Nordio nei guai: «Sapeva dell'arresto del libico Almasri e tacque»

Le rivelazioni sugli atti di chiusura del Tribunale dei ministri: il ministro della Giustizia aveva appreso subito dell'arresto dell'ufficiale libico a Torino su mandato delle Corte dell'Aja
July 8, 2025
Nordio nei guai: «Sapeva dell'arresto del libico Almasri e tacque»
Dopo mesi di sopore, l’affaire Almasri registra una serie di scosse telluriche sul piano giudiziario, italiano ed estero, che arroventano immediatamente lo scontro politico fra maggioranza e opposizione. La giornata si apre con la rivelazione, su due quotidiani, di parte del contenuto degli atti di chiusura dell’indagine del Tribunale dei ministri, nel delicato procedimento che vede la premier Giorgia Meloni, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, Nordio e il titolare dell'Interno Matteo Piantedosi accusati di favoreggiamento e peculato e il Guardasigilli Carlo Nordio di omissione d’atti d'ufficio.
Secondo le ricostruzioni del Corriere della Sera e di Repubblica, nelle carte dei giudici figurerebbero riscontri del fatto che il ministero di via Arenula abbia appreso in tempo reale del fermo di Osama Najim Almasri - alto ufficiale libico arrestato dalla Digos nella notte fra sabato 18 e domenica 19 gennaio a Torino su mandato della Corte penale internazionale, ma poi rilasciato e riportato a Tripoli con un aereo di Stato.
La ricostruzione contenuta negli articoli smentirebbe la versione data alle Camere dal ministro Nordio (secondo cui solo il lunedì l'ufficio era stato avvisato dell’arresto), del quale ora le opposizioni invocano una informativa urgente e, se ciò fosse vero, le dimissioni. Ma non è finita, perché nel pomeriggio arriva la notizia, inattesa e per certi versi clamorosa, di una mossa della Procura generale libica, che fa sapere di aver emesso un ordine formale di comparizione nei confronti di Almasri, definito «ex alto ufficiale del dispositivo di sicurezza penitenziaria», in relazione alle imputazioni del mandato di arresto della Cpi (che includono stupro, tortura, omicidio trattamento inumano, detenzione arbitraria e altri reati riconducibili a crimini contro l'umanità). Ce n’è abbastanza affinché il dossier Almasri diventi di nuovo incandescente, con possibili implicazioni politiche e giudiziarie. Vediamole nel dettaglio.
L’indagine del Tribunale dei ministri, la mail e Signal
Dunque, dopo i primi 90 giorni assegnati dalla legge più una proroga, l’indagine del Tribunale dei ministri sulla mancata consegna del generale libico Najeem Osama Almasri alla Corte penale internazionale da parte del governo italiano è stata chiusa. Ora i giudici hanno davanti due opzioni: possono cioè propendere per l’archiviazione o per la richiesta di rinvio a giudizio per uno o più membri del governo finiti sotto inchiesta.
Nell’attesa di conoscere quale sarà la loro decisione, che potrebbe arrivare a giorni, fa discutere il contenuto degli atti di chiusura indagini, per come viene riportato dai due quotidiani. Secondo quanto scrive il Corriere, ci sarebbe il riscontro che, fin dal primo pomeriggio di domenica 19, la capo di gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi, sapesse ciò che stava avvenendo, tanto da dare indicazioni ai magistrati del Dipartimento degli affari di Giustizia di comunicare con cautela. L’allora capo del Dag, Luigi Birritteri (poi dimessosi e rientrato in magistratura) avrebbe scritto a Bartolozzi una mail per indicare la mancanza dell'autorizzazione all'arresto del ricercato, attivandosi per trovare il modo di convalidare il fermo. Ma Bartolozzi, prosegue il Corsera, avrebbe risposto di esserne informata, raccomandando «massimo riserbo e cautela» nelle comunicazioni, anche attraverso l’utilizzo della app Signal. Di quella mail riferisce anche Repubblica, sostenendo che «dimostra come l'Italia abbia avuto tutto il tempo di riparare all'errore procedurale segnalato dalla Corte di appello di Roma, sulla mancata trasmissione del ministero della Giustizia. E di non averlo voluto fare per una precisa scelta politica».
L’ira delle opposizioni: Nordio riferisca e si dimetta
La lettura degli articoli manda su tutte le furie i partiti d’opposizione, che chiedono le dimissioni del Guardasigilli: «Il governo è fatto da bugiardi, Nordio deve dimettersi», attacca il leader di M5s Giuseppe Conte. Anche per la segretaria dem Elly Schlein,«mentira al Parlamento è mentire al Paese, la premier Meloni torni alle Camere e chiarisca». Le fa eco Marco Grimaldi, di Avs: «Chi mente deve assumersene la responsabilità». La richiesta di un’ulteriore informativa viene raccolta dall’esecutivo, che prende tempo: «Non sarà domani. Il governo sta valutando. Ci vuole tempo per organizzarla», dice il ministro per i Rapporti col Parlamento, Luca Ciriani. Ma già oggi è in programma un question time su altri temi con Nordio ed è possibile che ci siano scintille. Nel frattempo, la senatrice leghista Giulia Bongiorno, avvocato difensore dei ministri e della premier, valuta una denuncia per divulgazione di atti coperti dal segreto e non ancora resi noti alle parti.
Tripoli si muove e persegue l’ex boss delle carceri-lager
Nelle stesse ore, su Facebook, l'ufficio della Procura generale della Libia su Facebook fa sapere di aver avviato «un procedimento pubblico» a carico di Almasri «secondo le norme della giurisdizione nazionale», esaminando i capi d’accusa della Corte Penale Internazionale e i fatti trattati dai tribunali nazionali. La Procura, che ha già interrogato il 28 aprile l’ex alto funzionario libico informandolo delle accuse, comunica di aver richiesto un «ordine di comparizione per l’interessato». E ha rinviato l’udienza successiva fino all’elaborazione della richiesta di assistenza legale presentata dall’accusa all’Ufficio del Procuratore della Corte Penale Internazionale. La notizia, come detto, è clamorosa. Ma bisognerà attendere i prossimi giorni per capire quali saranno i suoi effettivi sviluppi.

Le tappe della vicenda

18 gennaio 2025
Da 12 giorni il capo della polizia giudiziaria di Tripoli gira per l’Europa. La Corte penale internazionale spicca un mandato d’arresto a suo carico per crimini di guerra e contro l’umanità. Nel carcere di Mittiga, sotto il suo comando, sarebbero stati commessi omicidi, torture e stupri.
19 gennaio
Almasri, da poco arrivato in Italia, viene fermato a Torino dalla Polizia di Stato e condotto in carcere.
21 gennaio
Il ricercato libico viene rilasciato su disposizione della Corte d’appello perché l’arresto «non è stato preceduto dalle interlocuzioni conil ministro della Giustizia»: contattato dai giudici il 20 gennaio, Nordio non ha fatto arrivare nessuna richiesta. Eppure ieri è emerso che avrebbe saputo dell’arresto fin dal 19. Fatto sta che, poco dopo il suo rilascio, Almasri viene rimpatriato con un volo di Stato italiano e accolto con grandi feste a Tripoli.
28 gennaio
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni annuncia prima al capo dello Stato Mattarella e poi sui social di essere indagata per la vicenda del rimpatrio insieme ai ministri Nordio, Piantedosi (Interno) e al sottosegretario a Palazzo Chigi Mantovano.
28 giugno
La Corte penale internazionale chiede il deferimento dell’Italia alle Nazioni Unite per «inadempienza».

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