sabato 9 novembre 2019
Più di 20mila persone beffate hanno denunciato, molte preferiscono non farlo Le modalità? Dalle chiamate di sedicenti avvocati ai finti marescialli alla porta
Comuni e parrocchie hanno messo in campo da tempo progetti e corsi per arginare episodi di microcriminalità Eppure il percorso da compiere è ancora lungo Lo studio della Cisl e l’allarme lanciato da Uecoop: è necessaria maggiore attenzione ai temi della sicurezza e della prevenzione Anziani leggono il depliant antitruffa del Comune di Milano / Massimo Alberico, Fotogramma

Comuni e parrocchie hanno messo in campo da tempo progetti e corsi per arginare episodi di microcriminalità Eppure il percorso da compiere è ancora lungo Lo studio della Cisl e l’allarme lanciato da Uecoop: è necessaria maggiore attenzione ai temi della sicurezza e della prevenzione Anziani leggono il depliant antitruffa del Comune di Milano / Massimo Alberico, Fotogramma

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Prima arriva una telefonata, con voce gentile e suadente, per sapere se la nonna è sola in casa. «Buongiorno, sono un maresciallo dei carabinieri...». Poi il sedicente sottufficiale dell’Arma racconta una storia: «Suo nipote è un bravo ragazzo, lo voglio aiutare, ha avuto un incidente stradale causando dei danni che devono essere risarciti subito, con denaro contante, fra poco verrò da lei a ritirarli». E la vittima, quasi sempre una nonna o una madre in là con gli anni, convinta anche dal suono delle sirene che si sente sotto le parole del finto maresciallo, cade nella trappola.

In alcuni casi, se non ci sono soldi sotto il materasso o nel cassetto del comò, i malfattori si «accontentano » di gioielli e oggetti preziosi. Il copione è sempre lo stesso. Con qualche variante di fantasia: il criminale può anche bussare alla porta, spacciarsi per un avvocato e accampare come scusa per la sua richiesta, presunte emergenze economiche a carico del congiunto da aiutare con urgenza. E se in casa non ci sono banconote, l’anziano va in banca a ritirarle e le consegna ai malfattori (perché in genere agiscono almeno in due per ogni colpo), che il più delle volte si camuffano o indossano una divisa fasulla, in un luogo stabilito. E alla fine, il truffato, accortosi del raggiro, raramente va a denunciarlo, perché se ne vergogna.

Lo stesso succede a chi viene derubato in casa da persone che si spacciano per tecnici del gas o altre figure «mandate dall’amministratore del condominio». In Italia sono 4,3 milioni gli italiani “over 80” a rischio truffe, un dato cresciuto del 42% in cinque anni. È quanto risulta da un’analisi elaborata dall’Unione europea delle cooperative (Uecoop) su dati Istat. Cifre rese note dall’associazione nell’esprimere apprezzamento per l’operazione eseguita dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, che ha smantellato una banda di 51 persone ritenute responsabili di pesanti raggiri ai danni di anziani fra Campania e Lombardia.

In una società come quella italiana dove la speranza di vita per gli uomini sfiora gli 81 anni e per le donne supera gli 85, con un anziano su tre che mostra gravi difficoltà a prepararsi da mangiare, fare la spesa, prendere le medicine, pulire la casa e l’11% ha problemi a prendersi cura di se stesso – afferma Uecoop – oltre al fronte dell’assistenza si apre anche quello della sicurezza. Sono sempre più diffuse, infatti, le organizzazioni criminali che vogliono approfittare della debolezza fisica e psicologica di molti nonni, rubando anche i pochi soldi che servono loro per sopravvivere. Basti pensare che in Italia un pensionato su quattro «tira avanti» con meno di 500 euro al mese, la pensione minima.

In base a dati Cisl, nel 2016 le truffe agli anziani denunciate sono state 20.064, una cifra decisamente aumentata nei tre anni successivi. Milano risulta una delle città più colpite dal fenomeno. Ogni giorno una media di cinque anziani riceve una telefonata come quelle scoperte dall’inchiesta di Napoli. Nei primi nove mesi del 2019 le truffe di questo genere sono state 991. Tante, e in aumento. Ecco perché la prefettura, le forze dell’ordine e l’amministrazione comunale hanno avviato una campagna di prevenzione e sensibilizzazione con incontri nei municipi e diffusione di vademecum e brochure. Un progetto a cui hanno aderito 35 Comuni dell’hinterland. Iniziative del genere sono state intraprese anche a Genova, Modena, Bari e in altri capoluoghi di provincia. Spesso in collaborazione con parrocchie e associazioni di volontariato presenti sul territorio.

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