martedì 12 dicembre 2017
In un decennio, la quota a carico dei genitori è passata dal 17,4% al 20,3% della spesa sostenuta dai Comuni, che invece è calata del 5%. Grande il divario Nord-Sud
Asili nido, le famiglie pagano sempre di più
COMMENTA E CONDIVIDI

Poco più di un bambino su cinque riesce a frequentare, con grandi sacrifici da parte delle famiglie, che assistono impotenti all'aumento delle rette, mentre la spesa dei Comuni diminuisce. È questa, a grandi linee, la situazione degli asili nido e altri servizi socio educativi per la prima infanzia, secondo il report pubblicato oggi dall'Istat, che ha analizzato i dati dell'anno educativo 2014-2015.

Coperto il 22,8% del bacino potenziale

Nell'anno preso in esame, l'Istituto nazionale di statistica ha censito 13.262 strutture che offrono servizi per la prima infanzia. Di queste, il 36% è pubblico e il 64% privato. Complessivamente, i posti disponibili sono 357.786 e bastano a coprire il 22,8% del potenziale bacino d'utenza, composto dai bambini sotto i tre anni residenti in Italia, in lieve aumento, nota l'Istat, rispetto al 22,5% della precedente rilevazione.

Rette sempre più care

Rispetto a un impegno decrescente dei Comuni, che nel 2014 hanno investito in questi servizi 1 miliardo e 482 milioni, il 5% in meno rispetto all'anno precedente, le famiglie vedono aumentare le rette in maniera esponenziale. Dal 2004 al 2014, si legge nel dossier dell'Istat, la quota a carico dei genitori dei bambini iscritti ai nidi e agli altri servizi per la prima infanzia, è passata dal 17,4% al 20,3% della spesa corrente impegnata dai Comuni.

Prima Trento, ultima Reggio Calabria

Restano notevoli le differenze nella spesa comunale in rapporto al potenziale bacino di utenza. Confrontando i Comuni capoluogo di provincia, la spesa più alta si ha a Trento, con 3.545 euro per bambino residente, seguono Venezia con 2.935, Roma con 2.843, Aosta con 2.804 euro; sul versante opposto si trovano i Comuni sardi di Lanusei e Sanluri, che non hanno riportato spese per questo tipo di servizi, Reggio Calabria (19 euro per bambino), Catanzaro (38 euro), Vibo Valentia (46 euro).

Mezzogiorno ancora penalizzato

Differenze «molto rilevanti», si legge nel rapporto Istat, permangono anche fra il Nord, il Centro e il Sud Italia. Al Nord-est e al Centro i posti censiti nelle strutture pubbliche e private coprono il 30% dei bambini sotto i 3 anni, al Nord-ovest il 27% mentre al Sud e nelle Isole si hanno rispettivamente 10 e 14 posti per cento bambini residenti. I bambini sotto i tre anni accolti in servizi comunali o finanziati dai comuni variano dal 18,3% delCentro al 4,1% del Sud.

Nuovo Piano nazionale da 209 milioni

Per aumentare i servizi alle famiglie, ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il Piano nazionale 0-6 anni, prevedendo un finanziamento di 209 milioni di euro per il primo anno, che saliranno a 239 milioni a regime. Previsto dalla riforma della Buona scuola, il Piano contiene gli obiettivi strategici del nuovo sistema: il 33% di copertura della popolazione sotto i 3 anni di età, la presenza di nidi in almeno il 75% dei Comuni, la qualificazione universitaria per le insegnanti dei nidi, la formazione in servizio per tutto il personale, il coordinamento pedagogico fra nidi e scuole dell’infanzia, la riduzione delle rette.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: