associazione dei familiari, ho chiesto alla premier un incontro, che spero possa avere luogo, in cui le rappresenteremo proprio questo. In oltre 40 anni, nessuno dei governi precedenti si è rivolto alla Francia con vera determinazione. Voglio essere fiduciosa e mi auguro che invece ora ciò possa avvenire.



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