venerdì 14 marzo 2025
Antonio e Concetta Maimone vanno nelle scuole a raccontare il figlio morto innocente per strada. Hanno così voluto dare un senso al loro dolore
Una manifestazione per il giovane Francesco Pio

Una manifestazione per il giovane Francesco Pio - Ansa

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I nostri modi di agire, di pensare, di scrivere, di insegnare, pur senza volerlo, influenzano chi ci sta intorno. Il male, chissà perché, da sempre esercita sugli uomini un fascino morboso. Lo sappiamo tutti e per questo motivo gli esperti della comunicazione dovrebbero, per quanto possibile, evitare di scendere in particolari inutili e scabrosi. La notizia data non è mai neutra, colui che si fa carico di annunciarla, in qualche modo, le conferisce il proprio apporto. È vero: il bene, come una foresta che cresce, non fa rumore; mentre il male, come un albero che stramazza al suolo, fa un baccano infernale. Per questo motivo, dobbiamo imparare a scovare le storie belle e farcele raccontare da chi le ha vissute.

«Fai il bene e fallo sapere», diceva san Giovanni Bosco. Non per peccare di vanità, ma per invogliare gli altri a fare la stessa cosa. Pensavo a tutto questo, giovedì mattina. Invitato a parlare agli studenti di un istituto superiore di Napoli, mi sono ritrovato a sedere accanto ai genitori di Francesco Pio Maimone.

Avevo avuto modo, in questi anni, di approfondire la loro conoscenza che si è trasformata in autentica amicizia. Il loro figliolo, appena maggiorenne, fu ucciso, sul lungomare di Mergellina, alla vigilia della primavera di due anni fa. Una delle tante vittime innocenti della camorra, o di quegli inspiegabili modi di agire dei figli dei camorristi, ai quali non fu insegnato a discernere il bene dal male.

Maimone fu colpito per errore da un suo quasi coetaneo sconosciuto - che portava lo stesso suo nome - al quale, dieci anni prima, avevano ammazzato il padre, anch’egli camorrista. Storie tristi che si trascinano seminando tanta inutile sofferenza. All’assassino improvvisato, qualcuno, per errore, aveva sporcato la sua bella scarpa bianca. Una scarpa assurta a idolo. Furibondo, incapace di controllarsi, lui tira fuori la pistola e spara. Maimone, poco distante, viene colpito e muore. Fine di una vita. Per i suoi genitori inizia la notte buia e tragica del calvario, trascinando sulle spalle una croce pesantissima. Ci incontriamo spesso. Siamo diventati amici.

In questi due anni, Antonio e Concetta hanno intrapreso un serio cammino interiore. Dopo i primi mesi, hanno deciso di uscire dal silenzio della loro casa, correre nel problematico mondo giovanile e aiutarlo con la propria testimonianza.

Hanno voluto dare un senso al dolore che li angoscia e alla morte del figlio. Per questi motivi rispondono agli inviti che gli vengono rivolti, prendono parte a eventi e manifestazioni sulla legalità nelle scuole, nelle parrocchie, nelle piazze. Con il timore e l’imbarazzo delle persone semplici quando prendono la parola in pubblico, si fanno forza per raccontare la loro storia.

Giovedì, a Napoli, in un’aula magna stracolma di studenti, a parlare siamo in cinque. Tutti impegnati nella difficile e affascinante arte dell’educazione. I ragazzi sono attenti. Quando, però, prendono la parola i genitori di Francesco Pio, cala un silenzio irreale. Loro non argomentano, non citano autori famosi, non fanno riferimenti a esperti in questo o quel campo, semplicemente raccontano com’è cambiata la loro vita da quella notte. Invitano gli studenti a non rimanere prigionieri di falsi miti, di tenersi lontano dalla violenza, dalle armi, dalla droga. Parlano con voce timida, sommessa, ma ferma.

Ascolto con la testa china, mentre guardo i giovani, gli stessi giovani che, sovente, accusiamo di cinismo, menefreghismo; gli stessi giovani che spesso non riusciamo a comprendere. Sono sbalordito, quasi tutti hanno le lacrime agli occhi. Qualche ragazza sommessamente singhiozza, qualcun’altra trova conforto sulla spalla dell’amica, mentre i maschietti, di nascosto, tentano di asciugare il volto col dorso della mano. Il mondo ha bisogno di testimoni.

Educa chi ama. E questi giovani, giovedì mattina, dai genitori di un loro coetaneo ucciso senza motivo, si sono sentiti amati. Grazie, carissimi Antonio e Concetta. L’immane tragedia che si è abbattuta sulla vostra casa si sta trasformando in un autentico annuncio di Vangelo.

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