mercoledì 5 febbraio 2025
Dopo l'ultimo scontro sulla diretta tv, oggi l’informativa di Nordio e Piantedosi: intanto per la difesa il governo punta già su «errori» e «anomalie» delle comunicazioni della Cpi
Il generale libico Njeem Osama Almasri, arrestato il 19 gennaio e riportato in Libia con volo di Stato il 21 gennaio

Il generale libico Njeem Osama Almasri, arrestato il 19 gennaio e riportato in Libia con volo di Stato il 21 gennaio - Ansa

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Giorgia Meloni si affida al tandem Nordio-Piantedosi per archiviare il caso Almasri una volta per tutte e togliere ulteriori appigli alle opposizioni sulla vicenda. I due ministri riferiranno oggi alle Camere con annessa diretta tv, inizialmente negata, poi concessa solo a Palazzo Madama e infine anche a Montecitorio a seguito delle proteste del centrosinistra e all’intervento del presidente Lorenzo Fontana. L’obiettivo di Palazzo Chigi è chiudere la pratica e passare oltre: «Ora bisogna voltare pagina – si è sfogata ieri una fonte vicina all’esecutivo – basta con questo scontro permanente».

Difficile credere che alla fine sarà davvero così, anche perché la difesa dei titolari di Giustizia e Interni, seppur con maggior dovizia di particolari, dovrebbe ricalcare la linea già espressa da entrambi. Tutti e due sono stati opportunamente “catechizzati” in un briefing dedicato dalla legale della premier, Giulia Bongiorno, e quanto diranno finirà agli atti dell’inchiesta a carico del capo dell’esecutivo. Nordio ribadirà di non aver ricevuto comunicazioni dirette della Corte penale internazionale, parlando di «errori» e «anomalie» procedurali e tornando sull’irritualità dell’arresto del criminale. Piantedosi punterà ancora sulla pericolosità della permanenza del capo della polizia libica sul suolo italiano.

Altrettanta enfasi verrà posta sulle tempistiche con cui L‘Aja ha spiccato il mandato di cattura. Un argomento su cui si è concentrata anche la premier nel suo primo video social sul tema e sul quale ieri è tornato anche il senatore azzurro Maurizio Gasparri: «Sono curioso di capire l'effetto Chiquita: questo libico in Germania aveva il bollino blu, c'era un allarme attenuato, era meno pericoloso. Che ha fatto per avere il bollino rosso in Italia? Se aveva fatto tutte queste cose prima, mica le ha fatte mentre si spostava dalla Germania all'Italia». Su questo e su altri punti i parlamentari del centrodestra proveranno a dare manforte alle ragioni dei ministri, rafforzando la linea anti-magistratura su cui si è attestata Meloni con l’attacco al procuratore di Roma Francesco Lo Voi e magari facendo leva anche sulle parole dell’ex inquilino dem del Viminale, Marco Minniti, che in un’intervista ha sostanzialmente giustificato la necessità di “scendere a patti col diavolo”, del resto lo aveva fatto lui stesso nel 2017 con l’allora capo della guardia costiera libica Bija, come scoprì Avvenire due anni dopo i fatti.

Che l’idea di Palazzo Chigi sia quella di non lasciare ulteriori motivi di polemica si capisce anche dal fatto che sulla vicenda non sarà posto il segreto di Stato, ma anche questo aspetto è stato usato dalle opposizioni: «Se ci sono interessi di carattere nazionale – si è chiesto il dem Andrea Orlando – perché non è stato apposto il segreto? Sarebbe interessante capirlo perché si chiarirà anche come è declinato questo interesse nazionale. Se si tratta di questioni che riguardano i flussi migratori o altri interessi di carattere economico e commerciale».

Nel frattempo, il sottosegretario con delega ai servizi Alfredo Mantovano è stato sentito ieri sera dal Copasir (il comitato parlamentare che vigila sull’attività dell’intelligence), dove ha tenuto una relazione dettagliata sul presunto caso di spionaggio sul conto di Gaetano Caputi, capo di gabinetto della premier. Ma è probabile che gli sia stato chiesto anche del rilascio di Almasri.
L’intera giornata politica di ieri si è consumata sull’attesa di quanto avverrà oggi e sulle proteste del centrosinistra per ottenere la diretta tv delle informative. Le bordate delle opposizioni si sono concentrate sul fatto che la premier non si presenterà e il governo, tramite il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, si è difeso chiarendo a più riprese che l’esecutivo «non scappa» e non è scappato nei giorni scorsi, ma ha avuto solo bisogno «di una piccola sospensione temporale dovuta alla necessità di approfondire quanto era successo». Ovviamente la spiegazione non basta a nessuno. Per la leader dem Elly Schlein «Meloni deve venire in Aula e spiegare», piuttosto che perseverare in «un attacco ai giudici per una comunicazione prevista dalla legge» che «serve solo a distrarre dal merito della decisione». Mentre il presidente pentastellato, Giuseppe Conte, si è spinto anche oltre: «Un governo che avrebbe dovuto dar seguito al dovere di eseguire un mandato di arresto e non lo fa significa che si rende complice morale di Almasri, addirittura accompagnandolo, rimpatriandolo con un volo di Stato, a nostre spese». Critiche anche da Avs, con Angelo Bonelli che ha parlato di una premier che «continua a fuggire dal Parlamento preferendo parlare continuamente sui social, quasi fosse una influencer». Attacchi anche da Iv e Azione, ma è solo l’anticipo dell’assedio preparato per oggi, che sarà condotto da tutti i leader schierati in prima linea e ognuno con il suo intervento.

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