sabato 8 giugno 2019
Dopo l'Olanda, dove nel 2015 il governo è stato condannato a intraprendere politiche più incisive, anche in Italia le ong preparano le carte bollate. In vista della COP 25 di dicembre in Cile
Inquinamento atmosferico nel distretto industriale di Minneapolis, Minnesota (Stati Uniti)

Inquinamento atmosferico nel distretto industriale di Minneapolis, Minnesota (Stati Uniti)

COMMENTA E CONDIVIDI

Né gli studi scientifici, né gli appelli dell'opinione pubblica sono riusciti finora a spingere i governi a un deciso cambio di rotta nella lotta al riscaldamento globale. Grandi summit internazionali producono accordi rinunciatari, spesso ampiamente ignorati. E milioni di persone, a tutte le latitudini, stanno già subendo i danni provocati dal cambiamento climatico. Per questo associazioni e movimenti hanno deciso di percorrere le vie legali per costringere i governi a cambiare rotta. In più di 25 paesi cittadini e ong hanno intentato oltre 1000 cause contro Stati, imprese, singoli progetti dal forte impatto sul clima. Anche in Italia parte la campagna "Giudizio universale" che apre la strada alla prima causa legale intentata nel nostro Paese.

L'iniziativa, avviata il 5 giugno, Giornata Mondiale dell’Ambiente, ha come slogan “Giudizio Universale – Invertiamo il processo” e apre la strada al deposito, previsto in autunno, della prima causa legale intentata in Italia contro lo Stato per l’inazione di fronte ai cambiamenti climatici. Un processo senza precedenti nel nostro paese, con l’obiettivo di chiedere ai giudici di condannare il governo per la violazione del diritto umano al clima. Già in Olanda, nel 2015, un migliaio di persone hanno fatto causa allo Stato per le scarse politiche climatiche, vincendo il ricorso in primo e in secondo grado con sentenze di condanna che impongono alla politica di rivedere i suoi piani.

«Il movimento per la giustizia climatica rappresenta oggi uno dei fenomeni più rilevanti sulla scena internazionale - è la denuncia della ong Terra! Onlus - per denunciare l’immobilismo dei poteri pubblici nella protezione dei diritti umani connessi al clima.

Da questo punto di vista, l’Italia non fa eccezione. Il nostro Paese ha obiettivi di riduzione delle emissioni scarsamente ambiziosi e non in linea con le raccomandazioni espresse dalla comunità scientifica per centrare l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro la soglia prudenziale dei +1,5 °C».


I climatologi da tempo chiedono un deciso cambio di passo per invertire la rotta nei prossimi 11 anni, oppure gli scompensi climatici porteranno enormi aree del pianeta a subire l’impatto sempre più grave e frequente di fenomeni estremi come inondazioni, ondate di caldo, alluvioni e siccità. A soffrirne maggiormente saranno le comunità più deboli ed emarginate, ma anche il mondo occidentale è destinato a fare i conti con pesanti perdite economiche e con ricadute sociali, sanitarie e ambientali. L'Italia, ad esempio, rischia un innalzamento eccezionale delle temperature (soprattutto in estate), l’aumento della frequenza degli eventi meteorologici estremi (ondate di calore, siccità, episodi di precipitazioni intense) e una riduzione delle precipitazioni medie annue e dei flussi fluviali.

Nel prossimo autunno il deposito dell’atto di citazione sancirà l’avvio del primo climate case mai intentato nel nostro paese: la campagna Giudizio Universale è animata da tutte le organizzazioni e i movimenti sociali impegnati in questi mesi contro i cambiamenti climatici, e si propone come ulteriore strumento di pressione per il nostro governo in vista della Conferenza Mondiale sul Clima, in Cile, a dicembre. Perché la COP 25 di Santiago non sia l’ennesima occasione sprecata.


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: