mercoledì 24 gennaio 2024
Martedì un Centro studi conservatore, invitato dal deputato leghista Billi, ha presentato un saggio su aborto, chiedendo una revisione restrittiva della Legge 194. E l'opposizione insorge
Un momento della conferenza sull'aborto alla Camera

Un momento della conferenza sull'aborto alla Camera - ANSA

COMMENTA E CONDIVIDI

La Legge 194 torna a essere oggetto di feroci polemiche. Un convegno alla Camera, alcune tesi "forti" e dall'opposizione si scatena una bagarre politica su un (presunto) "diritto all'aborto" che alcune forze politiche di maggioranza vorrebbero mettere in discussione se non cancellare. I fatti, prima di tutto.

L'antefatto: il convegno a Montecitorio su "critica filosofica all'aborto"

Martedì mattina, saletta stampa di Montecitorio, due ricercatori presentano la prima pubblicazione del Centro studi Machiavelli, dal titolo "Biopoetica, breve critica filosofica all'aborto e all'eutanasia". La saletta è prenotata dal deputato Simone Billi, leghista eletto nella circoscrizione estera. Billi sostiene di non essere presente e in quel momento - spiegano dal partito - si trova a Strasburgo. Trasferito in Svizzera dal 2021, Billi è originario di Firenze e conosce il Centro studi Machiavelli, think tank che dà "idee all'Italia sovrana", si legge nel sito, e «promuove la conservazione dei valori tradizionali unita a proposte innovative e coraggiose».

Nel corso della presentazione dello studio, curato da Maria Alessandra Varone, ricercatrice all'Università di Roma Tre e da Marco Malaguti, i due relatori chiedono, tra le altre cose, che venga "riscritta" la legge 194 in senso "restrittivo". Varone cita il caso dello stupro: «Nulla toglie che questo bambino venga dato in adozione, nulla toglie che questa madre possa portare avanti la sua vita con lui: questo non l'autorizza ad ucciderlo, perché di questo si tratta e bisogna aver il coraggio di usare le parole consone». Se queste frasi, riportate dall'agenzia Agi, sono testuali, si tratta di un argomento e di un linguaggio "forti". Parlare di una donna che "uccide" è davvero un linguaggio "consono" e "coraggioso" o, al contrario, semplicemente violento, trattandosi del caso di una donna che subito uno stupro? È vero che un aborto è una vita recisa, e che se la donna violentata abortisce le vittime diventano due, la donna e lo stesso figlio incolpevole, ma è altrettanto vero che nel dramma esiste uno spazio privato, riservatissimo, in cui non si può entrare se non in punta di piedi. La verità si può dire in tanti modi, l'unico sbagliato è quello che colpevolizza le donne.

Il deputato Billi si dissocia: non sono le posizioni della Lega

Il giorno dopo si sono scatenate le proteste delle opposizioni, che hanno accusato la Lega di posizioni "oscurantiste sull'aborto". Lo stesso deputato Billi è stato costretto a intervenire, per chiarire che quelle espresse dai rappresentanti del Centro studi Machiavelli non sono le sue posizioni né quelle della Lega, che «da sempre si è battuta per la libertà di espressione delle donne. Personalmente credo nella libertà di scelta e, soprattutto, le donne vittime di violenza non possono essere utilizzate e strumentalizzate. Ribadisco ancora una volta che le donne devono poter decidere autonomamente. Io non ero presente al convegno e, se fossi stato presente, avrei sicuramente portato avanti le mie tesi».

La responsabile del dipartimento Pari opportunità della Lega, Laura Ravetto, ha aggiunto: «Come Lega siamo e saremo sempre per la libertà di scelta, soprattutto su un tema personale come l'aborto su cui sono proprio le donne ad avere l'ultima parola».

Le opposizioni contro Billi e la Lega: oscurantisti

Scaricato dalla Lega il centro Machiavelli, sono entrate in campo le opposizioni che ovviamente cavalcano il tema della 194 per avviare un attacco ai partiti di governo. «Non vi permetteremo di fare dell'Italia un Paese del Medioevo e della barbarie civile e umana. L'aborto è un diritto anche per le vostre compagne, anche per le vostre figlie», ha protestato tra le altre la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga. «È inaccettabile che venga negato in Parlamento e da un partito di governo. Meloni, da donna, cosa dice?», chiede.

E poi Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Iv: «Altro che Medioevo. Qui siamo oltre l'oscurantismo. Il deputato leghista Billi promuove un convegno alla Camera in cui si rimette in discussione la legge 194 e in cui si nega che l'aborto sia un diritto».

Ma l'aborto è un diritto?

Il tema dell'aborto come diritto assoluto è altrettanto controverso. Posto che si tratta sempre della negazione di una vita, è più corretto dire che l'interruzione volontaria di gravidanza è un trattamento sanitario previsto e garantito da una Legge dello Stato a determinate condizioni, specificate dalla 194. Che non si tratti di un diritto assoluto non lo dicono solo i cattolici, ma anche una parte del mondo femminista, ad esempio quello "storico", che negli anni Settanta ha fatto della battaglia per l'aborto legale la sua ragion d'essere. Ecco cosa ci disse Luisa Muraro in occasione di un'intervista per i 40 anni della Legge 194, nel 2018: «Tendevamo a sottolineare che l’aborto non è un diritto. Un diritto ha sempre un contenuto positivo. L’aborto invece è un rifiuto, un ripiego, una necessità. La donna che non vuole diventare madre subisce un intervento violento sul suo corpo per estirpare questo inizio di vita. Pensavamo, e pensiamo tuttora, che se si fa dell’aborto un diritto, si autorizza l’irresponsabilità degli uomini».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: